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Alcuni fattori casuali o non strettamente connessi alle azioni umane hanno condizionato la storia in modo decisivo.
A costo di ripetermi, notiamo come grandi civiltà molto estese, sia a livello territoriale, che demografico, siano legate all'estensione della fascia climatica temperata.
La fascia temperata del continente euroasiatico (Europa-Mediterraneo, Medio Oriente, Russia, Asia Centrale, Cina, Corea, Giappone, Indocina, India e Insulindia), costituisce sin dai tempi più antichi il maggior serbatoio mondiale a livello demografico.
Anche prima della scoperta dell'America, la zona mesoamericana (mite) fu centro di aggregazioni politiche per certi versi affini ai grandi imperi dell'antichità; così come lo fu l'area andina (e rispettiva costa).
L'area meridionale degli USA presenta, dal primo popolamento umano fino al mondo odierno (boom californiano dell'ultimo secolo e mezzo), momenti di alti e bassi demografici legati a fattori ambientali e climatici (in particolare la siccità).

La presenza dell'acqua è fattore decisivo non solo per la sopravvivenza umana, ma anche per quella degli animali allevati, per la cacciagione, per l'agricoltura o per le misure igieniche di base.
Questo non vuol dire che nel deserto non potessero sorgere società, anche con dinamiche complesse, come i gruppi berberi, ma non possiamo non notare come questi ruotassero comunque attorno a carovane che avevano mappato le oasi (in cui trovare acqua e ristoro) e che spesso seguivano le carovane grazie a cui sfruttavano il surplus commerciale (e quindi di produzione alimentare) di aree adiacenti il deserto.

Il clima e i nostri standard di organizzazione sociale non sono tutto. Ci sono ottimi testi (tra cui quello di Diamond) che spiegano egregiamente come gli scandinavi non riuscirono ad adattarsi sul lungo periodo alla Groenlandia, mentre le popolazioni arrivate dal Canada vi prosperarono. Lo svantaggio di alcuni, è il vantaggio di altri e nei limiti di un clima polare, creare gruppi attorno a caccia e pesca di centinaia di persone non è cosa da poco.
Il modello incentrato su clima e acqua va incontro ad una serie di problematiche non da poco. Alcuni autori hanno notato come le coste australiane orientali e occidentali, la costa sudafricana o quella del Rio de la Plata abbiano dei climi miti e piovosi quanto basta: perché non nacquero civiltà stratificate e urbane?
Questo è un falso problema.
Il clima e la piovosità possono subire grandi variazioni, anche in poco tempo, e questo in una civiltà pre-tecnologica può portare a una morte "sociale" in fasce. Nulla, inoltre, ci può far escludere altre grandi scoperte archeologiche nei prossimi decenni in queste aree. Infine, vale la pena osservare come tutte queste aree siano geograficamente più piccole della fascia euroasiatica o della costa pacifica sudamericana o dell'areale Mesoamerica + USA sud-occidentali. Non a caso dall'Eurasia partirono le civiltà che poi conquistarono il mondo.
Va anche fatto notare che gli scavi archeologici in Africa meridionale non mostrano un deserto in attesa degli europei, al contrario...

A mio avviso, ci sono alcuni punti importanti:
1- Alcune aree andrebbero rivalutate e inserite nel gruppo di quelle da monitorare (almeno per la questione demografica e la diversificazione socio-culturale): il Golfo di Guinea, il bacino amazzonico e da approfondire il ruolo degli imperi in Africa meridionale.
2- Osservare come in queste ultime regioni, la presenza della foresta possa essere stato un limite (legato, ad esempio, alla maggiore diffusione di insetti come vettori di malattie).
3- Una maggiore estensione dell'area temperata libera più terra per lo sfruttamento e mette a disposizione ambiente e specie animali e vegetali in maggior quantità (diversificando l'alimentazione e la possibilità di sopravvivenza, oltre che gli stili di vita).
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