Conobbi tanti anni fa su Facebook una persona con la quale sarebbe potuto nascere un rapporto. Questa persona era ideologicamente molto affine a me. Non che io escluda dalla mia vita persone di pensiero diverso, ma a prescindere da tutto, sembrava che potessimo piacerci da quello che ci scambiavamo digitalmente e decidemmo di incontrarci dal vivo, ma a me non scattò la scintilla: non mi piacque, per varie ragioni su cui ora non starò ad entrare nei dettagli. Il risultato fu che questa cercò di vendicarsi parlando male di me in tutti i modi possibili ed immaginabili, rendendomi la vita impossibile a tal punto che ad un certo momento valutai persino di rivolgermi alla Polizia. Ma la cosa più sconcertante avvenne proprio dopo questa nostra esperienza: lei cambiò radicalmente il proprio modo di pensare, rifiutando tutte le idee che fino a quel momento aveva sostenuto e abbracciando in pieno l'ideologia LGBT, globalista, di sinistra e via discorrendo. Le persone che fanno condizionare il proprio sistema di valori dalle proprie conoscenze, le ho sempre ritenute prive di dignità, e personalmente, nonostante io abbia conosciuto molte persone negative proprio nell'area ideologica a me più affine, non ho mai permesso che questo prendesse il sopravvento sulla mia struttura di pensiero, rimasta praticamente intatta da quando ho iniziato a scrivere vent'anni fa. Chi mi legge oggi un po' forse si scoccia nel notare come il mio pensiero sia cambiato poco o nulla, nonostante anche io abbia conosciuto in qualche caso "l'onta" dell'allontanamento da parte di gente popolare presso il dissenso mainstream che generalmente mi ignora o parla male di me. Cosa dovrei fare? Andare a vaccinarmi e diventare integralista ecologico solo perché non vengo apprezzato dai caporioni del dissenso? Non sarebbe dignitoso come ragionamento.

Oggi va di moda parlare male del dissenso. E a parlarne male è, guarda un po', gente che è stata allontanata dai capibastone del dissenso e che pensa dunque che il problema sia nel dissenso e non degli specifici capibastone. Dei dissidenti si dice che sono narcisi, che sono ambiziosi, che qualcuno addirittura sia calato dai servizi segreti per fare gatekeeping. E intendiamoci, esiste certamente un dissenso che fonda la sua essenza sul personaggismo, in qualche caso persino gestito dal potere costituito. Su questo io ho scritto un sacco di volte. Ma nondimeno esistono persone che ogni giorno si battono per cercare di diffondere quel po' che sanno contro la deriva autoritaria delle nostre classi dirigenti, facendo molto di più di chi si limita a parlare male del dissenso. Ok, il dissenso è fatto anche da fetentoni. Appurato ciò, cosa si fa? Si va a farsi la punturina col siero malefico? Ma soprattutto, chi ha detto che l'ambizione sia un male? Se si vuole lottare contro un sistema, bisogna costruirne un altro, diceva Camus. E per costruire un sistema alternativo occorre, inderogabilmente, un narciso che abbia l'interesse personale di volerlo costruire, coniugando i suoi deliri narcisistici con quelli idealistici, prerogativa di qualsiasi personalità di potere di successo. Poi ci vuole un esercito di gente ambiziosa che abbia l'interesse di seguire il narciso. Questi sono meccanismi umani da cui non si scappa. Ci ha provato - o finto di provarci - il Movimento 5 Stelle a costruire una corrente di gente disinteressata, che restituisse gli stipendi, non ambiziosa, che cambiasse il paese. Il seguito lo conosciamo bene.
Il problema del dissenso non sta nelle personalità narcisistiche perché ogni leader è un narciso. Ognuno di noi ha ambizioni personali, ognuno di noi ama essere apprezzato e chi lo nega è un ipocrita. E non sta nemmeno nel fatto che ci sia troppa gente ambiziosa a far parte dei quadri di un gruppo di dissidenti, perché è l'ambizione a muovere gli esseri umani. Ed è bene che sia l'ambizione a muoverli. Senza un gruppo di persone che ogni giorno mette like ai nostri post, i social, grande circo Barnum che funziona in quanto regali la sensazione a chi scrive di essere apprezzato, sarebbero vuoti, secondo un meccanismo che è perfettamente umano. Dopodiché tutto sta nel capire se si vuole usare questa suggestione come mezzo per costruire qualcosa oppure come fine. E il problema è che il dissenso, oggi, non è stato seguito da una comune visione ideologica che porti ad un consenso, ma al momento si nutre solo di questa suggestione: io su questo sono d'accordo con molti critici. Ma l'errore è idealizzare il dissenso e pensare che sia la ricerca di un Nirvana e non una semplice lotta per sostituire il potere costituito.

A quel punto tutto sta nel capire che potere si vuol mettere al posto di quello attuale. Se si vuole salvaguardare quello attuale con la scusa che tanto non cambia nulla perché i dissenzienti sono dei fetentoni, allora il potere attuale tocca prenderselo tutto: vaccino compreso, compresa la mega-patrimoniale mascherata, venduta come efficientamento energetico. Tutto sta in che parte vuoi stare.
Ma sinceramente e paradossalmente trovo molto più dignitosa sul piano intellettuale la scelta di chi dice "il dissenso mi fa schifo, ho scoperto che il potere è meglio, dunque ora abbraccio l'ideologia del potere", rispetto a chi salta di qua e di là. "I politici sono tutti uguali, anche quelli che oggi lottano contro il sistema di potere". Vero. Putin è sicuramente un gangster. Ma intanto ha salvato la Federazione Russa dalla balcanizzazione. I dissidenti Telegram saranno anche affetti da deliri narcisistici, come no. Ma intanto queste persone fanno, ci mettono la faccia. Gli altri cosa vogliono fare? Turarsi il naso e farsi succhiare le lingue dal Dalai Lama? Farsi portare via le case da Greta e soci? Farsi riempire di dosi di vaccino fino a morire? Fatecelo sapere. Il punto è semplicemente che ora bisogna passare dal dissenso al consenso. Bisogna costruire un tessuto nuovo. Anche per questo è nata La Grande Italia.

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Apri con la storia della ragazza, continui con la delusione e le conseguenze imbarazzanti, vai avanti con l'affermazione della tua costanza di opinioni, critichi l'idealizzazione del dissenso e prosegui con l'elogio di chi il dissenso lo disprezza, termini con il potere che giustifica i mezzi se porta a qualcosa di buono e chiudi con la linguainbocca del lamadalai. Tutto sta roba per arrivare al postulato " Bisogna passare dal dissenso al consenso!!! ""
 
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Franco Marino
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