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Il forum dei patrioti italiani

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All'interno del blocco continentale afroeuroasiatico, vi è un punto in cui (almeno apparentemente e sappiamo quanto possano essere labili ed eurocentriche le apparenze) in cui si concentrano buona parte delle novità tecniche e sociali dei tre continenti (e quindi, in finale, di gran parte della popolazione umana mondiale): la Mezzaluna Fertile.
I recenti studi archeologici in Turchia e nel Caucaso, hanno in parte retrodatato e allargato verso Nord, questa area pivot nel passaggio tra Preistoria e Storia del Vecchio Mondo (ammesso che questa divisione netta abbia un senso).

Vi sono molte ragioni per cui potremmo indicare questa area come ideale rispetto al resto degli spazi: climatiche, storico-demografiche (banalmente fu la prima area di transito degli uomini che uscivano dall'Africa e per questo avvantaggiata dal maggior tempo), botaniche, di presenza di animali, fortuite.
Tutte queste teorie hanno dei pro e dei contro che non vale la pena elencare (ad esempio, è molto probabile che svariati gruppi umani fecero la spola tra costa marocchina e penisola iberica nell'arco di svariati millenni).

Oggi vorrei invece parlare di una delle culture nate nell'area convenzionalmente "pivot": il Medio Oriente.
Il Regno di Urartu (o di Van, dal nome del lago turco da cui il regno iniziò a svilupparsi) tra il IX e il VI secolo avanti Cristo.
La storia di questo popolo non è molto nota, si sa per certo che esso esercità un importante ruolo nell'estensione dei modelli di governo e ideologici mesopotamici nell'area del Caucaso e del Mar Nero (le cui coste meridionali furono per un periodo controllate dal regno stesso).
Il Regno di Van in principio fu poco più di una federazione tribale tra popoli affini, solo in un secondo momento, probabilmente o su spinta emulativa o su spinta bellica, si optò per la formazione di un regno "più strutturato" con un monarca e una fortezza a svolgere il ruolo di capitale.
Il regno si sviluppò sui monti (l'etimologia del nome Urartu sembra essere assira e indicare proprio questo) e si concentrò attorno al controllo delle miniere di ferro dell'area e alla successiva costruzione di un sistema di canali (ritrova qui, in parte, forza la teoria idraulica del potere centrale finalizzato alla gestione delle acque per permettere l'agricoltura).
Presumibilmente, proprio questo controllo del ferro fu alla base della successiva tradizione metallurgica -riportata anche da fonti classiche greche e latine- sull'ottima lavorazione dei metalli delle popolazioni del Mar Nero, inclusi gli Sciiti sulla sponda Nord, che ereditarono da Van (dopo averne conquistato i rimasugli) questa competenza.
Nella periferia di Erevan, odierna capitale dell'Armenia, gli archeologi sovietici trovarono -negli anni '30- i resti di una fortezza. L'area esterna presentava segni di agricoltura (tra cui probabilmente anche vigneti) attorno a un canale; nelle mura furono rinvenuti abitazioni, edifici di carattere militare, depositi agricoli e tavolette cuneiformi che elencavano il raccolto e i tributi da versare alla capitale. Il regno di Van trasse dal controllo di queta regione caucasica buona parte della propria ricchezza e forza.
La continua pressione militare assira sul fronte meridionale, spinse il Regno a lasciare sguarnita l'area caucasica dove giunsero prima i Cimmeri (una popolazione del nord) e infine gli Sciiti.
Il forte fu occupato e distrutto dopo un grande incendio, probabilmente nella notte. Chiudete gli occhi e provate a immaginare di guardare una montagna lontana, l'antica città che va in fiamme mentre viene assediata da gruppi di nomadi a cavallo, non composti solo da uomini giovani, ma anche da anziani, donne, bambini, animali da carico, probabilmente da un mix di varie tribù di etnia e lingua diversa.

Come molte altre volte nella storia Afraeurasia era in atto un ciclo storico-demografico, in una battaglia a pendolo, con alti e bassi per una parte e per l'altra: in questo caso era la battaglia tra cittadini e nomadi.
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