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La nascita di gruppi umani organizzati, la scrittura, l'agricoltura, la religione, la divisione gerarchica (o in caste), tutti questi fenomeni sono stati indagati e studiati per decenni con le lenti del positivismo e di un certo storicismo (quasi millenaristico).
Ancora oggi, l'approccio a macro-argomenti risente di questo biglietto da visita. In molti leggono lo spostamento della Storia verso il progresso, verso il futuro, verso un incedere di libertà identificata di volta in volta con diritti, libertà economiche o politiche, diffusione di una maggiore istruzione, laicismo o altro...
Qualsiasi studioso di storia, specie su un periodo lungo, non può che risentirsi di un approccio simile. Per cominciare ogni categorizzazione, ogni schematismo, ogni definizione è una generalizzazione e come tale risente di eccezioni e specificità. Oggi abbiamo solide basi per smentire che il Medio Evo sia stato solo un periodo oscuro o buio, eppure ancora oggi molti colloquialmente definiscono il Medio Evo come un periodo di violenze e barbarie (ma poi cosa vuol dire Medio Evo? Nel 600 dopo Cristo, anche la Cina era nel Medio Evo? Ha senso estendere le categorie storiche occidentali al di fuori dell'Europa pre-moderna? E se si, fino a dove geograficamente queste valgono? Su di chi? In base a cosa? Su Maometto valgono? A Bisanzio? In India? In India, in un qualche quartiere di mercanti occidentali? Pochi chilometri più in là, in un quartiere di mercanti vietnamiti o thailandesi?).

Lo studio della storia lunga e profonda ancora di più rafforza questa prospettiva.
L'agricoltura fu scoperta (inventata?) e abbandonata decine di volte, in decine di circostanze diverse, ogni volta forse in un modo diverso (non fosse altro perché ogni pianta, clima o terreno richiede degli accorgimenti specifici). Ancora peggio se pensiamo ad aspetti più astratti del vivere sociale: la sepoltura o cremazione dei morti, la musica, la danza, le pitture corporali, l'organizzazione in grossi gruppi per la caccia di grandi mammiferi (tutti aspetti che stiamo retrodatando sempre più e che ormai non riguardano più solo la specie Homo Sapiens Sapiens).
Ad esempio, la grande caccia dei mammiferi richiedeva strategie di caccia, ma anche strategie sociali. Questi grandi gruppi umani (grandezza relativa, ma dobbiamo comunque pensare che parliamo di decine di adulti) dovevano anche comunicare, magari accordarsi per spartire la preda catturata, bisognava anche assicurarsi una suddivisione, probabilmente una lavorazione minima delle pelli e via dicendo... Insomma, empatia, comunicazione, un qualche linguaggio, una capacità di collaborazione da programmare precedentemente e forse la capacità di trasmettere queste informazioni (se un metodo di caccia era particolarmente efficace, possiamo star sicuri che questo non sarebbe stato abbandonato).
Certo, probabilmente la grande caccia è stata sopravvalutata, perché abbiamo studiato solo una piccola parte dei resti preistorici (siamo molto condizionati dalle grotte francesi e in parte dalle altre grotte europee), ma ad esempio in Asia sembra prevalere la piccola caccia (i maiali prede più facili, anche per piccoli gruppi o per singoli), di recente si è anche rilanciata la saprofagia (mangiare carcasse) e l'entomofagia (mangiare insetti).
Supponiamo che siete stanchi ed affamati che un qualche predatore uccida un coniglio, perché non provare a rubarlo? Ancora meglio, perché non mangiare con dei bastoncini quelle ottime formiche o termiti che abbondano vicino il vostro riparo? Sono un ottimo integratore di ferro, B12 e tanti altri nutrienti, tutto sommato a costo energetico molto ridotto (certo, non postreste vivere solo di questo, ma è comunque meglio del digiuno o di rischiare un avvelenamento per mangiare quelle bacche.

Tendiamo spesso ad immaginare la storia come una freccia, il tempo come un arco lanciato verso la nostra idea (aspettativa) di futuro. Inutile dire che si tratta di un bias, in finale, le cose accadono spesso per caso o a seguito di una serie di stimoli macro e micro in quantità tale da essere imprevedibili. Non c'è una traiettoria del tempo, così come non esiste un bene o un progresso, esistono transizioni e passaggi che si sedimentano e che hanno una valenza locale e riletture a posteriori che servono a schematizzare le transizioni storico-sociali e a renderle comprensibili per i posteri (dove tanto più queste sono generiche e spesso errate e tanto più sono di facile interpretazione per il pubblico di massa).
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