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Ieri ho finito di leggere "Capitalismo woke" di Carl Rhodes edito da Fazi Editore.
Il libro affronta una delle tematiche più controverse dei nostri tempi: il progressismo aziendale.
Negli ultimi anni abbiamo visto banche e multinazionali sposare cause progressiste: diritti civili, LGTB, ecologismo, difesa degli animali, lotta alla mascolinità tossica, al razzismo, ecc.
Ma si è trattato di una conversione sincera? Pochi di noi credono in una conversione miracolosa dei miliardari scorgendovi ragioni pubblicitarie, ma l'autore scava oltre, dimostrando non solo la vacuità di queste proposte, ma persino i rischi in esse.
Il capitalismo woke arriva al termine del trentennio neoliberista, durante il quale in tutto il mondo la disparità ricchi e poveri è aumentata e il welfare cancellato. Gli imprenditori hanno assistito a un suicidio dello Stato e di tutte le tutele che il movimento sindacale aveva ottenuto. Oggi le imprese rivendicano un ruolo etico per mantenere in piedi un sistema ingiusto e che ha reso i propri azionisti e manager mai così tanto ricchi.
Il capitalismo woke è l'altra faccia del neoliberismo: Stato assente e aziende potenti che minano la separazione pubblico-privato, attaccando le basi della nostra democrazia, la distinzione tra politica ed economia.
Il libro sviluppa una riflessione storica e analizza alcuni casi emblematici di imprese dedite a cause woke. Si arriva al paradosso di multinazionali che spostano (legalmente) le sedi in paradisi fiscali, ma elargiscono donazioni. Il messaggio è: lo Stato è inutile, il fisco è nemico degli affari, la politica spetta alle aziende.
Sono gli stessi amministratori delegati a dirlo: governare il caos ed evitare la crescita di partiti populisti è parte della gestione degli affari. Il capitalismo woke è l'atto finale di quel processo di distruzione dello Stato che permette ai ricchi di stabilire una plutocrazia mascherata da gestione illuminata.
Questo approccio permette alle aziende di lavarsi la faccia davanti ai consumatori, ma anche di stabilire l'agenda politica (disinnescare il dissenso). Assistiamo al paradosso della contrazione dei salari ignorato, mentre si discute di diritti civili con il supporto dei vari Amazon, Google, Facebook, Netflix, ecc che pensano bene di pagare meno tasse dove più sarebbe necessario per fare politiche di istruzione, sanità e assistenza anche a favore delle minoranze.
Si sviluppa il caso di Nike a fianco del movimento anti-razzista negli USA, ma nota dagli anni '90 per il duro regime lavorativo (che coinvolge anche manodopera minorile) in Asia. I consumatori ricoperti da dibattiti riguardo al coinvolgimento di Nike in politica hanno dimenticato il secondo.
La polemica dei conservatori è sterile: i nuovi capitalisti woke non intaccano gli interessi aziendali a favore delle cause etiche. Il libro ci dimostra in modo inequivocabile come tra cause woke e profitti aziendali, le multinazionali non hanno dubbio, il vecchio capitalismo preferisce sempre un bilancio positivo.
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