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Nei giorni passati le dinamiche mondiali sono diventate più chiare.
La Cina ha espresso solidarietà ai paesi islamici, consigliando unità e moderazione nel sostegno alla Palestina.
Gli USA hanno ribadito solidarietà a Israele (Blinken ci torna), ma hanno suggerito moderazione, perché temono l'escalation con ingresso iraniano (e signori, diciamocelo francamente: Israele entra a Gaza -> Iran entra in guerra -> USA entrano in guerra -> Cina e Russia non possono restare a guardare per non perdere la faccia).
Intanto la NATO va in frantumi in Siria, dove la Turchia e i gruppi anti Assad filoamericani si sparano addosso. Tutti lo dimentichiamo, ma Azerbaijan e Armenia se ne tirano di santa ragione e al di là delle parole, l'Armenia sembra abbandonata al suo destino (Francia e Usa dormono e la Russia l'hanno tirata via gli armeni stessi).
Poco più a Nord, i russi conducono la cavalcata delle Valchirie verso Occidente e sembrano inarrestabili (anche perché ormai è chiaro che i problemi tecnici nel portare avanti un'operazione militare su vasta scala sono tipici di tutte le economie moderne, non solo dei russi - vedi Israele).
I sauditi non possono rompere l'unità musulmana per la Palestina (il rischio spaccatura sociale interna sarebbe altissimo) e questo salva il grande progetto cinese per il Medio Oriente e anche le parole dei ribelli sciiti yemeniti non hanno turbato nessun equilibrio nella penisola e nell'area.

Intanto a Gaza si consuma un massacro.
Qualcuno dice l'ultimo genocidio permesso dall'Occidente, forse è vero, ma i palestinesi soffrono da quel 1948.
Dispiace sempre quando muore qualcuno, specie i civili, ma Israele occupa illegalmente quelle terre e sempre l'ONU riconosce il diritto alla resistenza palestinese (quali possibilità avevano i palestinesi? Aspettare altri decenni sperando in un cambiamento endogeno in Israele? Con quanti altre vittime ancora?)
Gaza è sotto assedio da 17 anni, anzi dire Gaza rende astratto qualcosa di concreto: da 17 anni oltre due milioni di palestinesi vivono in una prigione a cielo aperto.

Anche Hezbollah fa sapere che non accetterà un ingresso militare a Gaza e questo chiama in causa il Libano e quindi la Siria (Assad) e forse la Cisgiordania (e quindi tutto il mondo sunnita, i governi locali non possono perdere la faccia con i propri cittadini e lasciare l'azione agli iraniani e alla loro rete sciita nel grande Medio Oriente).

Intanto l'asse Iran - Algeria che era emerso un anno fa in funzione anti-Accordi di Abramo, ma che è ben più vecchio di quanto ricordiamo (l'Algeria fu il mediatore nella crisi degli ostaggi all'ambasciata americana a inizio anno '80), si ritrova nella linea dura filo-palestinese.
Dispiace dirlo così, ma sanzioni alla Russia + Asse Iran/Algeria/Qatar (con embargo energetico) = crisi energetica ed economica su vasta scala per l'Occidente. Anche perché questa volta non bloccano solo il petrolio, ma si parla di GPL (e siamo nel mezzo di una burrasca inflazionistica con delle agguerrite elezioni presidenziali USA alle porte).

L'Occidente invincibile è un mito finito, da qualche parte dovremo venire a patti e quindi tollerare la nuova situazione mondiale: multipolarismo e Cina a capo di un gruppo alternativo (certo, possiamo continuare ad accendere fuochi sperando di spegnerli, ma mi par chiaro che ormai non funziona più).
Il vero dramma è di carattere democratico, la nuova situazione (di cui la classe dirigente è ben cosciente, pur giocando male la partita) sta portando a un restringimento della libertà in Occidente sui due piani che contano:
- Quello tra Stati (nella NATO non esiste più nessuna dialettica, pensate a come Francia e Germania reagirono nel 2003 all'invasione irachena);
- Quello nell'opinione pubblica (manifestazioni pro-Palestina vietate; scrittori russi e palestinesi espulsi dalle fiere del libro, ecc).
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