La Grande Italia

Il forum dei patrioti italiani

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Una peculiarità dell'odierna società (quella che noi identifichiamo come "moderna", concentrata sul settore "economico" indipendentemente da se questo assuma un carattere capitalista o socialista) è la creazione di lunghe catene di approviggionamento.
Le popolazioni extraeuropee "pre-contatto" e in buona parte anche parte della popolazione europea pre-società di massa riuscivano ad autoprodurre quasi tutti i beni materiali di cui avevano bisogno. Non importa se parliamo delle antiche popolazioni della Tasmania, dell'Africa meridionale, della Patagonia o della Nuova Zelanda, la caratteristica principale era l'autosufficienza. Ogni nucleo familiare doveva autoprodursi il cibo e doveva procurarsi acqua a sufficienza per vivere e sopperire alle proprie esigenze.
A differenza, di quanto pensiamo questo non rendeva tutti gli "antichi" onnivori; al contrario, già gli autori classici ci parlano di tabù alimentari, di popolazioni che avrebbero preferito morire di fame piuttosto che nutrirsi di questo o quel cibo. Forse la carestia era meno diffusa di quanto pensiamo e collegata al periodo, alla stagione, a circostanze occasionali specifiche e ben delimitate nel tempo e nello spazio (altrimenti l'umanità si sarebbe estinta per fame molto tempo fa, al contrario abbiamo avuto un lento incremento demografico e poi un'impennata legata alla tecnica e all'industrializzazione).
Un aborigeno australiano era in grado di fabbricarsi da solo tutti gli utensili di cui aveva necessità o poteva chiedere aiuto a qualcuno nel suo gruppo familiari, tribale, domestico. I nostri antenati preistorici erano dei maestri nel lavorare pietre, legname, riuscirono persino a capire la lavorazione dei metalli o il controllo del fuoco, tutte cose che la maggior parte di noi oggi, se messi alla prova, non avrebbe la minima idea di dove mettere le mani.
Non si tratta semplicemente della vita moderna, anche un contadino calabrese degli anni '50 farebbe meglio di noi.
Questo creava in queste società un senso di opulenza. Il cacciatore-raccoglitore aveva tutto ciò di cui aveva bisogno, ricavabile dall'ambiente circostante e per lui facile da costruire o creare. Non serviva avere dieci archi di riserva se i cacciatori con arco erano tre o se tutti gli abitanti del gruppo erano sette o se le prede cacciabili con arco erano poche. Queste società vivevano una sorta di opulenza data dall'adattamento all'ambiente e non dal dominio sullo stesso. Non si forzava l'ecosistema a produrre in base alle necessità della comunità umana, ma la comunità era inserita nel contesto ecologico e con esso coesisteva. Si tratta di una società in equilibrio, in cui la demografia non cresce o cresce lentamente, basta una pandemia a rimettere in ginocchio la popolazione di un intero continente come in una sorta di gioco dell'oca delle nascite.
Non era una vita paradisiaca, queste società avevano anche momenti di crudeltà, molti gruppi o individui morirono di stenti, di fame, di sete o di cambiamento climatico. Altri semplicemente rimasero isolati e diminuirono a tal punto da finire vittime dell'endogamia e dei difetti genetici.
Si tratta di un mondo in equilibrio con la natura e che come tale prevedeva una dose di crudeltà "naturale" (ricorrendo a un concetto terribile, ma che tutti possiamo capire facilmente).
Poi, come abbiamo detto in altri contesti, si ebbe in alcune aree temperate del contesto afroeuroasiatico (e forse anche altrove, ma al momento disponiamo di poco materiale) lo sviluppo dell'agricoltura, di comunità più numerose, la stratificazione sociale e forse la nascita di quel senso di "alienazione" da civiltà di cui parlò Freud; la competizione tra stati o proto-stati fece il resto: la tecnica, la produzione, la guerra, il PIL...
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