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Ho sempre detto che tra i libri che condizioneranno il futuro del mondo inserirei il Sutra del Loto.
Non lo dico per simpatia, quanto per la sua capacità di adattarsi e diffondersi, come scrivevo pochi giorni fa, il Sutra ha saputo viaggiare nel corso dei secoli (India - Cina - Corea - Giappone). Qui, nel corso del '900, è riuscito ad emergere dalla semi-persecuzione a cui il buddhismo andò incontro sotto il regime militarista (che lo identificava come straniero) e a dare vita a tre dei più grandi nuovi movimenti religiosi.
La predicazione giapponese ruota per lo più attorno alle riflessioni di Nichiren, in nuce quelle innovazioni erano già presenti nelle scuole cinesi. Abbiamo visto il passaggio verso un riduzionismo applicativo, arrivando a un misticismo magico: se inizialmente i monaci cinesi copiavano e imparavano per intero il sutra, successivamente si tese a ridurre il testo.
In Giappone si arrivò a concentrarsi sul daimoku (Nam myoho renge kyo) e su due capitoli (sempre in un giapponese-cinese medievale). Il Sutra enuncia la natura del Buddha come elemento intrapersonale (persino la principessa drago, una bambina non umana, ottiene l'illuminazione) come tale il corpo di Buddha non è più un corpo fisico, ma di parole, di significato, che permea la realtà nella sua impermanenza (Vacuità). La realtà è vuota, perché transitoria, ma al contempo proprio perché vuota, presenta al suo interno un potenziale eterno che è la natura mistica del Buddha. La liberazione da questo mondo di dolore e impermanenza non può essere raggiunta razionalmente, il Sutra non va compreso, va vissuto, perché non c'è niente da capire, solo una grande compassione verso tutti gli esseri intrappolati nel rapporto causa-effetto.
Così, la figura centrale non è più Buddha (che si lancia oltre il tempo, diventando eterno), ma quella del Bodhisattva, a sua volta caratteristica non di uno "stato", ma di un ruolo. Il Bodhisattva (i milioni, miliardi di) continuano a rinascere per salvare gli altri, vivono il mondo pur essendone fuori, hanno compreso la vera natura del mondo, tutto è transitorio, la realtà è un miraggio, ma al contempo continuano a rinascere per liberare gli esseri viventi intrappolati in quel miraggio.
Nel Sutra non esiste il tempo, Sakyamuni (il Buddha storico) è accanto ai Buddha del futuro, a quelli di milioni di anni fa, di altri mondi! Tutti si affiancano per predicare la Legge mistica del Loto, un fiore che sboccia in mezzo al fango, proprio come la natura del Buddha sboccia nella sofferenza di questo mondo.
Dettaglio interessante, il Sutra è un meta-discorso, non viene mai predicato. Si invitano gli ascoltatori a sentire parabole, metafore, racconti, predizioni sulle future illuminazioni degli astanti o sintetici discorsi sulla natura vacua del reale e la vita eterna del Buddha, ma non si predica mai il Sutra. Il lettore occidentale potrebbe non capirne il senso, è come se lungo il testo ci si prepari per qualcosa che non arriva mai.
Applicando una riduzione impropria: il sutra è uno psicologismo che ci svela la transitorietà della nostra condizione, il mal comune che riguarda tutti gli esseri viventi e l'universale bisogno di amare ed essere amati in questa valle di lacrime.
Nell'Occidente secolarizzato questo discorso a metà tra il misticismo e la salvezza per opere, secondo me, prenderà piede, mescolandosi e cambiando, come ha sempre fatto, essendo un meta-discorso attorno alla natura della realtà e della mente.
Penso, inoltre, che il Sutra del Loto sia in buona sostanza un testo assimilabile allo gnosticismo cristiano; in cui l'assenza di Dio riempie un vuoto positivo (e credo che su questa base avverrà l'innesto).
Forse sono condizionato dalle mie letture giovanili di Fromm, la mia impressione è che non ci sia nessuna contraddizione tra Eraclito, Marx, Valentino lo gnostico, Buddha, Freud, Meister Eckhart, il bushido, Plotino, la Bhagavadgita (e Krisna che terrorizza l'eroe simil-omerico Arjuna mostrando tutto l'universo nella sua bocca: la morte, le galassie, l'amore, la nascita di tutti, il passato e il futuro, la guerra, l'odio, la rinascita, ogni vita, ogni dolore, ogni passione, ogni attimo); scorgo persino Nietzsche.
Il mio rimane un marxismo umanista concentrato sul bisogno di "Essere" in una società di "Avere".
Ripeto una citazione messa qualche mese fa; nel secondo atto del Mahabharata di P.Brook, in una scena Yudhisthira risponde a un dio nascosto nell'acqua:
"Cosa è dolore? L'ignoranza
Un esempio di veleno? Il desiderio
Di sconfitta? La vittoria
Quale è il tuo contrario? Me stesso
Cosa è la follia? Una strada dimenticata"
Da materialista, penso anche che il potere del denaro condizioni i desideri delle persone e vedrete che con l'affermazione della Cina, dopo anni di punk e Netflix, improvvisamente scopriremo una grande passione per salsa di soia e Sutra del Loto, ma questa è un'altra storia.
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