La Grande Italia

Il forum dei patrioti italiani

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Se prendiamo per buona l'idea che i cacciatori-raccoglitori o i contadini erranti delle foreste tropicali (quelli che bruciano pezzi di foresta, sfruttano il terreno qualche anno e poi lo abbandonano) vivessero in modo parco ma non misero, accettiamo anche l'idea che questi vivessero in comunità con orario lavorativo ridotto. I compiti domestici potevano occupare ore aggiuntive, ma di solito in queste popolazioni nessuno considerava questi compiti "lavoro"; solo di recente anche in Occidente abbiamo cominciato a farlo. I bravi sociologi cattolici giustamente dicono che quelli sono compiti di "cura" che andrebbero esclusi dalla "sfera economica", non per sminuirli, ma per farci uscire dal modello produttivista e dalla necessità di lavorare 40 ore a settimana.
Di questa analisi sui popoli, che un tempo avremmo definito "primitivi", il punto è che questi si presentano come contro il potere. Certo, non mancano capi (più o meno stabili), così come non mancano società assembleari (più o meno aperte), ma questi non legano il loro potere alla ricchezza.
Come nel Medio Evo (non a caso si fanno partire le scintille di capitalismo dalla chiusura dei campi in Inghilterra), la comunità conservava una grande fetta di "beni comuni", in senso lato non appartenevano nemmeno allo Stato (che propriamente nemmeno esisteva), spesso alla comunità, talvolta non era specificato, semplicemente l'uso era libero.
Troviamo un clima simile anche nelle società con modelli economici pre-moderni. Il capo villaggio non disponeva di un territorio suo appannaggio esclusivo, probabilmente il clan disponeva di un suo orto o di un podere dove far pascolare i suoi animali, ma non si trattava di una latifondo e spesso per estensione e ricchezza era comparabile a quella di qualsiasi altro clan.
Queste erano società in cui nessuno moriva di fame, nessuno progettava missili per Marte o lavorava alienato in fabbrica otto ore. Direte, "certo, ma quella società non aveva le possibilità tecniche per aspirare a tanto", questo svela qualcosa della tecnica e del rapporto che questa stabilisce col potere (al netto di una serie di vantaggi per la comunità).
Aggiungo che una comunità di cacciatori siberiani non può mandare missili su Marte, ma può incaricare qualcuno di compiti più gratificanti individualmente, invece si nota una certa rigidità nella divisione dei ruoli (spesso per genere, età o capacità), ma anche una grande capacità di adattamento (tutti sanno procacciarsi cibo e acqua, i più sanno hanno senso dell'orientamento). Tutti devono disporre di competenze minime per vivere, alcuni sono specializzati più di altri, ma il lavoro non è specialistico.
Tutto questo riduce anche il grado di invidia sociale. Non posso provare invidia per tizio, perché io e tizio facciamo la stessa cosa e tutti e due siamo inseriti in un circuito produttivo gruppale (domestico, clanico, tribale), per cui il mio lavoro è una goccia del lavoro del mio gruppo. Certo, può nascere rivalità o invidia tra gruppi, ma in comunità di poche decine di uomini, per lo più nomadi, ha poco senso invidiarsi per dei beni che andranno abbandonati.
Qualcosa cambiò con la proprietà contadina, il podere, il duro lavoro dei campi, ma fu un processo lungo millenni...
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