La Grande Italia

Il forum dei patrioti italiani

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I conflitti economici e commerciali in genere precedono i conflitti caldi (quelli guerreggiati, in senso classico).
Basta uno sguardo alle tappe che precedettero la II Guerra Mondiale per avere un'idea: Giappone e USA entrarono in contrasto nell'area del Pacifico e gli USA portarono un duro danno al Giappone chiudendo l'esportazione di petrolio verso l'arcipelago. L'URSS, forse in modo meno vistoso, era già entrata in rotta di collissione con il Giappone quando era ancora Russia e i due Stati si fronteggiavano in Manciuria, Siberia e Corea (carbone e ferrovie).
Il conflitto economico da chiari segni di peggioramento quando i paesi preparano il decoupling, il disaccoppiamento economico-commerciale, quando pensano di poter fare a meno l'uno dell'altro.
Ad esempio, è vero che il mondo nel 1914 era al picco degli scambi e che un simile livello sarebbe stato nuovamente raggiunto solo negli anni '30, ma è altrettanto vero che gli interessi economici della Germania erano in collisione con quelli del Regno Unito e che nella rivalità si erano insinuati gli USA con un nuovo metodo organizzativo del capitalismo (dal classico a quello manageriale).
Oggi, assistiamo a qualcosa di molto simile: la Cina e gli USA si affrontano alzando di volta in volta la posta in gioco e in particolare alzando la questione dazi e forniture.
Già oggi è in corso una guerra dei chip, parte essenziale della maggior parte dei prodotti tecnologici. Critiche anche le questioni elettrico e terre rare (fondamentali per il futuro tecnologico).
Certo, i chip sono prodotti sull'isola ribelle di Taiwan, fedele alleato USA, ma in caso di conflitto dipendere da un'isola davanti le coste della Cina continentale non è ottima mossa. Il rischio di vedere un crollo della produzione di materiali utili è troppo grande.
Così, sono partiti i dazi, appunto decoupling. Non solo dazi alla Russia, ma anche misure al dettaglio, le note catene della moda economica (per lo più europee) hanno annunciato che non useranno più fibre dallo Xinjiang, regione degli Uiguri. Intanto una campagna mediatica martellante rimbalza notizie sul debito e sul cattivo commercio cinese, insomma, cosa vogliono questi cinesi? Perché fanno prestiti per costruire ponti, porti e ferrovie?
Non potevano fare come i civili europei e sviluppare un sistema coloniale e ridurre mezzo mondo in schiavitù e poi smettere (mantenendo rapporti monetari e commerciali a proprio vantaggio) e fare la morale?
Il punto nodale è che ora gli USA stanno pompando i propri alleati in una competizione sostituiva con la Cina: il Messico si sta specializzando in chip e auto elettriche (ma potrà mai diventare un acquirente altrettanto grande per l'industria automobilistica USA?), l'Europa (in particolare la Svezia, ma un po' tutti, Italia inclusa) scopre miniere di ogni sorta che fino a ieri ignoravamo per questioni ecologiche (la Svezia scopre le terre rare, anche la Francia, l'Italia scopre il titanio tra Liguria e Piemonte).
Plauto con sagace ironia scisse:
Stultitiast, pater, venatum ducere invitas canes.
Padre, è sciocco andare a caccia con cani pigri.
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