Anche quest'anno la vigilia di Ognissanti è passata, portandosi via le intemerate e gli anatemi di molti miei contatti, virtuali e reali, contro non tanto la festività in sé, quanto la sua celebrazione hic et nunc. In genere si tratta di cattolici, che trattano la ricorrenza come qualcosa di satanico, atto ad adorare o richiamare presenze malefiche in questo mondo, oppure colpevole di mettere in ombra le nostre tradizioni a favore di una importata da un contesto protestante. Altri, in modo più laico, non si preoccupano tanto della perdita di fervore religioso, quanto del dilagare di zucche e pipistrelli come trionfo dell'americanizzazione della società italiana, vittima dell'ennesima imposizione culturale a scopo di smerciare il più possibile paccottiglia varia.

Per quanto riguarda l'aspetto religioso, non trovo molto valide le offese cattoliche alla ricorrenza. Intanto, molti, anzi, moltissimi miei contatti e non solo, hanno fatto notare come, dal Friuli alla Sicilia (ed io ci aggiungo la Sardegna) la vigilia di Ognissanti fosse celebrata con segni e modi in tutto simili ad Halloween. Il fatto che quest'ultimo sia a ridosso di una festa del tutto cristiana come il 2 novembre dovrebbe far scemare i fondamentalismi, a meno di non voler bollare come satanica anche il celebre “Dia de los muertos” messicano, pieno di scheletri e rimandi alla Morte in tutte le sue declinazioni, ma festose e colorate in funzione apotropaica. E il fatto che Halloween, che cade appena due giorni prima, affondi le sue radici nel mondo celtico, non è un fardello negativo ma anzi ci ricorda come, per millenni, la chiesa cattolica e apostolica romana abbia accolto senza problemi feste e ricorrenze di origine pagana facendole proprie, in modo da rendere il passaggio da una fede all'altra meno traumatico. Tanto più che non è credenza solo celtica, ma di molte altre tradizioni pre-cristiane europee, che in questo periodo dell'anno si apra un portale che metta in contatto il nostro mondo con quello delle forze occulte (l'altro è alla fine di aprile: la notte di Valpurga). E la chiesa di Roma, saggiamente, li ha addomesticati facendoli propri (da qui il giorno dei morti e Calendimaggio). Semmai è stato il protestantesimo, come ben fa notare qualcuno, ad introdurre il fanatismo e l'ossessione per la purezza in un mondo, quello cristiano-medievale, molto più di larghe vedute e tollerante di quanto non si creda, tant'è che la caccia alle streghe è un fenomeno soprattutto del XVII secolo, così come le isterie per il demonio e le presenze demoniache. Mentre la Chiesa cattolica le ha sempre trattate con molta cautela e ha proceduto coi piedi di piombo, tutt'ora le sette protestanti che vanno per la maggiore (ad esempio quelle dei cosiddetti “Cristiani rinati”) ne sono semplicemente entusiasti: il sottoscritto, anni fa, a Londra, per un brevissimo periodo frequentò le funzioni di due diverse congregazioni e, ve lo posso assicurare, non parlavano d'altro. Ultimamente sembra però che questa mania abbia contagiato anche la chiesa nostrana: da qualche anno i prelati romani si spendono in modo poco ragionevole nel ridicolo tentativo di demonizzare Halloween e disincentivare i fedeli all'avvicinarsi anche solo alle sue forme. A volte con effetti comici: nel mio paese il parroco ha organizzato una festa per bambini “alternativa” ad Halloween, a cui hanno partecipato ovviamente anche le mamme. Le quali, finita la festa, sono tornate a casa, hanno cambiato d'abito e truccato i figli, e le abbiamo viste la sera stessa in giro coi pargoli a chiedere “dolcetto o scherzettocasa per casa...

Tuttavia non mi importa molto l'atteggiamento delle gerarchie ecclesiastiche, sempre più lontane da quel che resta del gregge grazie anche al papato più scristianizzato degli ultimi secoli. Più interessante è la seconda analisi. Essa centra alcuni punti che inquadrano l'esportazione di Halloween in Europa continentale e in Italia nel più generale processo di “americanizzazione” delle nostre società, imponendo quanto di peggio caratterizzi la vita degli statunitensi: l'aziendalizzazione dei rapporti personali, l'individualismo contro la comunità, la competizione spietata e l'avidità contro la solidarietà e i legami familiari, il consumismo come ragione di vita e lo svilimento di tutto ciò che sia cultura, arte, e perseguimento di qualcosa come valore fine a sé stesso e non legato a mode passeggere e acquisto compulsivo. Ammetto che chi è riuscito, in pochi anni, a trasformare Halloween in una ricorrenza seguita normalmente dai più anche in Italia non l'ha certo fatto per amore delle tradizioni celtiche o perseguendo una qualche finalità esoterica, ma semmai per riempire e svuotare gli scaffali di negozi e supermercati di nuova robaccia da propinare al pubblico prima dell'abbuffata natalizia. E però neppure queste sono ragioni sufficienti a convincermi che è male agghindarmi da personaggio da film horror insieme ai bambini e portarli dai nonni a ricevere una strenna extra.

Intanto, sono un patito di cinema horror sin da quando avevo sette anni, e “Halloween” di Carpenter fu uno dei primissimi film del genere ad affascinarmi. Sin da allora amavo il Carnevale e, in genere, le occasioni in cui ci si poteva mascherare liberamente anche in pubblico. Forse ho un'anima da attore, ma l'idea di poter dismettere i panni di tutti i giorni per poter impersonare qualunque altro personaggio mi ha sempre fatto sognare. Figurarsi una festa che aveva al suo centro i temi e le atmosfere dei film preferiti. Satanismo? Andiamo, l'occulto è una cosa seria, e neppure involontariamente si può dire di servirlo senza seguire complicati riti e ripetendo una precisa simbologia. Bisogna essere un po' tocchi per credere che le frotte di bambini (e anche di adulti) che per una notte si sono divertiti vestiti da streghe e da clown assassini abbiano aumentato anche solo di un capello la presenza del Male su questa terra. Se questi censori fossero appena più acuti, si renderebbero conto che, da Gaza al Donbass, il Male fa un ottimo raccolto anche senza che nessuno intagli una zucca per metterci dentro un lumino. E quanto all'americanizzazione, è vero ed innegabile, ma esso è solo l'ultimo tassello di un processo che ci ha letteralmente svuotati sin dal primo dopoguerra, con l'invasione di musiche e di mode made in USA, e ha accelerato già nel secondo dopoguerra, per credere che, opponendosi oggi, nel 2023, ad Halloween a sud delle Alpi, si otterrebbe un risultato degno di nota. Fa ridere l'idea di chi condanna l'americanismo di una sera d'ottobre mentre l'intera società, prostituita a tal punto ai padroni d'oltreoceano da aver accettato persino la miseria, neppure discute la marea di miliardi che, un governo-fantoccio dopo l'altro, vengono donati a cause le quali, dalla prima all'ultima, dall'Ucraina all'emergenza climatica, non fanno che danneggiare irreparabilmente i nostri interessi e come popolo e come Stato ex-sovrano.

E quindi, se
semel in anno licet insanire, e se sognavo di partecipare ad una mascherata per Halloween a dieci anni, figuriamoci se mi prenderò la briga di lanciare allarmi oggi. Anche e proprio perché certe critiche sono fondate: società così marce e svuotate da prendere in pochi anni come proprie tradizioni altrui solo a scopo commerciale non vanno difese, ma anzi, meritano una spintarella.​

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Tra l'altro, ti dirò di più a margine di questo eccellente articolo. Io importerei volentieri una festa americana che mi piacerebbe che ci fosse anche in Italia, che è il Ringraziamento. Che comunque ha anche connessioni col cattolicesimo.
 

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Friedrich von Tannenberg
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