Se qualcuno mi chiedesse "Ma tu hai odiato Napolitano?", sarei in un certo imbarazzo. Perché la sua morte può essere valutata in due modi: il punto di vista politico e ciò che ha rappresentato. E io nei confronti di Napolitano ho sempre avuto un sostanziale disinteresse. Sul piano politico, è stato uno dei personaggi più sopravvalutati del sistema italiano, al quale si attribuiscono meriti e demeriti che, in realtà, non ha mai avuto, se non quelli rientranti nella sua peculiarità di servo qual era. Perché la sua vita è stata, nella sua banalità, perennemente in soccorso del vincitore. Fascista col fascismo, comunista e soprattutto antieuropeista quando il comunismo era - anche non andando mai al governo - il vero padrone del paese, migliorista e dunque europeista quando il comunismo iniziava a puzzare di cadavere, e infine euro-atlantista dopo che gli americani presero il controllo del paese. Uno così non è determinante mai in niente, esegue ordini altrui e basta. I servitori sono tutti così. Anche il suo ruolo nel golpe che fece fuori Berlusconi, è ampiamente sopravvalutato. Berlusconi fu fatto fuori per ordine degli americani, col supporto franco-tedesco perché altrimenti l'alternativa era fallire: Napolitano fu sostanzialmente messo alle corde. E lo stesso Berlusconi, per mancanza di coraggio, invece di fare ciò che avrebbe fatto anni dopo Erdogan in Turchia, temendo ritorsioni ai danni delle sue aziende, si dimise. Rimproverare tutte queste cose a Napolitano è come rimproverare i gerarchi nazisti che eseguivano gli ordini di Hitler: o li eseguivano o morivano. E dunque le lezioni di coraggio le accetto soltanto da chi, nella vita, ha dato prove tangibili e rintracciabili in tal senso.

Poi c'è quel che rappresentava l'ex-presidente. Che se in queste ore viene riempito di insulti e di ironie sui social - che verranno riversate anche su Mattarella, quando avverrà - c'è la possibilità che tra questi vi sia qualche troglodita svalvolante, ma dal momento che le ironie le vedo anche da persone evolute - me compreso, che non sarò Einstein ma manco l'ultimo degli imbecilli - c'è anche la possibilità che ci siano delle ragioni. Quali?
Napolitano rappresentava una classe politica di nemici del paese, di gente che da trent'anni sta vendendo il paese allo straniero. Napolitano rappresentava una classe politica che vive di privilegi, che, quando defunge, vede la propria pensione deviata non soltanto alla moglie attraverso la reversibilità inventata dal tanto deprecato fascismo, ma finanche ai figli e ai fratelli. Napolitano rappresentava un potere arrogante, settario, aggressivo, di manipolatori, di persone che col dito puntato, ogni giorno, ci dicono come dobbiamo vivere. Napolitano rappresentava un intero mondo che ha tradito il paese in tutte le circostanze in cui invece andava salvaguardato, anche se naturalmente si tenterà di far credere che sia stato il contrario, ed è esattamente questo il punto. Napolitano viene odiato come si odiano i manipolatori, quelli che, attraverso le tecniche più subdole della manipolazione, cercano di farci credere che loro siano il Bene e noi il Male. Viene odiato come si odia chi costruisce una vita fondata sull'odio per l'avversario - certo, nascosto sotto tonnellate di finta moderazione - per poi passare con l'avversario non appena il vento cambia e mettersi ad odiare chi magari si è servito per una vita intera.

Dopodiché, io non odio Napolitano, nella sua singolarità. Ho fatto un po' di battute su di lui su Facebook, ma odiarlo significherebbe provare un sentimento che riservo solo a persone importanti, che hanno un reale peso. E i servitori, anche se assurgono alle cariche più importanti, non hanno mai un vero peso. Odio questa classe politica, certo, ma in una totalità di cui Napolitano rappresenta solo una modestissima frazione. Ed è un odio di cui non ho colpa. La colpa è loro. Perché, a quelli che dicono che non bisogna odiarlo, che bisogna punire chi in queste ore lo insulta sui social, bisognerebbe poi anche avere il coraggio di dire che i figli di Napolitano - come del resto di qualsiasi parlamentare - percepiranno, senza aver fatto un giorno di Parlamento, una reversibilità filiale, che ai figli delle persone comuni è stata tolta decenni fa, oltre alla possibilità di subentrare al loro posto. Il tutto mentre ai cittadini comuni, che sono poi quelli che pagano i privilegi di questa classe politica, le pensioni sono state privatizzate, col risultato che i precari di oggi saranno la vera bomba sociale di domani, quando il 90% degli attuali politici saranno sotto terra e, a percepire queste pensioni, saranno i loro figli.
Fino a quando non si capirà che l'odio per i politici non nasce dalla cattiveria dei cittadini ma dall'ingiustizia e dalla prepotenza delle classi dirigenti, non se ne uscirà.

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Franco Marino
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