La Grande Italia

Il forum dei patrioti italiani

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Ogni società ha i suoi critici. Non importa se questi siano una contro-classe dirigente alla ricerca della ribalta o i diseredati.
In Occidente, con l'affermazione della rivoluzione francese prima e del romanticismo dopo, si è affermata l'idea dell'intellettuale ribelle, dell'intellettuale coscienza, forse anche per un collegamento rivoluzione-illuminismo in Francia. Anche questa è una mitologia: intellettuali e artisti sono stati per gran parte della storia mondiale (in buona parte lo sono ancora) i migliori servitori del potere. Questo fenomeno sarà noto ai più come "mecenatismo"; un uomo ricco o di potere organizzava un gruppo di artisti o intellettuali e li finanziava per ottenere dal loro genio una sorta di ricostruzione mitologica della propria vita.
Questo poi è quello che vediamo ancora oggi accadere nei cinema o nelle serie. L'industria culturale è stato strumento di diffusione dei valori statunitensi nel mondo. Oggi, la Cina sta cercando di recuperare questo gap producendo contenuti audiovisivi e rendendoli appetibili. Oggi lo chiamiamo soft power, ma in finale non è poi così diverso dall'esportare in India la moda o la lingua inglese durante il colonialismo.
Le migliori menti in Occidente sono stati i critici del sistema capitalista; in URSS l'evoluzione è stata opposta, molti intellettuali con l'allontanarsi della rivoluzione, sono passati a una posizione anti-bolscevica. Le migliori menti d'Europa sono scappate in USA durante la II Guerra Mondiale; tra cui molti membri della Scuola di Francoforte, pensatori della teoria critica.
Un bel libro di fantascienza di Ursula Le Guin (I reietti dell'altro pianeta) suggerisce che una società anarchica potrebbe essere più conformista di una società capitalista o socialista. Una società senza regole e gerarchie potrebbe essere più dura e potrebbe richiedere grandi sacrifici ai membri (sottovalutiamo sempre che l'attuale benessere si fonda sul capitalismo e sulla fiducia nel credito, nel sistema bancario, nella crescita del PIL e nelle istituzioni).
La più grande invenzione del capitalismo è il mito del progresso, spezzare l'idea di un tempo ciclico o di un'epoca d'oro ormai perduta (pensate alla mitologia induista o romana). Il mito fondativo di un'età dell'oro che probabilmente si richiamava a un passato ideal-tipico. Un periodo in cui la natura era generosa, regalava frutti e selvaggina abbondante, l'uomo non doveva lavorare per vivere. Persino la Bibbia porta racconti di un periodo simile (l'Eden) e di come fu la volontà di sapere (la mela) a separare l'uomo da questo mondo ideale (da qui la radice neolatina trab; da cui "travaglio" in italiano o "trabajo" -lavoro- in spagnolo; partorire e lavorare vengono considerati due aspetti lavorativi, legati al sacrificio).
La conoscenza come destino (maledizione) dell'uomo? Il potenziale tecnico come potenziale problema o opportunità per la nostra specie. Quando fu raccolta la mela? Con la pastorizia e la comparsa delle malattie derivate dalla convivenza con gli animali? Con la violenza sociale? Con l'organizzazione gerarchica? Con la religione? Con l'agricoltura che tanti sacrifici richiese ai primi cacciatori-raccoglitori?
Si deve a questo primo trauma la fondazione della teoria critica? La presenza in molte culture (Nord America, Europa, Tibet) di clowns che mimano l'organizzazione religiosa e politica della società, mostrandone gli aspetti paradossali?
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