Chi, come me, è nato all'inizio degli anni Ottanta, era bambino quando Pietro Maso uccise i genitori assieme ai suoi amici, e poco più che adolescente quando, a Novi Ligure, Erika e Omar uccisero la madre e il fratellino di lei. La cosa che mi chiedevo di quei delitti era come mai, se, scorrendo il giornale, spesso leggevo di Tizio che uccideva la madre e il padre a Sbruppate sul Minchio, e Caio uccideva il figlio o la figlia a Roccapuzzetta, solo alcuni finivano sotto la lente d'ingrandimento della cronaca nera. La risposta mi fu presto chiara: alcuni si prestavano molto più facilmente di altri ad una subliminale propaganda. Se prendiamo, per esempio, i suddetti casi, scopriremo subito che sono avvenuti nella medio-alta borghesia del luogo, ricca e laboriosa. Il padre di Erika, anche lui nel mirino della figlia ma riuscito a salvarsi perché tornato a casa quando ormai i due assassini non ce la facevano più, era un dirigente della Pernigotti, mentre quello di Maso, che invece la pelle ce la lasciò assieme alla moglie, era un proprietario terriero. I due casi erano funzionali alla demonizzazione della borghesia italiana - per giustificare l'attacco al ceto medio e alla famiglia come istituzione - dietro il paravento di scemenze come il sempiterno disagio giovanile, il benessere con i proverbiali "soldi facili" che obnubilerebbero i giovani (come se molti delitti non maturassero nella miseria) e altre scemenze similari.

Perché le chiamo scemenze? Beh, valutate voi. Novi Ligure, che pure non è piccola (conta quasi 30.000 abitanti) ha registrato UN caso di omicidio nella sua storia. Idem Montecchio, il paese di Maso. Se ci fosse davvero un problema di "disagio giovanile da eccessivo benessere", questi due comuni si sarebbero già estinti perché tutti i giovani avrebbero ucciso i genitori, tutti i genitori avrebbero ucciso i figli, tutti i giovani si drogherebbero, tutti i giovani finirebbero in galera e quei comuni oggi sarebbero sciolti, per mancanza di cittadini. E invece risulta che godano di ottima salute. Quindi la tesi del disagio giovanile non convince e semmai tocca ripiegare in una conclusione molto più banale: Erika e Pietro Maso, a seconda dei punti di vista, o non stavano bene con la testa, oppure hanno dato sfogo alla loro malvagità interiore, commettendo un crimine per il quale hanno pagato secondo legge. Il problema di questa impostazione è che, se accettata, farebbe fuori tanti professionisti diventati famosi con la cronaca nera tra giornalisti, criminologi, psicologi, preti a porter come Don Mazzi e via discorrendo e che, di colpo, non avrebbero più di che campare. Ma soprattutto, non darebbero allo Stato l'autorizzazione morale di introdurre leggi che, fingendo di avere la pretesa di combattere certi fenomeni, in realtà ne creano altri che vanno a svantaggio dei cittadini. E tutto questo lo stiamo vedendo in questi giorni nel corso delle polemiche sul porno che, secondo molti, sarebbe responsabile di una recrudescenza di violenze sessuali. E se consideriamo che i siti porno sono in assoluto i più visitati del mondo, se davvero le cose stessero come dice Rocco Siffredi, assisteremmo a milioni di omicidi ogni giorno. E invece questo non avviene. In generale, il successo del porno ha un'origine molto semplice e banale: la gente ha così tanta fame sessuale che, quando non può fare sesso, preferisce guardarlo. I siti pornografici offrono un servizio: rendere visibili fantasie non fruibili in prima persona. E dunque non è un caso che a sollevare la polemica sia stato un noto attore pornografico che, come tantissimi, ha visto il suo settore letteralmente falcidiato dall'avvento dei grandi network del porno fai da te, che ha permesso a moltissime aziende indipendenti di fare soldi a palate, cosa che naturalmente dà fastidio a chi come Siffredi, quando il porno era roba da videocassette, guadagnava un sacco di soldi e si è visto letteralmente crollare il settore sotto i piedi.

In realtà, tanto la vicenda di Palermo quanto quella di Caivano si riconducono ad un fatto se vogliamo persino banale: criminali che hanno commesso un crimine e che devono pagare la loro pena. Il porno non c'entra assolutamente nulla. Non è che se chiudiamo i siti porno allora gli stupri diminuiranno, anzi forse è più probabile il contrario. Ma impostare il discorso in questo modo, farebbe fuori tutto quel fronte di opinione creato dallo Stato per avere la legittimazione di soffocare la libertà dei suoi cittadini. E chi si dovesse opporre, si sentirebbe rispondere "Come ti permetti di opporti? Vuoi un'altra Novi Ligure? Un altro Caivano? Simpatizzi per gli stupratori?".
La deriva emergenzialista dello Stato, che si muove sia su larga (pandemie, clima, guerra) che su piccola (fatti di cronaca) scala, ormai è fuori controllo. Ogni caso di questo tipo si traduce in controlli sempre maggiori - ormai non c'è più strada ove non ci siano telecamere ovunque - in sempre maggiore invadenza nella sfera individuale, nel controllo della rete, grazie anche alla presenza di genitori che hanno identificato in Internet quel ruolo di educatori che loro non assolvono più.

Anche per questo, la cronaca nera non va più seguita, perché, ormai, è chiaro che, dietro il pompaggio di certi casi, si nascondano sempre e solo i fini politici di un Leviatano che, per sopravvivere, ha bisogno di convincere i cittadini che possono campare sereni soltanto se protetti. Che poi, se ci fate caso, è lo stesso discorso che fanno i mafiosi.

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Quando nel lontano 1967 decisi di studiare la lingua russa, oltre all'idioma, imparai tantissime altre cose grazie al nostro professore, un russo ex diplomatico che era riuscito a fuggire dall'URSS. Innanzitutto: LA PROPAGANDA, elemento fondamentale per lo stato sovietico per condurre il popolo verso una direzione o un'altra a seconda delle politiche. Più che i libri classici ci faceva leggere gli unici due quotidiani che si acquistavano alla stazione centrale a Milano: Pravda e Izvestia. Faceva notare metodicamente come ogni notizia, di cronaca nera, o di cultura, o economica, o le previsioni del tempo, fosse elaborata in modo da provocare sensazioni precise: timore, paura, orgoglio, fiducia, odio, ammirazione ecc ecc verso qualcosa o qualcuno (nel caso di dissidenti). Sottolineava come quella propaganda fosse "sottile" e le informazioni, vere ma manipolate, entrassero scaltramente, perfidamente, nella mente della gente. Così oltre alla lingua imparai a decriptare i media, quelli italiani con enorme facilità dato che la propaganda é sempre stata fatta in modo rozzo e banale. Questa pappardella per dire che tu, uno scugnizzello nato nell'80, ci sei arrivato da solo. Tanto di cappello o...chapeau, stavolta uso un francesismo che di anglicismi ne ho le tasche piene
 
La colpevolizzazione del porno io la vedo funzionale all'attacco al maschio, diciamo bianco, in corso. Del resto a chi propaganda, volutamente e con secondi fini, un'inesistente "cultura dello stupro" serve la creazione di facili associazioni di idee per continuare la propaganda. maschio=libido=violenza=porno=stupro. Che poi pensa togliere occasioni di masturbazione/fantasia erotica a potenziali stupratori, come andrà a finire?
 

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Franco Marino
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