La Grande Italia

Il forum dei patrioti italiani

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La mente non è un progetto isolato.
Il sé non è un progetto monadico, ciascuno di noi crea nel corso della vita una rete di significati che chiama "io" e che si vede per forza affiancato a un tu, lui, noi, voi.
Un bambino impara dall'ambiente degli script (schemi comportamentali).
Ad esempio, un bambino osservando i comportamenti dei genitori impara degli script; frequentando determinati ambienti impara degli script.
Questo è un primo punto importante quando parliamo di istruzione pubblica e universale. Di base è un'idea eccellente, ma questa da sola non può bastare a spezzare le catene delle differenze sociali, perché il bambino prima di tutto apprende degli script. Vista in questi termini il rischio è che la scuola diventi solo un luogo dove far accumulare competenze lavorative e irreggimentare la popolazione, abituandola ad obbedire.
L'istruzione scolastica non è sufficiente a formare un individuo completo, servono gli script. Ancora oggi la possibilità di accedere a musei, biblioteche, corsi di formazione (realmente qualificanti), teatri è marcata in senso classista. Senza considerare quanto si riduca questa possibilità fuori dai grandi centri urbani.
Rimane però il dilemma, di milioni di cittadini che pur avendo accesso a biblioteche, musei, teatri, cinema o librerie preferiscono impiegare il loro tempo diversamente.
Qui subentrano gli script, che banalizzando potremmo riassumere nella necessità di creare abitudine e consuetudine sin dalla più tenera infanzia con la cultura, la creatività, l'arte.

L'ultima volta che ho fatto le analisi, in fila leggevo Tolstoj e l'infermiera mia coetanea ha commentato: "Io ho dovuto leggerlo alle superiori, un vero incubo", dal resto della conversazione capii che non era abituata alla lettura.
Il punto non è dare un giudizio moralistico sul fenomeno: la signora era laureata, educata, aveva un buon lavoro, probabilmente fisso, aveva tutte le possibilità per leggere, ma a lei non piaceva.

Qui si arriva alla grande beffa, i bambini non vengono abituati alla cultura. Filtra ovunque solo una cultura di massa e massificante, le manifestazioni auliche sono riservate a un gruppo più largo del passato, ma comunque ristretto rispetto al potenziale, mentre la cultura popolare è ridicolizzata e criminalizzata (viene identificata con la massificazione demenziale: i vari comici che ci deliziano di parolacce nei vari dialetti e che RAI 1 si prodiga bene di farci conoscere).
Mi direte, che l'editoria per bambini non è mai stata così fiorente, a costo di andare controcorrente (non sarebbe la prima volta) mi trovo purtroppo a dire che questa è una doppia trappola. Da un lato i bambini vengono abituati a letture molto semplici (quasi sempre moraleggianti) per crescere come giudiziosi impiegati del capitalismo cognitivo, dall'altro arrivano a sedici anni senza aver mai letto un vero romanzo (a quell'età con i miei coetanei macinavamo Hesse, Hemingway, le tragedie greche, Freud, Jung).

A distanza di anni sembra proprio che si debba riabilitare il modello scolastico e pedagogico sovietico. La scuola era pubblica e gratuita, i ragazzi pranzavano (gratis) a scuola ogni giorno, la mattina era dedicata all'istruzione, il pomeriggio ad attività sportive e ludiche. La frequentazione col verde era incoraggiata (favoriti in questo dall'ambiente generale) e oltre una certa età il lavoro manuale diventava parte integrante della vita scolastica (questo non era valido per chi finiva a vivere negli ambiente ristrettissimi riservati agli scienziati e ai tecnici di alto livello, ma c'erano reali pari opportunità: Yuri Gagarin era figlio di un falegname e di una contadina).
Tutti avevano accesso a un buon livello di istruzione che sopperiva alle fisiologiche mancanze familiari in ambito letterario ed estetico e i più bravi potevano diventare scienziati e tecnici, trasferirsi in luoghi appositi che il resto della comunità manteneva per permettere la crescita culturale e politica del progetto politico complessivo.

Tutto questo giro di parole per dire che l'istruzione universale è un gran bella idea, ma di suo non basta. Dottori, ingegneri, avvocati, giudici studiano per anni, ma ve ne sono in giro di perfetti imbecilli, l'istruzione non basta e finisce con l'essere uno strumento di riproduzione di classe (specie in un paese con l'ascensore sociale bloccato come l'Italia).
La rivoluzione è quel momento in cui uno come Chagall cura il teatro ebraico, in cui il figlio di un falegname e di una contadina può diventare il primo uomo nello spazio.

La rivoluzione è quel momento in cui ogni individuo ha accesso agli strumenti che secondo Jung permettono di diventare individui completi alla fine di lungo processo biografico.
La rivoluzione è cambiare i rapporti di forza dentro la società e dentro di noi, è un cambiamento esistenziale.
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