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Dei fatti africani degli ultimi mesi abbiamo guardato solo la vicenda anti-coloniale riconducibile alla Russia (o di seconda mano alla Cina). In particolare, i fatti del Niger sono stati ricondotti a una presunta presenza della Wagner nell'area.
Pochi giorni fa, il Marocco è stato scosso da un terribile terremoto e ha accettato aiuti solo da quattro paesi: Spagna, Emirati Arabi, Regno Unito e Qatar.
Schiaffo per la Francia rifiutata da una ex colonia, questa volta non in mano russa o cinese, non infiltrata da integralisti di qualsiasi natura o tipo, ma fedele alleato occidentale. Il Marocco -dopo Trump- ha aperto alla collaborazione con Israele, è fedele rappresentante degli interessi occidentali nella regione (a discapito dei Saharawi) e acerrimo nemico dell'Algeria (alleata storica sin dai tempi del socialismo di Mosca), ha un filo diretto con gli USA.
Avevamo già detto di come Turchia e Marocco con la periferizzazione dell'Europa avessero assunto peso politico a discapito degli europei (Italia in primis, essendo un paese mediterraneo).
Il conflitto ucraino ha velocizzato la tendenza intra-occidentale a far convergere i capitali verso il centro (USA) a discapito dell'Europa e in questo progetto Italia, Francia e Germania sono ostacoli di primo piano.
Germania e Italia sono fatte fuori dalla politica ucraina imposta dalla classe dirigente (a loro volta imposte dalla sconfitta militare: di fatto siamo satelliti); la Francia forte di una posizione di vincitore del conflitto va ricondotta all'ovile con altre misure. Il punto è evitare la coagulazione del complesso industriale europeo continentale.
Le nuove potenze (Usa, Cina, Russia, India, Golfo) si spartiscono la periferia a discapito degli europei.
Non è il primo atto ostile contro Parigi della Casa Bianca: vedi vicenda sottomarini australiani in cui gli USA si sono imposti.
Persino le sparate anti-francesi di Amato (dopo l'alzata di testa contro il defunto Berlusconi di Parigi) delle settimane passate sembrano un codice a questo punto: guardate che il grande Alleato oltreoceano vi guarda e noi (Uk, Italia, forse Germania) stiamo con loro.
La Francia nei mesi passati ne ha provate di alzate di testa: visite in Cina, facciamo la pace con i russi, teniamoci buoni gli algerini e muoviamoci per il Sahara Occidentale (ricordo barattato da Trump per Israele e accettato dalla ben più attiva Spagna). Tutte hanno avuto esito penoso, Parigi non è più quella di Napoleone o di De Gaulle e le guerre se le vinci solo grazie agli alleati è un po' come averle perse (anche se l'opinione pubblica forte di una storia millenaria può pagare le tasse felice e cantare l'inno con orgoglio).

Se questa ipotesi fosse corretta, ripeto SE (son pur sempre solo chiacchiere non prendetele troppo sul serio), l'Italia starebbe giocando il ruolo del fedelissimo USA (ruolo che sappiamo di avere), peccato non problematizzare un po' di più e non cercare un margine di dialogo (forti di questa tradizione di quasi vassallaggio) con la Russia o (udite, udite) la Cina... Che poi fu la politica estera del defunto Berlusconi per questo osteggiato da Francia, Germania, UE, giornali e banche italiani legati ai capitali europei, ecc.
Le battaglie politiche quando assumono toni morali nascondono sempre interessi ben meno nobili, non che questo riabiliti Berlusconi, ma ci chiarisce qualcosa sulla lotta politica intra-europea.
La dinamica del capitalismo non è solo interna alla lotta di classe, ma anche una lotta tra capitalisti (aziende in competizione), tra gruppi di capitalisti come cordate di interesse e tra Stati (che rappresentano interessi più vasto con dinamiche ed equilibri interni).

In questo momento di crisi del vecchio centro e di affermazione di nuovi attori, la competizione tende ad assumere toni più accesi, le alleanze ad essere mobili.
In finale, il sistema-mondo si struttura attorno a un centro (o più centri in competizione) che drenano risorse dalla periferia (a sua volta caratterizzata da una maggiore povertà, da esportazioni semplici, ecc).

Tempi confusi e interessanti.
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