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Caligorante

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Accadeva quattrocentosettantasette anni fa 16 gennaio 1547. In Russia viene incoronato Ivan il Terribile. L'epiteto «terribile» (groznyj) fu coniato nell'Ottocento dal romanticismo, giacché neppure i nemici giurati di Ivan usarono mai quel termine. Groznyj non significa soltanto «minaccioso» ma anche «severo, che incute timore reverenziale», e assume pertanto delle connotazioni vagamente positive. Ivan nacque nel 1530 da Elena Glinskaja, una principessa lituana la cui famiglia si dichiarava discendente dell’emiro tataro Edigej (un guerriero che all’inizio del XV secolo aveva combattuto contro Tamerlano) e che aveva trovato riparo a Mosca dopo aver capeggiato una sfortunata ribellione contro il proprio legittimo sovrano. La morte prematura di Vasilij III nel 1533 mise sul trono il piccolo Ivan, di appena tre anni, ma la reggenza spettò a Elena e, dopo la morte della madre nel 1538, ai boiari. Fu così che tra le principali casate aristocratiche – Glinskij, Šujskij, Bel’skij, Obolenskij – iniziarono lotte e intrighi per accaparrarsi più potere a corte. Nel 1547, poco dopo il matrimonio con Anastasija, figlia del boiaro Roman Jur’evič Zachar’in-Koškin, Ivan fu incoronato nella cattedrale della Dormizione dal metropolita Makarij, che gli conferì non soltanto il titolo di gran principe ma anche di zar, dal latino Caesar. Con il termine popolare «car' o zar» gli slavi indicavano gli imperatori romani e greci e, pertanto, attribuivano al loro sovrano lo stesso rango (equiparandolo allo stesso tempo all’imperatore del Sacro romano impero). Non a caso Ivan IV fece coprire le sale delle udienze del Cremlino con affreschi che rappresentavano scene veterotestamentarie, in cui i re del Vecchio Testamento assistevano Giosuè nella conquista della terra di Canaan. L'era di Ivan durò trentacinque anni e costituì un compendio della storia russa. La prima delle sue imprese fu la riconquista, manu militari (1552), del khanato di Kazan’, che si era avvicinato ai nemici di Mosca. Le sue armate proseguirono lungo il Volga fino ad Astrachan’, impadronendosi della città e del suo territorio. Tali conquiste crearono una situazione nuova per i russi, poiché mai prima d’allora erano stati inglobati all’interno della Russia dei sostanziosi gruppi etnici di religione non cristiana. Una volta presa Kazan’, Ivan IV diede ordine ai tatari ancora presenti in città di trasferirsi al di là delle mura della fortezza, dopodiché insediò al loro posto dei coloni russi e fece erigere una cattedrale ortodossa. Alcuni tatari appartenenti ai clan più elitari si posero al servizio della Russia arruolandosi nel suo esercito, una buona parte si convertì all’ortodossia (a quanto pare non vi furono conversioni forzate di massa, non avvenne nulla di simile alla cacciata dei mori dalla Spagna), molti altri fuggirono in Crimea. Anziché pagare le tasse come tutti gli altri russi, essi versavano lo jasak, una sorta di tributo allo zar. Tatari e baškiri rimasero musulmani, liberi di frequentare la moschea per la preghiera del venerdì, di leggere il Corano e gli altri testi religiosi come facevano prima e di mandare i figli a Samarcanda e in altre città dell’Asia centrale, dove avrebbero studiato per diventare imam. Il dominio su Astrachan’ permetteva il controllo dell’intero bacino del Volga attraversato da secoli dai popoli nomadi, fiume che separava le regioni occidentali delle steppe eurasiatiche orientali. Nel corso degli anni cinquanta del XVI secolo, Ivan IV acquistò esperienza e maturità, anche grazie a una grave malattia che lo colse nel 1553. Alcuni boiari annunciarono che non avrebbero accettato lo zarevič come legittimo erede, ma non appena Ivan si ristabilì, cambiarono idea. Apparentemente sotto l’influenza di Silvestro, suo padre spirituale e sacerdote della cattedrale dell’Annunciazione (la cappella di corte), e del suo favorito Aleksej Adašev, un proprietario terriero di basso rango ma dotato di grandi capacità, Ivan e il suo entourage tennero testa ai clan boiari, ampliarono l’apparato statale a Mosca e nelle province e riorganizzarono le forze armate. Nel 1558 la Russia entrò in guerra con l’intento di annettere la Livonia (attuali Estonia e Lettonia), una scelta destinata ad avere profonde ripercussioni sulla storia baltica e russa. Nel 1558 la Livonia era un paese travolto dalla crisi innescata dalla Riforma protestante e dalla scomparsa dei Cavalieri di Livonia, l’ordine che deteneva il potere fin dal XIII secolo. Con la dissoluzione delle istituzioni, vari gruppi di cavalieri iniziarono a chiedere aiuto alle potenze vicine, e i primi si rivolsero alla Polonia. Da lungo tempo Ivan IV avanzava rivendicazioni, asserendo che la Livonia era la terra dei suoi antenati (fatto storicamente inconsistente). Nell’inverno del 1558 decise di sferrare un attacco preventivo per scongiurare un possibile intervento polacco. L’esercito russo entrò in Livonia e conquistò rapidamente Dorpat (nome tedesco di Tartu) e l’importante porto di Narva. Inizialmente, l’esercito russo sfondò, ma con il passare degli anni si rivelò incapace di sostenere lo sforzo militare venendo sconfitto a più riprese dai polacchi. Le truppe svedesi, chiamate dai nobili dell'Estonia settentrionale, sbarcarono a Reval (l’odierna Tallinn) nel 1561, trasformando la guerra in un prolungato scontro a tre che fratturò la corte russa. Boiari come Silvestro e Adašev avevano sempre nutrito dubbi sull’avventura militare in Livonia; altri, tra cui il potente principe Andrej Kurbskij, passarono dalla parte polacca. Con la scomparsa del metropolita Makarij nel 1563, venne a mancare l’ultima persona che poteva in qualche modo influenzare lo zar. Nel dicembre del 1564 lo Ivan lasciò improvvisamente il Cremlino portando con sé soltanto la sua famiglia, i servitori più vicini e fidati e il tesoro della corona. Si stabilì ad Aleksandrovo, una cittadina a circa 150 chilometri a nord-est di Mosca. Alcune settimane dopo annunciò di voler abdicare, amareggiato dal voltafaccia dei boiari. Gli unici su cui non ricadevano i sospetti di Ivan erano gli abitanti di Mosca, verso i quali non nutriva alcun rancore. Dopo pochi giorni, il popolo e i boiari, su consiglio del metropolita, inviarono ad Aleksandrovo una delegazione che supplicò lo zar di ripensare alla sua decisione. Ivan acconsentì e fece ritorno a Mosca. Il viaggio ad Aleksandrovo e il ritorno al Cremlino segnarono l’inizio di cinque anni di disordini. Fu quello il periodo in cui Ivan IV divenne per le generazioni successive «il Terribile». La prima parte del famoso sovietico film di Sergej Ejzenštejn, girato nel 1944, si conclude proprio in questo punto, con il popolo che supplica lo zar ad Aleksandrovo. Al ritorno da Aleksandrovo, Ivan divise la Russia e lo stato in due parti, riservando a se stesso il nord del paese (con il nome di opričnina), incluse le rendite e l’amministrazione della regione, la città di Novgorod e buona parte della Russia centrale. L’opričnina costituì un regno separato all’interno dello stato, con una duma di boiari a se stante e un proprio esercito. Il resto del paese fu lasciato alla vecchia duma. Creata in parte come espediente militare, l’opričnina, che fornì a Stalin un modello e un illustre precedente storico per le purghe degli anni Trenta, era un attacco inaudito ai boiari inaffidabili. Vi furono episodi scellerati, torture raccapriccianti ed esecuzioni; intere comunità, come quella dei proprietari terrieri della zona di Novgorod, furono mandate in esilio sulla frontiera del Volga. Le proteste da parte della Chiesa ortodossa furono vane; nel 1568 Ivan depose il metropolita Filippo e lo fece uccidere poco dopo. Solo nel 1572 Ivan pose fine alla politica del terrore. Fu allora che la politica interna della Russia visse un momento di relativa calma. Già da tempo le navi mercantili della English-Muscovy Company attraccavano al porto di Narva; Ivan coltivava rapporti amichevoli con Elisabetta d’Inghilterra, alla quale propose perfino unioni matrimoniali. Lungo la Dvina e altri fiumi era possibile il lungo viaggio da Mosca fino al nuovo porto di Archangel’sk, e ben presto ai mercanti inglesi si affiancarono quelli olandesi. La città di Mosca, divenuta il centro di smistamento di tutto il commercio russo, crebbe rapidamente per tutto il XVI secolo. Gli scambi commerciali con la Russia non erano certo un’attività secondaria per inglesi e olandesi, tanto che verso il 1600 i mercanti dei Paesi Bassi, reinvestendo i proventi del commercio con la Moscovia, crearono la Compagnia olandese delle Indie orientali, che diede il via alla colonizzazione dell’attuale Indonesia. Nel 1582-83 il cosacco Ermak valicò gli Urali e penetrò nella Siberia, fonte pressoché inesauribile di pelli di zibellino e altre pellicce da vendere a inglesi e olandesi, tutto a beneficio dei mercanti della Russia settentrionale e dell'erario. Un altro momento oscuro fu la morte nel 1581 dell’erede dello zar, Ivan Ivanovič. Secondo una versione dei fatti, in un accesso di rabbia incontrollata Ivan IV colpì violentemente lo zarevič, che morì sul colpo. Verso la fine della sua vita, Ivan il Terribile stilò un lungo elenco delle sue vittime, inviando doni ai monasteri affinché i frati pregassero per le anime di quanti erano morti per suo ordine. Nel frattempo, la dispendiosa guerra in Livonia era rimasta in una situazione di stallo, fino a quando nel 1580 Stefano I Báthory, appena eletto re di Polonia, riuscì a cacciare i russi e a spartirsi con la Svezia il territorio della Livonia. In compenso, Báthory fu poi duramente sconfitto quando tentò di prendere la città di Pskov con un lungo assedio. Nel 1584 Ivan IV morì nel palazzo del Cremlino mentre giocava una partita a scacchi. Originally posted in:
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La colpa è stata addossata ad un 71enne di sinistra che ha compiuto l'atto criminale, ma sicuramente dietro ci sono gli americani, dato che il Primo Ministro è molto amico di Putin.

Il provvedimento del Governo in materia di lavoro ai giovani mi trova molto discorde.
Si incentivano le imprese ad assumere solo giovani del Sud, creando di pari passo disoccupazione dei giovani al Nord. Soprattutto è un provvedimento incostituzionale, dato che crea differenze e disparità tra cittadini.
Semmai dovevano incentivare le assunzioni imponendo pari percentuali di occupazione in tutto il territorio nazionale, isole comprese.
Quando la classe politica è ignorante e incapace, e non mi riferisco solo a quella di Governo, ma a tutto l'arco parlamentare accade questo orrore.
Occorrono nuovi politici, preparati e soprattutto che amino l'Italia e siano disposti a sacrificarsi per essa.
“Quello che sta avvenendo a Gaza è come se noi, per catturare Matteo Messina Denaro, avessimo raso al suolo la provincia di Trapani, anzi è peggio, perché mentre lui non si è mai mosso dalla provincia di Trapani, i capi di Hamas di certo non sono a Gaza.
Eppure, per comprendere la complessità del conflitto senza ridurla a sterili tifoserie, studiare la storia è un elemento essenziale: “È ovvio che se ci fermiamo all’istantanea degli ultimi sei mesi, con il massacro e i crimini di guerra di Netanyahu e del suo esercito ai danni della popolazione di Gaza, tutte le ragioni del mondo sembrano essere solo da una parte, ma le cose sono più complesse di come sembrano.
È difficile immaginare quali possano essere le vie d’uscita da questo conflitto fino a quando non emergeranno figure che sappiano ‘andare oltre se stessi’ come avvenuto in Sudafrica quando si mossero i primi passi per smantellare l’apartheid.
È ovvio che ci siano proteste se pensiamo che a Gaza si contano 35 mila morti in sei mesi, su due milioni e mezzo di abitanti, quasi tutti civili e bambini. Per fare un paragone basti pensare che in due anni e due mesi in Ucraina ci sono state 10.000 vittime civili su 40 milioni di abitanti, eppure a Netanyahu nessuno osa dire nulla e nei confronti di Israele non è scattata ancora nessuna delle sanzioni che hanno colpito i russi a poche ore dall’aggressione.
Quindi la rabbia è perfettamente comprensibile, rimarca il direttore del Fatto, “però oltre alla rabbia bisognerebbe studiare la storia, per capire come siamo arrivati fin qui è come se ne può uscire”.
cit. Marco Travaglio
"I' mi son un che, quando
Amor mi spira, noto, e a quel modo
ch'e' ditta dentro vo significando"

Purgatorio, canto XXIV

Per me, la scrittura è questo e credo che i miei due amori, Dante e San Giovanni apostolo, la rappresentino alla perfezione.

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  • Bisogna bandire questi cagnacci maledetti...
  • Eh ma Capezzone asfalta la Schlein, è contro il politicamente corretto...
  • Anche certi "rivoluzionari" della Normale di Pisa dovevano morire giovani, preferibilmente dietro le sbarre...
  • Lo immaginavo così, bello e quieto come un Cristo della scuola fiamminga.
  • Una cortina di ferro è calata sulla moria dei manager di Boeing. Nessun giornalista coprofago italiota se ne occupa, nemmeno i buffoni...
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