La Grande Italia

Il forum dei patrioti italiani

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L'America Latina e l'Italia due storie così diverse, ma così simili e intrecciate.
Un continente e uno Stato testimoni dei cambiamenti del sistema-mondo:
- Il primo nella sua periferizzazione dipendente dagli USA ora, dal Regno Unito e dalla Spagna prima.
- La seconda come ultimo paese del gotha del capitalismo mondiale (sesta potenza economica mondiale, G7, OCSE, NATO).
La nostra storia parte molto addietro, quando i marinai genovesi si lanciarono alla conquista dei mari per conto della Spagna (dopo aver perso il primato nel Mediterraneo, siamo sempre stati la periferia del centro). Fu un genovese a scoprire tra gli europei l'America (sì, i Norreni erano già arrivati, ma se scopri una cosa e non lo sai, non l'hai scoperta) e furono sempre i genovesi a gestire (nell'800) la navigazione privata del Rio de la Plata e del Paranà.
Gli italiani tra '800 e '900 furono la forza lavoro mandata a riempire le nuove repubbliche indipendenti. I nostri connazionali durante interminabili viaggi (passati spesso pregando in preda al terrore), giungevano in Argentina, in Uruguay, in Brasile e vi costruivano la loro nuova vita: San Paolo è la città con più italiani fuori dall'Italia; metà della popolazione argentina o uruguaiana è di origine italiana.
Le persone partivano per i più disparati motivi: la malaria, la povertà, i terremoti. Si trovavano in un mondo nuovo e pieno di promesse. Formalmente erano uomini liberi, erano gli ingranaggi del capitalismo mondiale che abilmente vendeva la speranza di una nuova vita per spostare lavoratori poco qualificati nella periferia del sistema-mondo.
Partivano dal loro piccolo paese collinare (alpino o appenninico), salutando una famiglia che non avrebbero più rivisto, guardavano per l'ultima volta le terre aride e incolte tipiche del latifondo italiano, le vallate malariche e infestate dai briganti e dai fantasmi del nostro lungo Medio Evo. I più fortunati, quelli che avrebbero superato il viaggio vivi, in pochi mesi si trovavano catapultati nella modernità.
Possiamo immaginarli partire vestiti male, con un sacco con dentro pane, vino, forse l'immagine di un santo. Queste stive cariche di uomini prima del Nord (prima metà dell'800) e poi del Sud.
Li vediamo in questo viaggio interminabile scossi dallo sporco, dalla diarrea e dallo scorbuto. Arrivati a Montevideo o San Paolo, subito si introducevano nella comunità italiani favoriti da qualche prete o da qualche piccolo proprietario connazionale, altre volte da un parente o da un compaesano arrivato anni prima.Questa dinamica così intima e personale era in realtà l'ennesimo ingresso del capitalismo nel privato, si vendeva un desiderio e si ponevano in essere le condizioni per lo sfruttamento agricolo e proto-industriale di un continente.
Mentalmente ho costruito un percorso di questo tipo quando ho progettato i miei due libri ("La terra di Itzamnà", edito da Kulturjam.it, che introduce in Guatemala nel sistema-mondo anche con prospettive future per tutto il continente e "Italia eterna Cenerentola", edito da Area Pascale - Mario Pascale editore, che parla di politica estera durante la II Repubblica - link per acquisto nei commenti), una sorta di collana per comprendere questo macro-sistema economico-sociale che tutti ci avvolge.
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