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Caligorante

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Accadeva novecentoventotto anni fa. 27 novembre 1095. Durante il Concilio di Clermont, Papa Urbano II chiama alle armi i fedeli; gli astanti e l'intera comunità cristiana risposero al grido di ‘Deus vult‘, Dio lo vuole! È la Prima crociata. Il «casus belli era stato, nel marzo dello stesso anno, l'ambasceria inviata dall'imperatore bizantino Alessio I al pontefice durante il concilio ecclesiastico a Piacenza. Bisanzio lanciava un SOS: l’Anatolia caduta in mano turca, l'ipoteca straniera che gravava sui commerci, la svalutazione della moneta che fin lì era stata un punto di forza e le ribellioni nei Balcani (alzata di scudi da parte di Serbia e Dalmazia) avevano diminuito le entrate fiscali utili a mantenere la magnificenza di una corte abituata a nuotare nel lusso. I regnanti della vecchia Europa guidati da papa Urbano II accettarono di porre fine alle lotte intestine per rivolgere le loro armi contro i nemici della fede, riscattare il Santo Sepolcro e liberarlo dagli infedeli. L'appello diede il via alla Prima Crociata e spinse migliaia di cavalieri, sotto la guida dei loro Signori, a prendere parte a un pellegrinaggio armato a tutti gli effetti. In capo a quattro anni, gli autoproclamatisi «cavalieri di Cristo» giunsero in Palestina, e il 15 luglio 1099 presero d’assalto le mura di Gerusalemme. Urbano II trovò in Italia altri sostegni adatti all'uopo: Pisa e Genova, due repubbliche marinare intente a battagliare da secoli contro le flotte arabe. Pisa, per esempio, era stata saccheggiata due volte nel 1004 e 1011 da corsari saraceni. Le flotte pisane, genovesi e veneziane rifornirono le armate cristiane sulle coste della Siria, le aiutarono a conquistarne i porti e colsero le succulente opportunità (le ragioni terrene e gli interessi economici non mancarono) offerte dalle operazioni militari. Sotto molti aspetti, le due fedi si contrapponevano ormai da parecchio tempo e, anche se è comodo considerare crociate e jihad come i due lati della stessa medaglia, tipi distinti di guerra santa si erano già manifestati molto prima del discorso di Urbano II. Il mondo islamico si mise subito in moto per riconquistare la Città Santa e ricacciare gli infedeli invasori. È per questo che alla caduta di Gerusalemme nel 1099 seguono due secoli di Crociate: perché i musulmani sono continuamente impegnati a recuperare terreno, in una loro Reconquista speculare a quella che si sta verificando in Spagna; dal canto loro, i cristiani continuarono ad alimentare con nuove spedizioni la difesa dei luoghi santi. Nel 1187 i musulmani di Saladino ripresero Gerusalemme, ma anche allora i crociati rimasero in possesso di ampie zone del Medio Oriente; solo nel 1291 cadrà l’ultimo porto ancora in mano ai cristiani, San Giovanni d’Acri. L’isola di Cipro, invece, rimarrà in mani cristiane per altri tre secoli. Le crociate, specialmente la prima, accesero la miccia delle persecuzioni antiebraiche nell'area renana (Spira, Worms) e danubiana, sotto l'influsso del predicatore Pietro l'eremita. Contadini, artigiani e a volte anche borghesi, come spiega l'insigne medievalista Steven Runciman, “s’indebitarono sempre più e di conseguenza provarono contro di loro un risentimento sempre più profondo, mentre gli ebrei, che mancavano di ogni garanzia legale, facevano pagare alti interessi e traevano esorbitanti profitti ovunque godessero del favore dell’amministrazione locale.” Ai cristiani che lottavano contro gli infedeli erano promesse anche ricompense spirituali; si può affermare che tale concetto fu sviluppato a Roma da due papi, Alessandro II e Gregorio VII, entrambi italiani, per valersene contro i musulmani di Spagna. Ma il merito dell’idea va attribuito ai francesi, ai monaci di Cluny e delle abbazie affiliate, il cui influsso su Roma era allora enorme; e fu un papa di origine francese, Urbano II, che lanciò la grande guerra santa contro i musulmani d’Oriente. I papi italiani del secolo XIII, Innocenzo III, Gregorio IX e Innocenzo IV, che svilupparono tale idea, lo fecero secondo le direttive di una politica realistica, e la usarono contro gli eretici catari, i greci scismatici e infine contro i propri nemici personali in Italia e in Germania, travisandone in tal modo il valore spirituale: tuttavia in ciò furono sopraffatti dai francesi Clemente IV e Martino IV. Il papato medievale, infatti, era più un’istituzione internazionale che italiana. E sarebbe altrettanto errato considerare italiana un’altra forza politica situata in Italia, che contribuì grandemente al successo delle prime crociate: il regno normanno di Sicilia e dell’Italia meridionale, governato da uomini che si ritenevano più normanni che italiani e parlavano tra loro il franconormanno. Costoro fornirono alla prima crociata le truppe più intraprendenti e il capo militare più brillante, Boemondo di Taranto. Questi normanni del sud avevano già cercato di espandersi in Oriente, ma erano stati contrastati da Bisanzio, alleato con Venezia. La crociata offrì loro una rivincita. Originally posted in:
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“Quello che sta avvenendo a Gaza è come se noi, per catturare Matteo Messina Denaro, avessimo raso al suolo la provincia di Trapani, anzi è peggio, perché mentre lui non si è mai mosso dalla provincia di Trapani, i capi di Hamas di certo non sono a Gaza.
Eppure, per comprendere la complessità del conflitto senza ridurla a sterili tifoserie, studiare la storia è un elemento essenziale: “È ovvio che se ci fermiamo all’istantanea degli ultimi sei mesi, con il massacro e i crimini di guerra di Netanyahu e del suo esercito ai danni della popolazione di Gaza, tutte le ragioni del mondo sembrano essere solo da una parte, ma le cose sono più complesse di come sembrano.
È difficile immaginare quali possano essere le vie d’uscita da questo conflitto fino a quando non emergeranno figure che sappiano ‘andare oltre se stessi’ come avvenuto in Sudafrica quando si mossero i primi passi per smantellare l’apartheid.
È ovvio che ci siano proteste se pensiamo che a Gaza si contano 35 mila morti in sei mesi, su due milioni e mezzo di abitanti, quasi tutti civili e bambini. Per fare un paragone basti pensare che in due anni e due mesi in Ucraina ci sono state 10.000 vittime civili su 40 milioni di abitanti, eppure a Netanyahu nessuno osa dire nulla e nei confronti di Israele non è scattata ancora nessuna delle sanzioni che hanno colpito i russi a poche ore dall’aggressione.
Quindi la rabbia è perfettamente comprensibile, rimarca il direttore del Fatto, “però oltre alla rabbia bisognerebbe studiare la storia, per capire come siamo arrivati fin qui è come se ne può uscire”.
cit. Marco Travaglio
"I' mi son un che, quando
Amor mi spira, noto, e a quel modo
ch'e' ditta dentro vo significando"

Purgatorio, canto XXIV

Per me, la scrittura è questo e credo che i miei due amori, Dante e San Giovanni apostolo, la rappresentino alla perfezione.

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«Non pregarmi di lasciarti, per andarmene via da te; perché dove andrai tu, andrò anch'io;
e dove starai tu, io pure starò; il tuo popolo sarà il mio popolo, e il tuo Dio sarà il mio Dio.»
(Rut 1:16)

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