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Quando abbiamo parlato dell'antica Gerico, abbiamo notato la presenza di mura e di una torre. Gli archeologi non concordano sull'utilità di questi, secondo alcuni non per forza sono segno di guerra; le mura potrebbero esser state utilizzate per difendersi da altri animali predatori o per contenere eventuali disastri geologici (è anche possibile e forse più probabile che svolgessero il triplice compito).
Il sito di Catal Hoyuk in Anatolia dal 7000 al 5700 a.C. sembra invece lasciare meno adito alla fantasia. Gli scavi mostrano una città con pochissime porte, gli ingressi della case erano su un tetto piatto. Si saliva con delle scale e ci si calava attraverso una botola (a volte le abitazioni erano su diverse altezze, quindi, ci si calava da un tetto all'altro). In altre abitazioni sembra si accedesse attraverso delle finestre, questo tipo di case sono per lo più situate all'interno di cortili.
L'assenza di porte rende quasi impossibile parlare di strade come le intendiamo; al contrario è probabile che gli abitanti si spostassero tramite i tetti, forse con delle passerelle.
Ai bordi dell'abitato erano presenti delle mura, alcuni hanno anche supposto che le piccole finestre fossero utilizzate come feritoie per colpire eventuali invasori con armi da lancio.
Qui, come a Gerico troviamo una co-esistenza tra agricoltura e caccia, ma ormai anche l'allevamento ha raggiunto un suo posto: siamo in pieno Neolitico. Si coltivano le graminacee e i ceraali dell'area, si allevano ovini, si cacciano gli altri grandi animali della zona. Non siamo più nemmeno nel famoso Neolitico pre-ceramico, qui le ceramiche rosse e nere ci sono.
Supponiamo anche l'esistenza di una fitta rete commerciale. Catal Hoyuk probabilmente sfruttava l'ossidiana della regione per ottenere minerali, conchiglie o manufatti di altre aree: Siria, Cipro, Caucaso, Mesopotamia.
La linea di sviluppo classica sembra confermata: agricoltura -> scorte alimentari -> stratificazione del lavoro -> vita urbana e commerci.
I vulcani che resero la città fiorente, grazie al commercio dell'ossidiana e alla terra fertile per i contadini, fu abbandonata presumibilmente dopo un'eruzione vulcanica o un terremoto.
Dall'analisi di questi proto-centri urbani emerge la particolarità di Gobekli Tepe (e siti coevi gemelli): costruita da cacciatori-raccoglitori, fuori dalla teoria standard su agricoltura-civiltà, abitata probabilmente da popolazioni semi-nomadi che praticavano la caccia/raccolta e che presumibilmente non erano preoccupate dal procurarsi cibo e acqua, al punto da poter riservare forza lavoro alla costruzioni di strutture megalitiche.
L'altra peculiarità di Gobekli Tepe è che si pone in un'area marginale e montuosa della Mezzaluna Fertile, a Nord, più vicina al Caucaso, al Mar Nero, ben più fredda delle pianure fluviali dove sorgeranno millenni dopo le civiltà mesopotamiche. Inizia, qui forse ad emergere anche una prima separazione di stili di vita tra montagna e pianura, cacciatori-raccoglitori e agricoltori.
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