Guénon ha affermato che il disordine apparente concorre a un ordine maggiore.
Leggo spesso delle belle analisi politiche, più o meno azzeccate, che scendono nei particolari di situazioni che, personalmente, farei fatica ad analizzare nelle loro mille sfaccettature. A parte alcuni contatti coi quali condivido la visione d'insieme, noto che proprio questa manca in molti dei post letti finora.
Ciò che è assente è l'analisi metafisica di ciò che stiamo attraversando.
I più scettici, gli atei o i materialisti storceranno il naso e, in questo caso, a meno di non essere curiosi, consiglio loro di abbandonare immediatamente la lettura di questo articolo.
Vi è infatti la realtà simbolica da prendere in considerazione e questa è del tutto ignorata da chi si occupa, spesso abilmente, della realtà apparente, di quella rilevabile nei volti, nei corpi, nelle azioni delle personalità che "governano il mondo".
Badate, non si tratta di spaccare il mondo in due e riconoscere un Bene e un Male, lasciamo il manicheismo alla semplice morale: roba utile per vivere in società (in una normale).
Vedere il simbolo è riconoscere il filo di Dio nella trama del mondo. Cosa è simbolo? L'etimologia della parola ha il significato di "unire, mettere insieme", dal greco συμβάλλω (symbállo).
Potremmo dire che il simbolo è come un ago, lo strumento che unisce filo e trama, ossia crea un canale di comunicazione tra realtà metafisica e realtà materiale.
Ho già citato l'esempio del simbolo della colomba in riferimento ai due papi: con Ratzinger, la colomba fu attaccata da un corvo, ma riuscì a svincolarsi; con Bergoglio, la colomba fu uccisa dall'attacco di un corvo e di un gabbiano.
Questo significa che Benedetto era bravo e Francesco è cattivo? No, questo indica il ruolo che entrambi i papi hanno avuto nei confronti della Chiesa.
Voglio spingermi ancora più indietro, precisamente al mito di Romolo e Remo. Anche nel caso dei due fratelli, il loro ruolo fu deciso da degli uccelli.
Romolo e Remo salirono su due diversi colli per stabilire chi dei due sarebbe diventato re di Roma. Romolo salì sul Palatino e Remo sull'Aventino. I due si posero a osservare il cielo ed entrambi videro uno stormo di avvoltoi: Remo li vide per primo e ne vide sei, Romolo li notò per secondo, ma i suoi avvoltoi erano dodici.
Consultarono i sacerdoti e questi decretarono Romolo come unico fondatore della futura città di Roma. Ci sono varie versioni del mito, ma tutte dicono che, dopo che Romolo tracciò il pomerio, ossia il solco sacro che delimitava i confini della città e che nessuno poteva varcare, Remo - per scherno o ignoranza di quel limite - lo oltrepassò e, poiché il suo sconfinamento era pari a una bestemmia, venne ucciso da Romolo.
Che significato ha il gesto di Remo a livello simbolico? Romolo e Remo sono gemelli, ma la coppia di gemelli non indica mai due qualità uguali: uno riassume in sé le qualità alte e sublimi, l'altro quelle più materiali e grossolane, più basse. Per questo Remo non vede dodici avvoltoi, ma sei: metà di una totalità perfetta, che riflette quella dell'Ordine cosmico.
La morale ridurrebbe questo grandioso mito di fondazione a un fratricidio nato dalla brama di potere e questo è il tenore delle analisi che si fanno, oggi, sui blog, i social network, le testate giornalistiche. E va bene, perché il piano morale ha una sua dignità e, al momento, sembra addirittura un'oasi nel deserto dell'individualismo più sfrenato.
Ma le radici profonde si innervano in un terreno più antico, le strade che tracciano sono vie per rabdomanti, per coloro che puntano alla sorgente primaria.
Allora non è importante sapere se Romolo era buono e Remo cattivo, ma capire che tipo di realtà la loro figura ha voluto comunicare.
Solo così potremmo guardare ciò che si manifesta nel mondo, attraverso le opere degli uomini o della natura, con gli occhi di chi sa che tutto concorre a un ordine maggiore.
Leggo spesso delle belle analisi politiche, più o meno azzeccate, che scendono nei particolari di situazioni che, personalmente, farei fatica ad analizzare nelle loro mille sfaccettature. A parte alcuni contatti coi quali condivido la visione d'insieme, noto che proprio questa manca in molti dei post letti finora.
Ciò che è assente è l'analisi metafisica di ciò che stiamo attraversando.
I più scettici, gli atei o i materialisti storceranno il naso e, in questo caso, a meno di non essere curiosi, consiglio loro di abbandonare immediatamente la lettura di questo articolo.
Vi è infatti la realtà simbolica da prendere in considerazione e questa è del tutto ignorata da chi si occupa, spesso abilmente, della realtà apparente, di quella rilevabile nei volti, nei corpi, nelle azioni delle personalità che "governano il mondo".
Badate, non si tratta di spaccare il mondo in due e riconoscere un Bene e un Male, lasciamo il manicheismo alla semplice morale: roba utile per vivere in società (in una normale).
Vedere il simbolo è riconoscere il filo di Dio nella trama del mondo. Cosa è simbolo? L'etimologia della parola ha il significato di "unire, mettere insieme", dal greco συμβάλλω (symbállo).
Potremmo dire che il simbolo è come un ago, lo strumento che unisce filo e trama, ossia crea un canale di comunicazione tra realtà metafisica e realtà materiale.
Ho già citato l'esempio del simbolo della colomba in riferimento ai due papi: con Ratzinger, la colomba fu attaccata da un corvo, ma riuscì a svincolarsi; con Bergoglio, la colomba fu uccisa dall'attacco di un corvo e di un gabbiano.
Questo significa che Benedetto era bravo e Francesco è cattivo? No, questo indica il ruolo che entrambi i papi hanno avuto nei confronti della Chiesa.
Voglio spingermi ancora più indietro, precisamente al mito di Romolo e Remo. Anche nel caso dei due fratelli, il loro ruolo fu deciso da degli uccelli.
Romolo e Remo salirono su due diversi colli per stabilire chi dei due sarebbe diventato re di Roma. Romolo salì sul Palatino e Remo sull'Aventino. I due si posero a osservare il cielo ed entrambi videro uno stormo di avvoltoi: Remo li vide per primo e ne vide sei, Romolo li notò per secondo, ma i suoi avvoltoi erano dodici.
Consultarono i sacerdoti e questi decretarono Romolo come unico fondatore della futura città di Roma. Ci sono varie versioni del mito, ma tutte dicono che, dopo che Romolo tracciò il pomerio, ossia il solco sacro che delimitava i confini della città e che nessuno poteva varcare, Remo - per scherno o ignoranza di quel limite - lo oltrepassò e, poiché il suo sconfinamento era pari a una bestemmia, venne ucciso da Romolo.
Che significato ha il gesto di Remo a livello simbolico? Romolo e Remo sono gemelli, ma la coppia di gemelli non indica mai due qualità uguali: uno riassume in sé le qualità alte e sublimi, l'altro quelle più materiali e grossolane, più basse. Per questo Remo non vede dodici avvoltoi, ma sei: metà di una totalità perfetta, che riflette quella dell'Ordine cosmico.
E proprio nel mito di Romolo e Remo ritroviamo la frase di Guénon:
ciò che appare come disordine concorre, in realtà, a un ordine più grande.Remo, foriero di caos, prova - più o meno intenzionalmente - a violare la sacralità dell'Ordine e Romolo, tutore del Cosmos, lo ristabilisce attraverso il sacrificio di suo fratello, sacrificio che reintegra quel caos nell'ordine maggiore.
Ubi Maior minor cessat.La morale ridurrebbe questo grandioso mito di fondazione a un fratricidio nato dalla brama di potere e questo è il tenore delle analisi che si fanno, oggi, sui blog, i social network, le testate giornalistiche. E va bene, perché il piano morale ha una sua dignità e, al momento, sembra addirittura un'oasi nel deserto dell'individualismo più sfrenato.
Ma le radici profonde si innervano in un terreno più antico, le strade che tracciano sono vie per rabdomanti, per coloro che puntano alla sorgente primaria.
Allora non è importante sapere se Romolo era buono e Remo cattivo, ma capire che tipo di realtà la loro figura ha voluto comunicare.
Solo così potremmo guardare ciò che si manifesta nel mondo, attraverso le opere degli uomini o della natura, con gli occhi di chi sa che tutto concorre a un ordine maggiore.