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Nel corso del '600 si ruppe la situazione di monopolio marittimo e quindi economico in cui le popolazioni iberiche tenevano il mondo. Già in precedenza alcuni paesi europei si erano avviati sui mari, ma nel '600 si avviò il declino delle economie iberiche.
La Spagna fu risucchiata nel suo circuito di debiti e gigantismo. L'oro e l'argento americani invece di convertirsi in una fonte di ricchezza aumentarono il tasso di spesa e spinto ancora più persone a emigrare in America (e quindi a spopolare la madrepatria), a indebitarsi e a combattere guerre ovunque per difendere un impero enorme. I preziosi giungevano in Spagna e venivano poi portati nel Mar del Nord: Fiandre, Paesi Bassi e Londra, poi, furono i veri raccoglitori di questa ricchezza.
I portoghesi nel corso del secolo si impantanarono in una serie di piccole guerre africane, in cui si incunearono gli olandesi. Lisbona aveva creato una serie di empori lungo la costa atlantica e dell'Indiano in Africa e Asia. Dalla foce del Congo e dall'Angola partivano navi cariche di schiavi verso il Brasile, la monocoltura aveva necessità continua di uomini per le piantagioni, era la nascita del capitalismo, ma anche la nascita di un modello di dipendenza e stratificazione del lavoro per aree geografiche che sopravvive ancora oggi.
Gli olandesi occuparono le roccaforti lungo la costa africana e poi stabilirino una colonia nella costa del Nord-Est del Brasile (i segni di questo passaggio sono ben visibile nella popolazione locale, dove tra gli europei non mancano i capelli biondi e gli occhi chiari). La coltivazione dello zucchero era una risorsa enorme per il periodo, eravamo davanti all'incipiente nascita dell'industrializzazione in Europa: la coltivazione di bevande energizzanti o euforizzanti era un enorme mercato. Gli operai in fabbrica e persino gli schiavi in piantagione avevano continue necessità di queste bevande: caffè, alcolici, zucchero e thé furono i motori della rivoluzione industriale; così veniva fatto passare il tempo agli ex contadini ora portati in fabbrica.
Non a caso, olandesi e inglesi cercarono di produrre rum nei Caraibi, i portoghesi lottarono in Portogallo per lo zucchero (e vinsero gli olandesi che provarono ad insinuarsi e sempre non a caso a cavallo tra '800 e '900 lo zucchero fu rimpiazzato dalla monocoltura dal caffé), gli stessi inglesi occupando l'India si occuparono di thé e due secoli dopo avviarono delle guerre chiamate "dell'oppio" con la Cina.
Una società che -come detto spesso- veniva trasformata in caserma, per la prima volta si creavano rituali prestabiliti per ogni ambiente sociale e condiviso: la scuola, la prigione, l'ospedale, gli ambiti sportivi, il lavoro, la caserma. Nascevano le divise, gli orari prestabiliti, ingresso e uscita, un salario pattuito, tutto diventava misurabile (e qui fu il compito della scienza e della tecnica: nel creare strumenti universali e nel fornire gli strumenti per imporli).
Nasce così quel modello capitalista con le sue caratteristiche onnipervasive, un sistema tentacolare che lentamente si allarga, apre mercati, modernizza, cambia le mentalità, sradica i vecchi legami e ne impone di nuovi.
L'umanità provò in ogni a modo a resistere: ad esempio gli schiavi portati in Africa, anche se mescolati per aree geografiche e linguistiche, ricomponsero dei culti afro-americani, rielaborando vecchi elementi nei nuovi.
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