La Grande Italia

Il forum dei patrioti italiani

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La grandezza del passaggio storico odierno è data dalla redistribuzione di potere all'interno del globo. Per la prima volta da circa 250 anni, i popoli occidentali (includendo in questa generica etichetta Europa, Anglosfera e alleati) perdono potere economico e politico, a vantaggio di nuovi attori globali.
Il ventennio di boom economico cinese oltre a portare enormi risultati in politica interna, porta dopo anni di cautela la Cina a proiettarsi come attore globale.
Per farlo la Cina ha interrotto quel binomio tossico che la legava agli USA. La Cina era stata parte del piano delle classi egemoni USA negli anni, quando la decolonizzazione stava maturando i propri frutti.
Contemporaneamente le potenze tradizionali e la super-potenza nordamericana vedevano eroso il proprio primato: rialzo del costo del petrolio, indipendenza e socialismo in Angola e Mozambico, fine del fascismo in Spagna e Portogallo (con ondata di scioperi), sconfitta in Vietnam, sandinisti in Nicaragua, rivoluzione islamica in Iran, ecc.
La decisione (gestita dal duetto Nixon-Kissinger) di aprire alla Cina popolare (all'epoca in rottura con l'URSS perché considerata revisionista, in sostanza "moderata") creò le condizioni per la generale repressione di quell'ondata. La Cina diventò il nuovo mercato in cui investire e che aprendosi spalancava le porte di casa di un miliardo di nuovi consumatori, al contempo la crescita economica cinese cominciò a finanziare il debito USA comprandolo a più non posso (subentrando poi al Giappone in questo ruolo).
Negli anni '90, la classe dirigente USA ubriacata di "fine della storia" pensò che Vietnam e Cina si sarebbero adattati, che il mercato fosse impossibile senza la democrazia e continuarono a sperare in cambiamenti repentini e bruschi. Forse con questa prospettiva (o forse con l'idea di farsi comprare ancora di più il debito, proprio quando con la guerra al terrorismo serviva), gli USA accettarono l'ingresso cinese nel WTO. Era un mondo spietato: i venezuelani organizzavano piani per sfamare le famiglie povere, ospedali pubblici, programmi di alfabetizzazione, ma subivano il ricatto del gigante nordamericano; chi non si adattava, era piegato e i disastri erano all'ordine del giorno (ribaltare governi solidi in Iraq e Libia per far subentrare tagliagole e mercenari non è stata certo una buona idea).
Poi, il gioco del potere ha preso il suo corso: la contemporanea affermazione cinese (già in atto) e la ricostruzione di leadership assertive in Russia, India e Brasile ha fatto il resto. L'esito lo vediamo davanti i nostri occhi ogni giorno, mentre l'inflazione erode la capacità di acquisto della popolazione occidentale.
A prevalere sono Stati con sistemi organici (banalizzando), paesi in cui il governo prevale sull'economia e in cui lo Stato subentra, in cui la società dice ancora la sua sul mercato.
Ormai, la situazione per il sistema-mondo americanocentrico è così grave che persino il Messico vota governi poco graditi e interviene sul litio (risorsa strategica sul futuro).
Quello che viviamo è un periodo di declino lungo dell'Occidente (in particolare dell'Europa occidentale), legato alla chiusura di una serie di cicli e una sclerotizzazione inevitabile: ci piaccia o no, nessun campione di pugilato è eterno, prima o poi devi andare in pensione (date le statistiche sulla demografia europea, direi che la metafora calza bene).
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