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Capire un po' il futuro per guardarsi attorno e non rimanere disorientati.
La mancanza di prospettiva storica della nostra classe dirigente è ai limiti del demenziale (ahimè, non credo a un piano diabolico, io penso che proprio non capiscano; magari fossero in cattiva fede, richiederebbe uno spessore che non hanno).
Come Stato ci troviamo a un bivio (in realtà a una serie di bivi derivati dal primo) che cambieranno radicalmente le nostre vite.
Ad esempio, la cosa che mi piacerebbe capire è come mai parliamo così poco di politica estera (se non per ripetere mantra, quelli sì, scritti altrove), quando forse proprio su quella si sono giocati alcuni dei cambiamenti più grandi della nostra storia recente.

Immagino, di essere noioso e ripetitivo, ma credo sia fondamentale capire alcuni passaggi:
A cavallo tra '800 e '900 abbiamo assistito a un lento declino inglese con affermazione di una fase multipolare (o almeno aspirante tale), fino alla deflagrazione della I Guerra Mondiale.
I paesi di mare, anglosassoni e concentrati sulla libertà di commercio hanno fatto prevalere le loro ragioni e lentamente tra le due guerre, il dominio è passato agli USA (con la cisti sovietica, appunto incistata in uno spazio limitato).
L'Italia, paese della seconda ondata coloniale e industriale, aveva provato vie corporative, più affini alla sua tradizione storica (ahimè il fascismo è frutto della nostra storia, non di quella zulù, dobbiamo farci un attimo i conti invece di festeggiare il 25 aprile come una qualsiasi messa laica), per giungere alla "modernità". Sappiamo che Italia, Germania e Giappone furono spazzati via dagli USA.
Con la Guerra Fredda, assistiamo all'aumento di velocità dei capitali (per le dinamiche intrinseche al capitalismo), fino ad arrivare agli anni '70 con una grande crisi economica occidentale e l'affermazione non tanto dei sovietici, quanto del Terzo Mondo (i nonni dei BRICS): socialismo in Angola e Mozambico, sandinisti in Nicaragua, lo scià viene cacciato dall'Iran, la Cina si apre al mondo, il Vietnam vince la guerra.
Sappiamo fin troppo bene che il capitalismo si ristrutturò nella manovra finanziaria-monetaria, innescando il neoliberismo: compressione dei salari nel centro (mondo ricco) - crisi valutarie e del debito in periferia (mondo povero).
Tutto questo permise, banalizzando, agli USA di avere un nuovo mini-boom tecnologico ed economico, tale da mettere l'URSS nell'angolo (URSS che già ci si era messa con una serie di errori).
Arrivano gli anni '90 e l'unipolarismo sembra dominare il mondo. Lentamente una serie di scandali fanno emergere il passato sordido della Guerra Fredda: la P2, la massoneria, Gladio, tangentopoli e via dicendo...
Direte voi: bè, è caduto il muro, emergono scandali, andremo a rivedere il ruolo degli USA sul nostro continente.
Affatto, a furor di popolo, abbiamo quasi ghigliottinato le classi dirigenti di mezza Europa mediterranea; ad esempio, in Italia abbiamo fatto fuori (o si sono suicidati), i tre partiti (DC, PSI, PCI) che avevano costruito l'Italia repubblicana e anti-fascista e parallelamente facciamo il primo governo con un partito post-fascista (allora AN), ma noi eravamo molto presi dai finanziamenti ai partiti (una roba oggi risibile).
Però il capitalismo è competizione: la Germania (che non aveva ghigliottinato la sua testa) e in minor misura la Francia alzano la testa e creano l'euro. Il progetto agli USA piaceva limitatamente, perché dal 1973, il dominio sul mondo si regge sul fatto che per commerciare tutto devi prima passare per i dollari (in qualche modo li devi comprare) e questo dava un vantaggio enorme agli USA (in sostanza, tutto il mondo paga il loro enorme debito).
La nascita dell'euro qualche grattacapo lo dava, ad esempio nel 2000, un guascone chiamato Saddam decise di vendere petrolio solo in euro e OPS, tre anni si parte per una guerra basata su prove poi rilevatesi false (e possibile che nessuno si sia chiesto: perché mentirono?).
Ma siccome il capitalismo è competizione e viva la globalizzazione, le aziende USA avevano aperto negozi in Russia e fabbriche in Cina, India e Brasile e negli anni '10 accade l'indicibile: questi quattro paesi, con due soldi in tasca, dopo la crisi finanziaria che ha scosso l'Occidente, si son detti: ma perché non possiamo fare da noi? E iniziarono a lavorare a quello che vediamo oggi.
Tutto bello, ma ne derivano una serie di variabili:
- Oggi negli USA, in un caseificio c'è stato l'ennesimo incidente esplosivo sono morte 18.000 mucche; Trump -che non è una brava persona- ha guai con la legge perché qualcuno lo ha ricattato. La potenza egemone sta esplodendo.
- Le regole storiche del capitalismo fanno presagire una futura rivalità tra India (col Brasile) e Cina (con Russia) nel futuro e l'Occidente per ora sembra propendere per la prima (che però ha adottato una strategia di penetrazione "involontaria" delle élite occidentali).
- La Francia e la Germania in Europa e l'Arabia Saudita e la Turchia nel mondo arabo, vogliono usare questo caos per emergere.
- Ora, per farla breve, un'analisi della storia del '900, del Movimento dei Non Allineati e una conoscenza minima della storia, ci spingerebbero a porci, in Italia, due domande sulla nostra classe dirigente, sul fatto che siamo la periferia di una potenza in declino o di due semi-potenze non sempre benevole (Francia e Germania).

Ad esempio, io credo che sia arrivato il momento di cominciare a discutere di quanto senso abbia parlare di economia in un paese che non ha la libertà di fare scelte economiche indipendenti.
Credo che dovremmo porre una questione nazionale (coloniale?) e che questa passi per un movimento di liberazione e per uno studio approfondito proprio di quei Non Allineati che sono sopravvissuti all'URSS e che sono diventati i veri sfidanti degli USA (come e perché riuscirono in questa impresa partendo letteralmente senza nulla?).
Qui, ci si scontra con le condizioni oggettive, l'Italia è un paese ancora centrale e quindi benestante, ma per quanto in questa guerra che vedrà sempre più restringere i margini e spostare gli assi geo-economici? Non sarebbe meglio agire per tempo?

Forse si.
Oggi i quotidiani nazionali parlano di Massimo Giletti, priorità.
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