La Grande Italia

Il forum dei patrioti italiani

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La storia siamo noi II
Un lento processo di costruzione dell'eterno presente si avviò in Europa con il succedersi della rivoluzione tecnico-scientifica, della rivoluzione francese e dell'età dell'imperialismo.
Sul finire dei '50 dell'800, Millet poteva ancora dipingere un'opera come "L'Angelus": i due contadini vivono un tempo religioso, il lavoro dei campi segue il ritmo di natura, è la Chiesa (quindi Dio) a indicare all'uomo il tempo delle opere e del riposo. La gran parte della popolazione europea (analfabeta, rurale e contadina) visse in questo eterno tempo del sogno, simile a quello degli aborigeni australiani, fino a quell'ondata di modernità che chiamiamo contemporaneità.
I nostri bisnonni e nonni vissero un mondo in cambiamento, passarono dal mulo alle immagini del primo uomo sulla Luna nel corso della loro vita.
Persino le case cambiarono, ci si spostò dalla campagna alla città, le abitazioni videro comparire i bagni interni, l'acqua corrente, le cucine crebbero e si riempirono di oggetti. Il salone, area dello svago, del gioco, della riunione domenicale, tipico solo delle classi borghesi fino agli anni '50, diventò poi appannaggio di tutte le classi sociali.
Nel nostro paese i due traumi collettivi furono l'unità nazionale e la I Guerra Mondiale. Ho avuto la fortuna di lavorare anni fa, come catalogatore dei bandi pontifici del 1870 e gli avvisi che le autorità diramavano per Roma avevano ancora un retrogusto medievale: a Carnevale è proibito vestirsi da preti per non turbare l'ordine; questa settimana chi si recherà a messa in quella chiesa avrà l'indulgenza plenaria e così via.
Quando arrivarono degli scienziati stranieri (europei) per i meridiani, le autorità pontificie presentarono la questione quasi come magia. Un contrasto scottante tra una scienza che misura tutto, che si estende sul globo dividendolo in linee e una società ancorata a un monarca antico dai poteri assoluti.
L'unità di Italia cominciò con lo spazzare via molte diversità locali, dietro i bravi patrioti (spesso repubblicani e democratici), muovevano i fili i Savoia e la massoneria inglese col solo scopo di bilanciare la Francia nel Mediterraneo e di arginare gli investimenti russi nella penisola e nell'Adriatico.
La I Guerra Mondiale segnò il momento di rottura finale, nessuno più poteva rimanere ai margini. Fenomeni come il brigantaggio scomparvero dai ricordi, il periodo pre-unitario diventò una sorta di fantasia edipica, il dado era tratto: milioni di poveri cristi lanciati al fronte.
La nascita di questa modernità e del suo benessere arrivò con una violenza che fatichiamo a capire: il campo di battaglia dove per difendere un re lontano, si uccidevano uomini uguali tra loro; l'industrializzazione e l'imposizione meccanica a quei contadini che sentivano l'Angelus di orologi, divise, ingressi e uscite misurati di lavoro; infine, l'urbanizzazione, il capitalismo spostava ancora manodopera da dove non serviva a dove serviva, tutti si spostavano volontariamente dalla povertà per andare a subire razzismo e sfruttamento, per servire la vorace macchina dell'ingiustizia sociale.
I nostri nonni al fronte tornavano e trovavano delle mogli cambiate, avevano lasciato delle casalinghe timide e timorate di dio e trovavano donne che gli erano subentrate sui luoghi di lavoro (per mandare avanti l'economia di guerra, di certo non per la parità di genere) e trovavano una società diversa: radio, cinema, pubblicità femminili, persino romanzi. Le donne guadagnavano, leggevano, compravano trucchi e vestiti, si vedevano con le amiche, era l'inizio di un'altra grande rivoluzione che sarebbe esplosa qualche decennio dopo.
I reduci si avvicinarono a un socialismo rivoluzionario e patriottico, ma quella volta il Partito Socialista (molto meno i sindacati) tradirono questa rivoluzione mancata. Il biennio rosso ebbe come risposta il fascismo e il manganello. Il paese borghese si impigriva e modernizzava, ci si interessava del gossip degli attori, delle bravate di qualche scrittore, della cronaca nera (lentamente sarebbe diventata l'ossessione delle casalinghe): l'anarchico catturato in Francia, lo smemorato di Collegno, i lontani resoconti dei "nostri eroi" (sic) che combattevano i ribelli in Libia e tanta pubblicità, la prima nel nostro paese, floreale, curata.
Sotto bruciava la cenere del malcontento sociale: i braccianti del Sud e dell'Emilia, le piane malariche del Veneto, le periferie sporche di Milano e Roma piene di violenza quasi una nuova giungla selvaggia, le fabbriche torinesi e i porti di Genova e Trieste.
Il congelatore fascista non contenne il paese, presto le esplosioni della modernità sarebbero esplose l'una in faccia all'altra...
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