Tra le tesi in campo per la scomparsa dei Neanderthal, una delle piste più battute in passato era quella della sostituzione violenta da parte dei Sapiens giunti da Oriente e da Sud.
Non è certo questa la sede per mettere fine a questo dilemma, ma in base agli studi più recenti possiamo mettere in campo alcuni dati e ipotesi:
1- Parlare di scomparsa di Neanderthal sembra ormai improprio, è ben probabile che più di qualche lettore di questo post conservi una piccola percentuale variabile di DNA neanderthaliano. Neanderthal non è scomparso senza eredi, al contrario ha contribuito alla formazione dell'uomo moderno, almeno in alcune parti del globo.
2- Sappiamo anche di siti come quello di Jersey (Isole del Canale) dove abbiamo trovato resti di ibridi risalenti a meno di 48.000 anni fa (Neanderthal scomparve circa 40.000 anni fa); se così fosse, il sito delle Isole del Canale avrebbe potuto ospitare una comunità ibrida nei millenni finali della presenza neanderthaliana sul pianeta.
3- L'immagine dei Neanderthal come grossi scimmioni violenti dediti alla caccia è superata da decenni (inumazione, arte, probabilmente musica, grandi gruppi, ecc).
Questi tre punti sono importanti perché la storia ha i mattoncini su cui noi (singoli e comunità) fondiamo la nostra idea di mondo.
Raccontarci che siamo degli avidi sfruttatori, dei violenti, dei bruti abituati unicamente alla competizione è un comodo alibi per far sentire noi europei la normalità storica.
Al contrario l'antropologia e la storia profonda sembrano smentire ogni anno di più questa ricostruzione; persino lo studio dei primati ormai punta da un'altra parte.
La nostra specie nasce comunitaria e collaborativa, con una spiccata creatività individuale (in alcuni gruppi incoraggiata, in altri no). La competizione e la gerarchia non sono comparse per volontà divina o in base a dei principi "naturali", sono state introdotte dalle scelte dei gruppi (delle classi dirigenti).
Il colonialismo e l'imperialismo non sono insiti nella natura umana e "se non lo avessimo fatto noi, lo avrebbero fatto gli altri" (non si può escludere, ma non si può dare per certo), sono dei momenti socio-storici che caratterizzano la nostra civiltà, che come tale andrebbe ripensata sin dalle fondamenta.
In finale, possiamo parlare di Ucraina, dell'embargo a Cuba o al Venezuela, della volontà di potenza e dei bombardamenti su una popolazione di adolescenti in Yemen, ma il punto è sempre questo: ripensare la nostra visione del mondo che legittima tutto questo.
Non è certo questa la sede per mettere fine a questo dilemma, ma in base agli studi più recenti possiamo mettere in campo alcuni dati e ipotesi:
1- Parlare di scomparsa di Neanderthal sembra ormai improprio, è ben probabile che più di qualche lettore di questo post conservi una piccola percentuale variabile di DNA neanderthaliano. Neanderthal non è scomparso senza eredi, al contrario ha contribuito alla formazione dell'uomo moderno, almeno in alcune parti del globo.
2- Sappiamo anche di siti come quello di Jersey (Isole del Canale) dove abbiamo trovato resti di ibridi risalenti a meno di 48.000 anni fa (Neanderthal scomparve circa 40.000 anni fa); se così fosse, il sito delle Isole del Canale avrebbe potuto ospitare una comunità ibrida nei millenni finali della presenza neanderthaliana sul pianeta.
3- L'immagine dei Neanderthal come grossi scimmioni violenti dediti alla caccia è superata da decenni (inumazione, arte, probabilmente musica, grandi gruppi, ecc).
Questi tre punti sono importanti perché la storia ha i mattoncini su cui noi (singoli e comunità) fondiamo la nostra idea di mondo.
Raccontarci che siamo degli avidi sfruttatori, dei violenti, dei bruti abituati unicamente alla competizione è un comodo alibi per far sentire noi europei la normalità storica.
Al contrario l'antropologia e la storia profonda sembrano smentire ogni anno di più questa ricostruzione; persino lo studio dei primati ormai punta da un'altra parte.
La nostra specie nasce comunitaria e collaborativa, con una spiccata creatività individuale (in alcuni gruppi incoraggiata, in altri no). La competizione e la gerarchia non sono comparse per volontà divina o in base a dei principi "naturali", sono state introdotte dalle scelte dei gruppi (delle classi dirigenti).
Il colonialismo e l'imperialismo non sono insiti nella natura umana e "se non lo avessimo fatto noi, lo avrebbero fatto gli altri" (non si può escludere, ma non si può dare per certo), sono dei momenti socio-storici che caratterizzano la nostra civiltà, che come tale andrebbe ripensata sin dalle fondamenta.
In finale, possiamo parlare di Ucraina, dell'embargo a Cuba o al Venezuela, della volontà di potenza e dei bombardamenti su una popolazione di adolescenti in Yemen, ma il punto è sempre questo: ripensare la nostra visione del mondo che legittima tutto questo.