Oggi la reazione non veste più di nero o grigio-verde, predilige il vestiario casual e le tinte sgargianti, rosso compreso. Sagace e proteiforme, il reazionario a colori ha mutuato le strategie comunicative dal nemico e adopera il lessico progressivo e spigliato delle sinistre occidentali del nuovo millennio, messaggeri di morte scesi sulla terra con l'obiettivo di disgregare e non di conservare romanticamente. Le oligarchie occidentali hanno compreso che l’eversione progressista è la loro ultima ancora di salvezza. Prendiamo quella lenza di Barack Hussein Obama.
Otto anni trascorsi a bombardare civili inermi, a commissionare omicidi mirati, a sovvenzionare movimenti eversivi, ad armare tagliagole e squadroni della morte. Lo so, è l’eterno dramma del Potere, il cruccio di ogni Impero che aspira anzitutto ad preservarsi, ciononostante chi guida la nazione leader nelle pubbliche relazioni non può indossare i panni del cattivo. Allora un bel mattino il Presidente si alza, conia un hashtag paraculo (#
Loveislove), lo posta su twitter e immediatamente si becca, oltre al Nobel per la pace, l’aureola di santo protettore della comunità omosex, le nuove vacche sacre del club dei Buoni schierati dalla parte giusta della Storia. Una volta la reazione pescava malviventi e asociali vari nelle suburre per farne sordi picchiatori, mentre oggi i suoi squadristi si battono per i diritti civili e sul biglietto da visita fanno incidere a chiare lettere una serie di diciture: “filosofo del pensiero debole”, apostolo delle genti - e del Gender - smanioso di partecipare la buona novella arcobaleno alle masse, teorico dell’accoglienza, attivista per i diritti umani, volontario della ONG tal dei tali, vandalo a fin di bene. In tempi più sinceri riempiva le camere di sicurezza e inviava spioni e agenti provocatori oltrecortina con lo scopo di galvanizzare la fronda controrivoluzionaria. Oggi invece stipendia una genia di mammolette, masticabrodo, “artisti impegnati” e pornoeroine del genere Pussy Riot, le quali tra un saluto a pugno chiuso e un’intervista lacrimogena imbrattano di sterco i sagrati e le navate di chiese cattoliche e ortodosse. Sulle bocche della reazione non risuonano più concetti truci come ordine e pulizia o slogan dal forte impatto emotivo del tipo “Dio Patria e Famiglia”. In compenso abbonda il frasario nichilista del radicalismo di Bonino e Della Vedova. A suon di alleanze, rassegne stampa tossicolose, entrismo viscido e scioperi della fame, i fachiri pannelliani hanno rivoltato come un calzino la sinistra operaia. Laddove proliferavano le maestranze dalle mani callose olezzanti di grasso, oggi brulicano le variopinte drag queen con la barbetta di tre giorni. Un lavorio incessante e certosino, pietruzza dopo pietruzza, fino ad aprire una breccia nel muro di credenze e valori che giustamente separavano la Destra dalla Sinistra, divenute espressioni vacue che rimandano a una asettica localizzazione spaziale. La reazione non stimola più gli istinti bellicosi e mascolini ma si limita a sfruttare la dabbenaggine e le fragilità dell’animo umano, a sollecitare l’indignazione umanitaria di pancia, l’ecologia sotto forma di scadente letteratura bucolica e scelta di vita campestre, versione millennials dei fricchettoni che andavano in India a ritrovare se stessi. Ma cos'è di preciso questa reazione che sfratta i poveracci laddove non riesce a sgomberare gli ospiti abusivi e indesiderati dagli appartamenti, che coccola in maniera spropositata le minoranze rumorose, che si ficca in casa frotte di stranieri, che evita con cura di includere le comunità nomadi per meglio vessare gli autoctoni? Sembra quasi che vi sia una volontà deliberata di far montare il risentimento, di istigare il popolaccio. Si è mai visto un progressismo che dilata in maniera abnorme le disparità sociali? Si è mai visto un conservatorismo disposto a cancellare ogni residua impronta del costume tradizionale e a minare le libertà individuali. Abbiamo a che fare con un ibrido ripugnante e malsano, fenomeno politico inusitato. Qualunque cosa sia, la reazione non più conservatrice ma nichilista e disgregante incede inesorabile e fa letteralmente terra bruciata dell’aborrito “mondo di ieri”. Guardatevi attorno, il suo tocco malefico non risparmia nulla: stravolge l’identità sessuale e le regole riproduttive, altera l’alimentazione, guasta la salute e rottama la sanità, perverte i rapporti umani. La Bestia se ne fa un baffo dei politicanti arruffoni ansiosi di rincorrere l’opinione pubblica pasturata dai grandi menzognifici, e trionfa perché davanti a sé non trova ostacoli validi e soprattutto incontra troppi destri e sinistri pronti a servirla e riverirla, magari in nome di un malinteso senso di appartenenza. Le Meloni e i Salvini, le Schlein e i Bonaccini sono altrettante caricature ora decisioniste ora liberal, incapaci di formulare pensieri dotati di senso compiuto o di conseguire sinergie azzeccate e feconde. La reazione vince dove riesce a bandire il conflitto e a introdurre una concezione unanimista, ipocondriaca e pusillanime della vita.