Lorella P. Lucas
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Non è complottismo ma storia vera, la si può trovare anche su wikipedia. Vengono i brividi a leggere e a pensare che questi criminali, nonostante i processi storici (farsa) ancora detengono il potere e decidono le sorti del mondo.
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La IG Farben (abbreviazione di Interessen-Gemeinschaft Farbenindustrie AG, e chiamata anche IG. Farbenfabriken)
fu un conglomerato di aziende tedesche formato nel 1925, alcune delle quali attive sin dalla I guerra mondiale. Il nome deriva dalla parola tedesca Farben, che significa "vernici", "tinture", o "colori". Inizialmente infatti molte di queste aziende producevano tinture, ma ben presto iniziarono a dedicarsi a una chimica sempre più avanzata. Prima della prima guerra mondiale, le aziende tedesche produttrici di coloranti per tessuti avevano praticamente il monopolio del mercato mondiale, che persero durante il conflitto.
Prorpio per riottenere il primato mondiale perso con la sconfitta della Germania nelal Prima guerra mondiale fu decisa la fusione.
La IG Farben detenne un monopolio quasi totale sulla produzione chimica durante il periodo della Germania Nazista. L'azienda chimica tedesca fu il cuore finanziario del regime di Hitler e durante la Shoah fu la principale fornitrice al governo tedesco dello Zyklon-B, l'insetticida e topicida utilizzato nelle camere a gas dei lager.
La IG Farben fu anche una delle società che utilizzò i deportati come schiavi nelel proprie fabbriche (in particolare nel Campo di lavoro di Monowitz, del tutto consapevoli della barbarie in atto) . I deportatinon solo vennero utilizzati come operai, ma amche come cavie per esperimenti e test di medicinali di vario genere, per mezzo dei quali furono inventati il gas nervino, il metadone e altre sostanze (specialmente a opera della Bayer, una delle società costitutive).
Le industrie n che avevano costituito la IG Farben erano:
- Actien-Gesellschaft für Anilin-Fabrikation (oggi: Agfa) (Berlino);
- Badische Anilin- und Sodafabrik AG (oggi: BASF) (Ludwigshafen);
- Farbenfabriken vorm. Friedr. Bayer & Co. (oggi: Bayer) (Leverkusen);
- Farbwerke vorm. Meister Lucius und Brüning AG (oggi: Sanofi) (Frankfurt-Höchst).
- Ammoniakwerk Merseburg GmbH - Leuna Werke (Merseburg, Leuna);
- Chemische Fabrik Griesheim-Elektron (Griesheim);
- Chemische Fabrik Kalle & Co. AG (Biebrich);
- Chemische Fabriken Weiler-ter Meer (Uerdingen);
- Farbwerke Leopold Cassella & Co. (Fechenheim).

Il Palazzo IG Farben, quartier generale del conglomerato a Francoforte sul Meno, fu progettato dall'architetto tedesco Hans Poelzig nel 1928 e terminato nel 1931. Durante la pianificazione dell'invasione di Cecoslovacchia e Polonia, la IG Farben cooperò strettamente con gli ufficiali nazisti e indicò quali stabilimenti chimici dovessero essere catturati e consegnati alla IG Farben.
Nel 1941, un'inchiesta negli USA svelò un matrimonio tra l'americana Standard Oil Co. e la IG Farben. Inoltre, fornì nuove prove a riguardo di complessi accordi su prezzi e commercializzazione tra la DuPont, uno dei suoi maggiori investitori e produttore di carburante, la U.S. Industrial Alcohol Co. e la loro sussidiaria, Cuba Distilling Co. L'inchiesta venne infine abbandonata, come dozzine di altre riguardanti diverse industrie, a causa della necessità di ottenere il supporto dell'industria nello sforzo bellico. Comunque, i principali dirigenti di molte compagnie petrolifere accettarono di dimettersi e le partecipazioni azionarie delle compagnie petrolifere in società produttrici di melasse vennero vendute come parte di un compromesso.

La IG Farben nel 1941 costruì ad Auschwitz la più grande industria chimica dell'epoca, utilizzando la manodopera del vicino campo di concentramento. Si trattava di un impianto sito ad Auschwitz per la produzione di petrolio sintetico e di gomma (detta Buna) a partire dal carbone. Questo fatto segnò l'inizio dell'attività delle SS e dei campi di Auschwitz durante la Shoah[1]. Nel 1944 questa fabbrica faceva uso di 83.000 deportati.

L'insetticida Zyklon B, del quale la IG Farben deteneva il brevetto, e che veniva usato nelle camere a gas per gli omicidi di massa, era fabbricato dalla Degesch (Deutsche Gesellschaft für Schädlingsbekämpfung), una società posseduta al 42,2% dalla IG Farben e che aveva manager della IG Farben nel suo consiglio di amministrazione.
A causa della gravità dei crimini di guerra commessi dalla IG Farben nel corso della II guerra mondiale e dell'ampio coinvolgimento della direzione nelle atrocità naziste, la compagnia fu ritenuta troppo corrotta per continuare ad esistere e pertanto gli alleati considerarono l'ipotesi di confiscarne tutti i beni e chiuderla. Invece, nel 1951, la compagnia fu divisa nelle componenti originali. Le quattro più grosse comprarono rapidamente quelle più piccole e oggi restano solo Agfa, BASF e Bayer, mentre la Hoechst si è fusa con la francese Rhône-Poulenc, dando vita alla Sanofi Aventis, con sede a Strasburgo, in Francia.

Dei 24 consiglieri della IG Farben indiziati nel cosiddetto processo all'IG Farben (1947-1948), davanti a un tribunale militare statunitense al Processo di Norimberga, 13 vennero condannati alla prigione con pene dai 6 mesi agli otto anni, 10 furono assolti ed uno rilasciato per motivi di salute.
I 13 responsabili della IG Farben condannati furono dichiarati colpevoli di complicità di genocidio, di schiavitù ed altri crimini.
Un anno dopo la condanna, nel 1952, tutti i responsabili furono liberati, grazie alla mediazione dell'ex-ministro delle Finanze Schacht, e negli anni successivi tornarono ad essere attivi nell'economia tedesca.

Dopo l'Olocausto, la IG Farben ha partecipato a progetti americani per la creazione di agenti chimici per l'uso bellico. Fondò la Chemagrow Corporation a Kansas City, Missouri, che impiegava specialisti tedeschi e americani per conto dell'U.S. Army Chemical Corps. Il dottor Otto Bayer coprì la posizione di direttore della ricerca della IG Farben, dove sviluppò e testò numerose armi chimiche insieme al dott. Gerhard Schrader.

Secondo The Crime and Punishment of I.G. Farben, di Joseph Borkin, la IG Farben, prima della guerra, strinse degli accordi segreti con i maggiori vertici delle forze armate americane perché non fossero bombardati i suoi stabilimenti in Germania. Alla fine della guerra, il 93% delle fabbriche non era stato bombardato[iperbole che contrasta con la totalità degli eventi militari post-1941].

Nonostante la compagnia sia stata ufficialmente liquidata nel 1952, continuò a essere trattata alla Borsa di Francoforte come un trust, che conteneva alcune proprietà immobiliari, e venne dichiarata in bancarotta il 10 novembre del 2003 dai suoi liquidatori, dopo aver versato 500.000 marchi (circa 200.000 euro) a una fondazione per gli ex-lavoratori forzati del regime nazista. Le restanti proprietà, del valore di 21 milioni di marchi (circa 9 milioni di euro) sono state messe all'asta. Durante tutto questo periodo la compagnia è stata soggetta a continue critiche per non aver pagato il lavoro dei prigionieri, unico motivo per cui sarebbe stata mantenuta in vita dopo il 1952.

La compagnia da parte sua imputava all'esistenza delle dispute legali l'impossibilità dello scioglimento, distribuendo così a ricompensa i beni fallimentari come compenso agli aventi diritto. Ogni anno per 49 anni consecutivi la sede della compagnia è stata sede di dimostrazioni da parte di centinaia di manifestanti.
L'apparato burocratico della IG Farben si può suddividere in tre parti: il livello superiore, le fabbriche e i servizi centrali.

La Farben controllava una holding, la IG America, fondata nel 1926 per gestire le attività americane della tedesca IG Farben.

Membri del suo Direttivo: Edsel Ford, Charles Mitchell (Rockfeller Bank), Walt Teagle (Presidente di Standard Oil), Paul Warburg (capo della Federal Reserve), Herman Metz, direttore della Bank of Manhattan, controllata da Warburg. Direttore era Max Warburg, fratello di Paul.

Si trattava dell'apparato burocratico responsabile dell'organizzazione, ed era costituito da 3 centri direttivi ben distinti:

  • l'ufficio di Krauch, da dove veniva diretta l'espansione di tutta l'industria chimica;
  • il TEA o Technischer Ausschuss o Comitato tecnico; era diretto dal dott. Fritzter Meer, e si occupava della produzione;
  • la KA-Krauch o Kaufmannischer Ausschuss o Comitato commerciale; era diretto dal dott. Georg von Schnitzer e trattava questioni commerciali e aspetti finanziari.
In tutto all'epoca c'erano 56 fabbriche, che erano suddivise in:
  • 3 sparten o divisioni, a seconda della specializzazione della loro produzione,
  • Betriebsgemeinschaften o settori di attività che erano raggruppati territorialmente.
Erano suddivisi in dipartimenti i quali a loro volta erano raggruppati in due uffici principali, che erano a Berlino, dove venivano trattati problemi del personale, il protocollo, le questioni giuridiche, le esportazioni e l'economia politica, e a Francoforte, dove ci si occupava di contabilità centrale, dei servizi centrali di assicurazioni e della gestione degli elenchi della clientela.
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