L'anti-organizzatore

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L’Occidente è il teatro privilegiato del nuovo monarchismo globale che sta assediando l’esistenza dei popoli. Da Est a Ovest, la mortificazione della vita e dell’umanità come concetto proprio della dimensione individuale sta raggiungendo livelli mai attinti prima. Franco tempo fa ha scritto che “nella dittatura orientale, si toglie il microfono al dissenziente e lo si perseguita” mentre “in quella Occidentale, gli si abbassa il volume mentre lo si alza agli altri”.

Questa operazione da parte degli agenti del potere vigente è tanto più necessaria oggi, quando, dopo due anni e mezzo di politiche criminali e repressive, implementate sulla base di un presunto rischio di catastrofe sanitaria, ognuno di noi è perfettamente in grado di comprendere che il rischio è stato esagerato appositamente per giustificare le modalità eccezionalmente virulente di tale giro di vite repressivo.

L’amministrazione della paura ha quindi trovato nuovi vertici di raffinatezza, cercando ed ottenendo il consenso di vastissimi strati delle popolazioni mondiali, che hanno abbracciato la narrazione governativa, violentando il proprio stile di vita e imparando a liquidare come “nemici” della società e della Verità coloro i quali osino mettere in dubbio la natura dei problemi e l’efficacia delle soluzioni messe in campo.

Protagonisti assoluti della stretta repressiva in Occidente sono stati i partiti di sinistra, e principalmente quelli di ispirazione marxista e post-marxista, che hanno attestato una volta di più il loro status di nemici della libertà, di innamorati del totalitarismo, di servi delle concentrazioni di capitale e di guardiani dell’ordine costituito. Il loro ruolo di sbirri manutengoli del potere transnazionale dovrebbe ormai essere chiaro a tutti, e i militanti e sostenitori di queste organizzazioni vanno considerati come tali.

La finta ribellione dei sinistroidi, le loro attività routinarie spacciate per rivoluzionarie, la loro profonda connessione con gli organismi finanziari, le loro attività di washing (ambiente, minoranze, immigrazione, politiche di genere) coordinate con le attività dei governi che a parole dichiarano di combattere, il loro rimpinguare le fila degli esperti e dei tecnici al servizio di criminali leader occidentali ci hanno oltremodo disgustato, e non intendiamo più essere complici, finanche involontari, delle loro malefatte, che condizionano e devastano la vita di centinaia di milioni di individui.

Questa situazione ha forse l’unico pregio di mettere a nudo, in maniera definitiva, la crisi irreversibile dello stato nazionale, e deve fungere da stimolo per l’emancipazione delle popolazioni che da troppo tempo sono schiacciate socialmente, economicamente e culturalmente dall’ottuso stivale calzato dai governi coloniali e centralisti. L’esempio della rivolta dei nostri fratelli in Corsica è il segno più evidente di come la storia europea e mediterranea sia arrivata ad un bivio decisivo.

È il momento per i Siciliani di buona volontà di raccogliersi e costruire un’alternativa al modello di schiavitù imperiale globale che è stato immaginato, preparato, costruito ed applicato dal ristretto gruppo di plutocrati che tengono in pugno le organizzazioni internazionali, imponendo ovunque mediante il ricatto la negazione della libertà e l’asservimento agli interessi propri delle loro sordide botteghe usuraie.

Siciliani, non abbiate paura. La salute è in voi, niente e nessuno deve convincervi del contrario. L’unica forza che ci serve è ritrovare il coraggio per avocare a noi ciò che è già nostro: la nostra terra, il nostro mare, la nostra lingua, le nostre tradizioni, il nostro modo di intendere la vita e lo stare assieme. Per staccarci da uno stato coloniale che tutto si prende e niente ci dà. Il momento è arrivato, la storia è adesso.
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