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Il cosiddetto fact checking è un fenomeno che ha preso piede più o meno quattro anni fa ed è coinciso con la diffusione mondiale del famigerato Covid-19. Il termine anglofono in questione starebbe a significare un'analisi meticolosa delle notizie che circolano sul web per verificarne la presunta veridicità. E questa analisi si occupa del web poiché quest'ultimo può essere fruito da chiunque mentre i media mainstream sono appannaggio esclusivo dei sedicenti "Professionisti dell'informazione" (sic!).


Per dirla in breve: gli organi di informazione ufficiali sono molto semplicemente uno strumento nelle mani del Potere mentre le informazioni che circolano sul web sono per adesso svincolate da qualsiasi legame con i cosidetti Poteri Forti e, in virtù di ciò, potenzialmente pericolose per i padroni del Mondo.


Queste dinamiche si sono palesate nitidamente con l'inizio della pandemia da Covid sopramenzionato.


Il sottoscritto, assieme ad altri milioni di connazionali, si trovò preso alla sprovvista dall'avvento di questo misterioso e, a quanto pareva, micidiale virus.


Gli unici dati che avevamo a disposizione provenivano unicamente dall'informazione mainstream e non avevamo alcun dubbio sulla professionalità e la buona fede dei giornalisti. Neanche dei medici e dei politici. Poi, col tempo, la narrazione pandemica iniziò a mostrare delle crepe che nel giro di pochissimo tempo si trasformarono in voragini. Nel giro di pochi giorni milioni di italiani si sentirono insultati nella propria intelligenza. E vero che ce ne furono altrettanti che considerarono il ben dell'intelletto come un optional però le élite furono allarmate da tutte quelle pecore che si rifiutavano di seguire il gregge e che addirittura rischiavano di farsi seguire da altre pecore. Fu per questo che furono istituti i cosiddetti fact checkers noti anche come "cacciatori di fake news". Ovvero dei personaggi che in virtù di una loro presunta "imparzialità" avevano, e hanno tutt'oggi, il ruolo di scandagliare il mare magnum del web per conferire patenti di veridicità o di menzogna a tutte le notizie che a loro capitano a tiro. In realtà la supposta imparzialità e l'indipendenza dei fact checkers sono credibili quanto una banconota da 13 euro. Essi sono a libro paga delle multinazionali e dei burattinai globalisti e il loro ruolo è quello di silenziare la contronarrazione che induce le persone a pensare con la propria testa. Infatti i fact checkers e i loro padroni considerano il Mondo come un pianeta popolato per 9/10 da veri e propri minus habens. Ovvero individui totalmente privi di intelligenza e quindi bisognosi di essere guidati e instradati come si farebbe con bambini sottosviluppati di 2-3 anni. Il problema, come visto prima, è che davvero milioni e milioni di adulti pur istruiti e plurilaureati si sono fatti prendere per mano e introdotti in un infinito storytelling pieno di palesi menzogne che gridano vendetta al cospetto di Dio e dell'intelligenza umana.


A partire dal 2020 milioni di uomini e donne hanno creduto senza fiatare che: il Covid-19 era la peste del XXI secolo, che non esistevano cure, che l'unica soluzione era il vaccino, che il virus era mortale stando seduti ma innocuo in posizione eretta, che il vaccino era testato e sicuro, che i non vaccinati sarebbero morti tutti dopo aver infettato i vaccinati, che il vaccino non ha effetti collaterali e tutte le morti misteriose a grappolo non hanno alcuna correlazione col sacro siero. Anche se le morti riguardassero bambini e adolescenti. Va da sé che tutti coloro che hanno creduto ciecamente alla narrazione pandemica hanno creduto pure, e senza batter ciglio, che Zelensky sia un novello Churchill, che Putin sia un dittatore sanguinario, che Israele si stia difendendo dall'agressione dei palestinesi e Netanyahu sia un grande statista. E, ça vas sans dire, continuino ad odiare ferocemente Djokovic in quanto non vaccinato...


Quindi in definitiva per i datori di lavoro dei fact checkers tutti coloro che osano confutare il pensiero unico dominante sarebbero alla stregua di poveri dementi con lo scolapasta in testa. Però non si comprende un tale accanimento nei loro confronti. Infatti se qualcuno dovesse diffondere sul web la tesi per cui gli asini volino e le anguille siano provviste di zampe verrebbero sicuramente liquidati come personaggi a dir poco eccentrici e basta. Non penso che Zuckerberg & Co. si scomoderebbero per confutare queste teorie bislacche. Anche perché una fesseria rimane una fesseria a prescindere, confutandosi da sé.


Ma tutti i regimi si basano su una narrazione improntata da dogmi che nessuno deve sognarsi di confutare. E chi provasse a farlo dovrà essere prontamente stanato e neutralizzato, come abbiamo visto prima. Quindi, partendo dal presupposto che tali dogmi siano fondati sulla menzogna, non sarà difficile prendere atto che paradossalmente il Potere confermi la veridicità di certe notizie proprio nell'atto di cassarle e oscurarle.


Un esempio eclatante di queste dinamiche potrebbe essere il caso del celeberrimo Filippo Turetta, ovvero il presunto assassino della giovane Giulia Cecchettin. Infatti da un po di tempo si sta facendo strada l'ipotesi che Turetta sia egli stesso una fake news, ovvero un personaggio virtuale. Può sembrare assurdo ma da più parti hanno fatto notare che l'assassino di Giulia non è mai stato mostrato in TV, che le uniche foto che lo ritraggono siano dei fotomontaggi e che addirittura non esista un codice fiscale che gli appartenga.


Personalmente sono sempre rimasto perplesso riguardo queste teorie. Mi sono sempre parse inverosimili. Però mi è capitato di veicolare su Facebook due post riguardanti l'argomento di cui sopra.


Ebbene dopo un paio di giorni il noto social di Zuckerberg ha pensato bene di cancellarmi entrambi i post su Turetta.


E quindi ne ho automaticamente dedotto che se i fact checkers si sono accaniti su quelle notizie evidentemente non dovevano essere così campate per aria. Anzi, come detto prima, ne hanno avvalorato la veridicità. E la Verità fa male.


Caterina Caselli docet.





Alessio Paolo Morrone

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