Nello stesso giorno, ho visto due notizie che mi hanno colpita: la ferma volontà di condannare a morte Indi Gregory, una bimba di pochi mesi che è stata già dichiarata incapace di sopravvivere; l'intimidazione, subita dall'amico Franco Marino, da parte della direttrice scolastica della scuola primaria frequentata da sua figlia.
Queste due notizie parrebbero non c'entrare niente l'una con l'altra, ma, a guardar bene sono figlie della stessa ideologia: i vostri figli appartengono allo stato e voi, genitori che avete "solamente" dato loro vita e amore incondizionato, non avete voce in capitolo sulla loro educazione e perfino sulla loro stessa esistenza materiale.
Indi non è la prima bimba a essere condannata a morte dal tribunale inglese, ci sono stati precedenti con Charlie Gard e Alfie Evans. Con lei si ripete la stessa indignazione, l'Italia si ripropone come garante della vita e delle cure alla piccola, ma purtroppo ho il sentore che questo non basterà. Non è bastato con Charlie, non con Alfie, figuriamoci con Indi, che non è nemmeno la prima vittima sacrificale di questo ritorno di eugenetica.
La vicenda di Indi è nota, molto meno quella che ha colpito Franco.
Franco ha una figlia di otto anni che frequenta la scuola pubblica e, un bel giorno, si vede arrivare un'email in cui gli fanno presente che la bambina ha contestato la lezione sulla bontà degli insetti per l'alimentazione umana. Il papà, infatti, le aveva detto che sono nocivi.
Oltre a informare dell'accaduto, la direttrice allude a una carenza di igiene nell'ambiente familiare della bimba, di fatto minacciando un intervento dei servizi sociali.
Franco è stato bravissimo a rispondere alle illazioni e alle intimidazioni di questo scarto dell'istruzione pubblica, ma la sua esperienza è un chiaro esempio dell'ingerenza dello stato nella serenità dei nostri bambini.
Sì, siamo ancora sensibili alla condanna a morte di una bimba di pochi mesi la cui colpa è semplicemente una malattia rara, ma se l'obiettivo è ridarle la salute per immetterla nella scuola di propaganda transumanista, non siamo tanto distanti dalla mentalità inglese.
Perché qui non si tratta di chi sia più umano tra i popoli, ma di chi abbia ancora, in sé, il senso di Dio.
C'è un bellissimo proverbio che dice:
Noi viviamo in una società che ha esiliato il Sacro dalla vita dell'uomo e Dio non è altro che un nome vuoto a cui pochissimi prestano fede, perfino tra molti credenti.
Noi europei, poi, subiamo un continuo condizionamento che ci spinge all'animalità, non solo in una sensibilizzazione eccessiva verso le sorti dell'animale in sé, ma perfino nell'orizzonte esistenziale dell'individuo.
I fini degli animali sono basilari: mangiare, bere, dormire, accoppiarsi.
In molteplici variabili, gli influencer dell'Occidente si fanno portavoce di tutti quei sub-valori, comportamenti, aspirazioni che mirano esclusivamente a soddisfare la materialità e la parte più bassa dell'umanità delle persone.
Ci troviamo nello stato in cui Dio si desta, ma non sa di essere desto, perché nessuno Gli dà più spazio.
Talvolta il nome di Dio viene usato per portare avanti delle azioni e dei pensieri che con Dio non hanno niente a che fare, che spesso sono contro Dio.
Non voglio neanche affrontare una discussione sulla nuova decisione antitradizionale della Chiesa rispetto all'ingresso degli omosessuali e dei transessuali tra le file delle madrine e dei padrini (anche lì, si sentiranno più padrini o più madrine?) cattolici, perché sarebbe pleonastico rispetto a ciò che ho scritto finora.
Se non torniamo alla radice del problema della condanna di Indi, non avremo mai il coraggio di dire di no a queste ingiustizie e immoleremo i nostri figli sull'altare del transumanesimo.
Queste due notizie parrebbero non c'entrare niente l'una con l'altra, ma, a guardar bene sono figlie della stessa ideologia: i vostri figli appartengono allo stato e voi, genitori che avete "solamente" dato loro vita e amore incondizionato, non avete voce in capitolo sulla loro educazione e perfino sulla loro stessa esistenza materiale.
Indi non è la prima bimba a essere condannata a morte dal tribunale inglese, ci sono stati precedenti con Charlie Gard e Alfie Evans. Con lei si ripete la stessa indignazione, l'Italia si ripropone come garante della vita e delle cure alla piccola, ma purtroppo ho il sentore che questo non basterà. Non è bastato con Charlie, non con Alfie, figuriamoci con Indi, che non è nemmeno la prima vittima sacrificale di questo ritorno di eugenetica.
La vicenda di Indi è nota, molto meno quella che ha colpito Franco.
Franco ha una figlia di otto anni che frequenta la scuola pubblica e, un bel giorno, si vede arrivare un'email in cui gli fanno presente che la bambina ha contestato la lezione sulla bontà degli insetti per l'alimentazione umana. Il papà, infatti, le aveva detto che sono nocivi.
Oltre a informare dell'accaduto, la direttrice allude a una carenza di igiene nell'ambiente familiare della bimba, di fatto minacciando un intervento dei servizi sociali.
Franco è stato bravissimo a rispondere alle illazioni e alle intimidazioni di questo scarto dell'istruzione pubblica, ma la sua esperienza è un chiaro esempio dell'ingerenza dello stato nella serenità dei nostri bambini.
Sì, siamo ancora sensibili alla condanna a morte di una bimba di pochi mesi la cui colpa è semplicemente una malattia rara, ma se l'obiettivo è ridarle la salute per immetterla nella scuola di propaganda transumanista, non siamo tanto distanti dalla mentalità inglese.
Perché qui non si tratta di chi sia più umano tra i popoli, ma di chi abbia ancora, in sé, il senso di Dio.
C'è un bellissimo proverbio che dice:
Noi viviamo in una società che ha esiliato il Sacro dalla vita dell'uomo e Dio non è altro che un nome vuoto a cui pochissimi prestano fede, perfino tra molti credenti.
Noi europei, poi, subiamo un continuo condizionamento che ci spinge all'animalità, non solo in una sensibilizzazione eccessiva verso le sorti dell'animale in sé, ma perfino nell'orizzonte esistenziale dell'individuo.
I fini degli animali sono basilari: mangiare, bere, dormire, accoppiarsi.
In molteplici variabili, gli influencer dell'Occidente si fanno portavoce di tutti quei sub-valori, comportamenti, aspirazioni che mirano esclusivamente a soddisfare la materialità e la parte più bassa dell'umanità delle persone.
Ci troviamo nello stato in cui Dio si desta, ma non sa di essere desto, perché nessuno Gli dà più spazio.
Talvolta il nome di Dio viene usato per portare avanti delle azioni e dei pensieri che con Dio non hanno niente a che fare, che spesso sono contro Dio.
Non voglio neanche affrontare una discussione sulla nuova decisione antitradizionale della Chiesa rispetto all'ingresso degli omosessuali e dei transessuali tra le file delle madrine e dei padrini (anche lì, si sentiranno più padrini o più madrine?) cattolici, perché sarebbe pleonastico rispetto a ciò che ho scritto finora.
Se non torniamo alla radice del problema della condanna di Indi, non avremo mai il coraggio di dire di no a queste ingiustizie e immoleremo i nostri figli sull'altare del transumanesimo.