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Il forum dei patrioti italiani

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M. Sahlins in "L'economia dell'età della pietra" parla in alcune pagine centrali della società hawaiana. In particolare, si sofferma su un dettaglio interessante, la tendenza a ribaltare i sovrani, la mitologia attorno alle rivolte storiche.
Sahlins ricostruisce in poche righe come ogni re dovesse mantenere un equilibrio tra tensioni interne e nemici esterni. Le prime erano date da quella che definisce "la mancata rescissione dei rapporti tra potere istituzionale e economia familiare". Assistiamo su queste isole del Pacifico al passaggio da una società acefala a una organizzata gerarchicamente (una sorta di fase di transizione).
I leader per ridurre il malcontento dato dalla pressione tributaria (dovuto alle resistenze familiari-domestiche al potere) si impegnavano in nuove campagne di conquista che sul medio periodo aumentavano i costi di gestione bellica e burocratica.
In finale, due fazioni in genere una esterna e una interna ribaltavano il leader arrivando ad ucciderlo. Sahlins si sofferma sulla mancanza di un intento rivoluzionario, i contadini scontenti dalla cattiva gestione non instauravano una repubblica di pari, ma finivano per nominare un nuovo leader che prendeva il posto del vecchio, un eterno ritorno. Spesso il vecchio sovrano era ucciso da un personaggio prestigioso, un nobile o un guerriero che avrebbe potuto prenderne il posto.
Da notare come presso le Hawaii, l'incesto fratello-sorella tra regnanti fosse cosa comune. La mia ipotesi è che la possibilità riservata ai leader di violare i tabù sessuali endogamici fosse un modo per la società di affermarne un ruolo extra-umano, una sorta di resistenza passiva (il rapporto fratello-sorella era presente presso altre società gerarchiche in formazione).
Le società polinesiane hanno presentato spesso, al momento dell'incontro, questa sorta di fase di transizione (presente anche presso i Maori, le Tonga e probabilmente l'Isola di Pasqua).
Altra caratteristica di questo passaggio è il megalitismo, diffuso in tutta la Polinesia. L'impegno di molti lavoratori in attività megalitiche improduttive era una conferma del potere e del patto sociale, una testimonianza, probabilmente vi furono anche tentativi di sradicare i lavoratori dall'economia domestica (sappiamo che i costruttori delle piramidi non furono schiavi, ma una sorta di lavoratori salariati). Possiamo anche supporre che i primi regnanti tentarono di ingraziarsi il popolo (scarsamente abituato al potere e quindi intrinsecamente anarchico) creando una sorta di cantieri sociali in cui dare lavoro ai disoccupati: una sorta di proto-welfare dell'antichità.
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