Chiunque mi legga da un bel po' di tempo, sa che se c'è una cosa che non sopporto di qualsiasi trattazione su un qualsiasi tema è il cosiddetto moralismo. Quel meccanismo per cui ci sono i buoni della storia, clementi, coraggiosi, democratici, e i cattivi che sembra che al mattino non facciano altro che svegliarsi, grattarsi la testa e chiedersi "a chi faccio del male oggi?".
Così anche la vicenda di Ilaria Salis viene trattata, a mio avviso, nella maniera più sbagliata. Cioè partendo dal presupposto che c'è una povera martire e un governo, per definizione, brutto e cattivo, salvo quando si tratta di imporre i diktat del totalitarismo liberal.
Ma anzitutto: chi è Ilaria Salis? E' un'attivista antifascista, accusata di aver aggredito due militanti "cosiddetti" di estrema destra. Dico "cosiddetti", perché la preoccupante facilità con cui si dà del fascista a qualcuno l'ho sperimentata, in passato, pure io, che fascista non sono stato nemmeno per un giorno della mia vita. Ma se anche fosse che questi militanti fossero di estrema destra, le rivendicazioni della sinistra e in generale del governo italiano sono tra il ridicolo, il patetico e il pericoloso. In sostanza, la tesi dell'antifascista medio, quando un militante dell'area opposta viene aggredito, è che sostanzialmente quest'ultimo se la sia meritata. Siamo insomma tornati al famoso slogan "l'unico fascista buono è un fascista morto". Solo che evidentemente la signorina pensava che in Ungheria si ascoltassero i 99 Posse ("Uccidere un fascista non è reato") e che le venissero permesse le libertà che, di solito, vengono concesse in Italia, salvo scoprire che, in terra magiara, le cose funzionano diversamente e se aggredisci qualcuno, poi paghi.

In realtà, tutta la vicenda sta assumendo una proporzione mediatica soltanto perché è avvenuta in Ungheria.
I magiari da molti anni sono governati da Orban, noto per avere idee nettamente contrapposte a quelle di quell'Occidente che ambirebbe a definirsi democratico, ed essere entrato in conflitto con l'UE. Il presidente ungherese contrasta fortemente l'immigrazione clandestina, ha un'idea conservatrice della società, non è acriticamente filorusso (tutt'altro) ma nella vicenda ucraina ha chiaramente compreso che gli Stati Uniti vogliono usare l'Europa come Bancomat e quindi ha votato contro l'invio di aiuti a Zelensky. In quanto tale, la sua grave colpa è proprio questa: non voler obbedire agli ordini dei veri padroni dell'Europa.

La vicenda di Ilaria Salis è collegata ad Orban? Chissà. Certamente è singolare il tempismo con cui questa vicenda compaia nei giornali di tutto il mondo, proprio nei giorni in cui l'Unione Europea discute l'approvazione del bilancio europeo e che questa sia l'ennesima operazione di terrorismo finanziario contro Orban. Ed è raccapricciante la facilità con cui i media ormai braccia armate delle classi dirigenti creino nuovi martiri e nuovi eroi, contro chiunque mostri di voler opporsi ad un'UE ormai diventata un pericoloso totalitarismo.
Ma è un'arma scarica. Ormai esiste una parte di mondo che se anche si scoprisse che Orban ha costruito camere a gas contro gli oppositori politici, starebbe comunque dalla sua parte.
I media hanno il solo scopo di radicalizzare chi ha già deciso di bersi le loro bugie. Chi ormai è fuori dalla bolla, sa benissimo che alle classi dirigenti di Ilaria Salis non importa nulla, se non i dividendi politici che possono derivarne.

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Le han fatto un favore: gli antifa, essendo di una crudeltà folle oltre che macabra, tendendo a PICCHIARE LA GENTE SUL CRANIO MENTRE È GIRATA, quando vanno a processo fanno le sceneggiate stile BR coi pugni chiusi e sbraitando. Insomma son sempre al limite della necessità di un TSO. Ora, in Italia fare la scimmia in tribunale se sei un antifa non fa nulla, in paesi seri sarebbe oltraggio alla corte ed aggraverebbe la tua posizione.
 

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Franco Marino
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