La sensazione che ho verso questo governo è che la Meloni sia una sorta di Draghi in gonnella, il cui aspetto e la provenienza politica non siano che accessori cosmetici per far sperare (chi ancora ci crede) in un coup de théatre, in un coniglio sovranista ancora ben celato nel cilindro di Lady Aspen.

Da quando la Giorgia nazionale ha annunciato l'abolizione del reddito di cittadinanza, i giornalisti non fanno che proporre la stessa contrapposizione tra disoccupati che testimoniano la reale situazione lavorativa italiana e radical chic e snobbame vario che tiene a rimarcare quanto questi siano dei nullafacenti non disposti al sacrificio. Come se chi tenesse il culo ben inchiodato alla poltrona parlamentare, comunale o semplicemente statale fosse parente di Sisifo.

Io provengo da una famiglia che prende il RDC, ma non pensate sia un equivalente di una pensione minima. Innanzitutto ne viene decurtata una parte ogni mese, attualmente i miei prendono sui trecento euro. Sommati alla pensione di mio padre, raggiungiamo i settecento euro mensili, che devono bastarci per affitto, spese condominiali, utenze e cibo.
Come già scrissi, nel momento in cui la mia università ha deciso di non fornire più la possibilità di seguire le lezioni e dare esami online, ho smesso di studiare e ho deciso di seguire un corso regionale che mi dia una qualifica spendibile - si spera - nel mondo del lavoro in tempi più brevi di una triennale e senza sborsare soldi che non ho. Nel frattempo, io e mio fratello facciamo i lavori che ci capitano, ma non accettiamo assolutamente più di essere sfruttati.

Quando hai trent'anni, hai sempre fatto lavori sottopagati con pretese assurde da parte dei datori di lavoro, che ti guardano come se avessi rifiutato un'onorificenza nel momento in cui dici loro che hai bisogno di una sicurezza economica anche solo per pensare di costruire un futuro, non hai più intenzione di accettare di essere il facchino servile del primo coglione che cerca di farti sentire in colpa dicendoti "non hai voglia di lavorare!"
No, non ho voglia di prestare la mia volontà, le mie capacità, il mio tempo e la mia salute per sopravvivere e far vivere di lusso te; non ho voglia di sacrificare la mia famiglia, la mia relazione e le mie amicizie per farti quelle due ore in più in nero; non ho voglia di dover dimostrare di essere un robot efficiente, perché non sono improvvisamente diventata la tua work machine.
Ma chi ha il culo al caldo spesso non lo capisce.

Vi racconto questa: a Roma, madre e figlia sono state sfrattate di casa. La madre è malata ed è ospitata a casa di un conoscente della figlia, la quale invece dorme nella sua auto, sotto casa del conoscente. Si è rivolta all'assistente sociale, che le ha detto: "Signora, metta sua madre in una RSA e vada a lavorare".
Penserete che quell'assistente sociale sia una mela marcia in un sistema efficientissimo, ma vi assicuro che questo è il livello di empatia medio di un tipico assistente sociale. Un essere che ha avuto il posto fisso perché aveva santi in paradiso e schifa palesemente i poveri. Finché non ti vedono ridotto a dormire in una panchina o a vivere senza corrente elettrica, per loro sei solo uno scroccone che non ha voglia di lavorare.

Potrei raccontarvi centinaia di situazioni in cui si viene colpevolizzati perché si è senza lavoro, sia nella sfera familiare che pubblica, soprattutto se si percepisce un sussidio con cui si riescono a pagare, se va bene, due bollette della luce.
Le persone sanno che esiste un problema enorme nel mondo del lavoro, sia per chi lo cerca che per chi lo ha già. Ma preferiscono farsi trascinare nella marea acefala della guerra tra poveri, perché è più comoda e funzionale al mantenimento dello status quo.
I percettori del reddito di cittadinanza sono ottimi per riversare la frustrazione di chi odia il proprio lavoro, di chi non guadagna abbastanza e di chi pensa che tutti dovrebbero accettare di farsi sfruttare, altrimenti il dubbio di essere un vigliacco o un depresso non lo fa dormire la notte.

Ma voi credete davvero che uno voglia passare le sue giornate a casa e con un sussidio da fame?
Ma mettiamo che io voglia aprire un'attività. Non c'è lavoro e mi sono rotta di sottostare alle pretese del capetto di turno, provo a chiedere un finanziamento con il programma Resto al Sud.
Sapete come funziona? Avete due strade: sborsare dei soldi per pagare un esperto che vi compili la richiesta e magari che vi spieghi come sostenere il colloquio con degli investitori che NON vogliono concedervi il prestito, oppure seguire un corso sostenuto da persone in gamba che cercano di formarvi in cambio di una piccola percentuale di guadagno sul prestito concessovi.
Siccome siete poveri come la merda, scegliete la seconda strada. Vi sciroppate mesi di studi di settore, statistiche e consigli su come essere convincenti. Poi sostenete il colloquio e, a meno di non essere laureati in economia e commercio, non lo passerete. Magari siete fortissimi in ciò che volete realizzare, ma tre stronzi hanno deciso che avete un eloquio troppo grezzo per avere tutti quei soldi

Morale della favola: non restate al sud. E, se lo fate, è per compiere rapine a mano armata agli assistenti sociali che vanno a prelevare al bancomat.
Forse la Meloni o chi per lei pensa di curare tutto questo malessere con un bonus psicologo, ma temo sia insufficiente quando ti ritrovi una fetta sostanziosa della popolazione che, tolto il RDC, non avrà più un paracadute per il sostentamento. E, a quel punto, non avrà neanche più niente da perdere.

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Mina Vagante
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