Nelle crisi arriva un momento in cui la crescita di un paese viene finanziata a debito.
Quando su giornali, radio o TV viene detto che il PIL del paese tal de tali (Italia, Spagna, Portogallo, per esempio) cresce su stimolo del PNRR, dovremmo anche valutare quanta di quella crescita sia reale e non semplicemente "pompata".
Mi spiego meglio, secondo voi perché l'economia italiana (PIL) va così bene, mentre la produzione industriale va così male?
Crescono i servizi: turismo, cultura, musei, terziario, servizi, formazione, informatica, ecc.
Tutto fantastico, ma quindi, in concreto cosa stanno facendo? È come quando attacchi un moribondo a una macchina.
Il paese diventa dipendente da un continuo afflusso di capitali esteri (debiti), tutto funziona fino a quando le aspettative di crescita e guadagno restano elevate, il PIL continua a crescere (oltre il suo potenziale reale), il debito cresce oltre il PIL (e così il rapporto debito-PIL), anche l'inflazione lentamente parte e... Via, un piccolo calo della fiducia, dei consumi e il castello di carte crolla, era solo uno schema Ponzi.
Noi prendiamo soldi a prestito per gonfiare una ricchezza probabilmente estemporanea e che non risolve le questioni strutturali (come la cattiva distribuzione della ricchezza o la deindustrializzazione).
In sostanza, gonfiare la crescita col debito (per giunta in una valuta non sotto controllo della banca centrale nazionale, ulteriore aggiunta: banca centrale nazionale privata e indipendente) di solito si risolve in una bolla di breve durata (speriamo non sia così, ma...).
Direte voi: ma i debiti sono in euro e la BCE è una banca centrale, si una banca centrale di tot paesi con interessi divergenti e spesso in contrasto e con la Germania (paese leader) in recessione industriale e generale del PIL.
Abbiamo debiti con uno strozzino straniero che non risponde a nessuno (banca centrale autonoma), in una moneta di nessuno stato (non esiste Eurolandia), con tanti Stati a competere sul tema.
I politici sfilano a Bruxelles come l'orchestra sul Titanic che affonda, ma "spezzeremo le reni alla Russia".
Quando su giornali, radio o TV viene detto che il PIL del paese tal de tali (Italia, Spagna, Portogallo, per esempio) cresce su stimolo del PNRR, dovremmo anche valutare quanta di quella crescita sia reale e non semplicemente "pompata".
Mi spiego meglio, secondo voi perché l'economia italiana (PIL) va così bene, mentre la produzione industriale va così male?
Crescono i servizi: turismo, cultura, musei, terziario, servizi, formazione, informatica, ecc.
Tutto fantastico, ma quindi, in concreto cosa stanno facendo? È come quando attacchi un moribondo a una macchina.
Il paese diventa dipendente da un continuo afflusso di capitali esteri (debiti), tutto funziona fino a quando le aspettative di crescita e guadagno restano elevate, il PIL continua a crescere (oltre il suo potenziale reale), il debito cresce oltre il PIL (e così il rapporto debito-PIL), anche l'inflazione lentamente parte e... Via, un piccolo calo della fiducia, dei consumi e il castello di carte crolla, era solo uno schema Ponzi.
Noi prendiamo soldi a prestito per gonfiare una ricchezza probabilmente estemporanea e che non risolve le questioni strutturali (come la cattiva distribuzione della ricchezza o la deindustrializzazione).
In sostanza, gonfiare la crescita col debito (per giunta in una valuta non sotto controllo della banca centrale nazionale, ulteriore aggiunta: banca centrale nazionale privata e indipendente) di solito si risolve in una bolla di breve durata (speriamo non sia così, ma...).
Direte voi: ma i debiti sono in euro e la BCE è una banca centrale, si una banca centrale di tot paesi con interessi divergenti e spesso in contrasto e con la Germania (paese leader) in recessione industriale e generale del PIL.
Abbiamo debiti con uno strozzino straniero che non risponde a nessuno (banca centrale autonoma), in una moneta di nessuno stato (non esiste Eurolandia), con tanti Stati a competere sul tema.
I politici sfilano a Bruxelles come l'orchestra sul Titanic che affonda, ma "spezzeremo le reni alla Russia".
