Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d'etterno consiglio,
tu se' colei che l'umana natura
nobilitasti sì, che 'l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.
Nel ventre tuo si raccese l'amore,
per lo cui caldo ne l'etterna pace
Così Dante omaggia Maria nel trentatreesimo canto del Paradiso e già solo queste brevi e dense terzine potrebbero bastare a fare comprendere l'importanza di questa creatura che, con la sua sola presenza, ha nobilitato l'umanità intera.
Ma proverò, molto più umilmente e prosaicamente, ad aggiungere qualcosa ai meravigliosi e inarrivabili versi del Sommo poeta.
Quando si arriva all'8 Dicembre, i più iniziano a fare confusione tra la nascita di Maria e quella di Gesù, cominciando a discettare, sempre con l'arroganza da semicolto, della verginità di Maria, verginità vista unicamente come condizione fisica.
Ecco, l'8 Dicembre non ha niente a che fare con questo, bensì riguarda il concepimento di Maria. Maria nasce immacolata, cioè piena di Grazia e incontaminata dal peccato. Dio la scelse quale madre di Cristo ancor prima che venisse al mondo.
Simbolicamente, Maria rappresenta l'anima che nasce e si mantiene pura.
Cos'è questa purezza? È contatto costante con Dio.
La nostra condizione umana ci immerge totalmente nel mondo, ci fa perdere nella contingenza, negli stimoli piacevoli o spiacevoli che colpiscono i nostri sensi. Il nostro corpo, distaccato da quello delle altre persone, si presenta come un limite naturale all'unione con Dio.
Maria è la testimonianza che non è così. Anche lei era una donna, anche lei aveva un corpo, eppure è sempre stata, fin dal concepimento, ripiena della Grazia di Dio.
La Grazia non è qualcosa che si possa conquistare. Ci si può predisporre ad essa, attraverso la preghiera, la meditazione, nel percorso che ci allontana dal mondo per condurci al centro del nostro cuore, dove dimora Dio.
Non è un caso il fatto che sia una donna, l'elemento femminile, a essere piena di Grazia. Le caratteristiche del femminile sono la passività e la ricettività, la capacità di accogliere, prima nel cuore e poi nel ventre, l'amore divino.
Quando noi ci predisponiamo ad accogliere la Grazia, con cuore puro, diciamo "Sì" alla chiamata di Dio, riconosciamo la sua presenza in noi.
E Maria è maestra di questo; ci indica costantemente, con la sua sola presenza, l'intima identità tra uomo e Dio.
E quando Maria è completamente colma di Dio, ne viene fecondata e può dare alla luce la Luce stessa, si fa amore dell'Amore puro, allo stesso tempo figlia, sposa e Madre di Dio.
Maria è la donna che contiene il divino e indica, a noi che siamo i suoi figli, la strada per raggiungere la sua stessa condizione e arrivare, tramite essa, al Figlio. Una strada fatta di umiltà, della capacità di mettere da parte la volontà personale, il desiderio personale, per abbracciare il Sia fatta la Tua volontà; una strada dominata dall'Amore, che partorisce l'Amore stesso.
Quando noi preghiamo, magari recitiamo il Rosario, quando noi meditiamo, siamo come Maria, ci predisponiamo alla sua stessa apertura. Apriamo il cuore affinché Dio possa riempirlo, ci svuotiamo di ego affinché rimanga il vuoto utile ad accogliere la pienezza della Grazia divina.
E questa pienezza ci feconda, ci predispone a "dare frutto".
Che significa dare frutto? Maria è vergine e, nella sua verginità, che è assenza di ego, viene riempita da Dio. Ma questa pienezza non può rimanere in Maria, per questo ne viene fecondata e, da questa condizione, nascerà Gesù.
Quando noi riceviamo, per Grazia, dei doni spirituali, non possiamo tenerli per noi, perché deperirebbero e noi rimarremmo vergini, sì, ma sterili. Se non c'è la compassione a guidare il nostro cammino, l'azione di Dio non si compie nel mondo tramite noi e noi non partoriamo, non diamo frutto, non permettiamo a Dio di nascere nel nostro cuore, non consentiamo al Natale di arrivare e di illuminarci con la sua luce di eternità.
Buona festa dell'Immacolata, amici, e che Maria possa condurvi all'eterno Natale del cuore!
umile e alta più che creatura,
termine fisso d'etterno consiglio,
tu se' colei che l'umana natura
nobilitasti sì, che 'l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.
Nel ventre tuo si raccese l'amore,
per lo cui caldo ne l'etterna pace
così è germinato questo fiore.
Così Dante omaggia Maria nel trentatreesimo canto del Paradiso e già solo queste brevi e dense terzine potrebbero bastare a fare comprendere l'importanza di questa creatura che, con la sua sola presenza, ha nobilitato l'umanità intera.
Ma proverò, molto più umilmente e prosaicamente, ad aggiungere qualcosa ai meravigliosi e inarrivabili versi del Sommo poeta.
Quando si arriva all'8 Dicembre, i più iniziano a fare confusione tra la nascita di Maria e quella di Gesù, cominciando a discettare, sempre con l'arroganza da semicolto, della verginità di Maria, verginità vista unicamente come condizione fisica.
Ecco, l'8 Dicembre non ha niente a che fare con questo, bensì riguarda il concepimento di Maria. Maria nasce immacolata, cioè piena di Grazia e incontaminata dal peccato. Dio la scelse quale madre di Cristo ancor prima che venisse al mondo.
Simbolicamente, Maria rappresenta l'anima che nasce e si mantiene pura.
Cos'è questa purezza? È contatto costante con Dio.
La nostra condizione umana ci immerge totalmente nel mondo, ci fa perdere nella contingenza, negli stimoli piacevoli o spiacevoli che colpiscono i nostri sensi. Il nostro corpo, distaccato da quello delle altre persone, si presenta come un limite naturale all'unione con Dio.
Maria è la testimonianza che non è così. Anche lei era una donna, anche lei aveva un corpo, eppure è sempre stata, fin dal concepimento, ripiena della Grazia di Dio.
La Grazia non è qualcosa che si possa conquistare. Ci si può predisporre ad essa, attraverso la preghiera, la meditazione, nel percorso che ci allontana dal mondo per condurci al centro del nostro cuore, dove dimora Dio.
Non è un caso il fatto che sia una donna, l'elemento femminile, a essere piena di Grazia. Le caratteristiche del femminile sono la passività e la ricettività, la capacità di accogliere, prima nel cuore e poi nel ventre, l'amore divino.
Quando noi ci predisponiamo ad accogliere la Grazia, con cuore puro, diciamo "Sì" alla chiamata di Dio, riconosciamo la sua presenza in noi.
E Maria è maestra di questo; ci indica costantemente, con la sua sola presenza, l'intima identità tra uomo e Dio.
E quando Maria è completamente colma di Dio, ne viene fecondata e può dare alla luce la Luce stessa, si fa amore dell'Amore puro, allo stesso tempo figlia, sposa e Madre di Dio.
Maria è la donna che contiene il divino e indica, a noi che siamo i suoi figli, la strada per raggiungere la sua stessa condizione e arrivare, tramite essa, al Figlio. Una strada fatta di umiltà, della capacità di mettere da parte la volontà personale, il desiderio personale, per abbracciare il Sia fatta la Tua volontà; una strada dominata dall'Amore, che partorisce l'Amore stesso.
Quando noi preghiamo, magari recitiamo il Rosario, quando noi meditiamo, siamo come Maria, ci predisponiamo alla sua stessa apertura. Apriamo il cuore affinché Dio possa riempirlo, ci svuotiamo di ego affinché rimanga il vuoto utile ad accogliere la pienezza della Grazia divina.
E questa pienezza ci feconda, ci predispone a "dare frutto".
Che significa dare frutto? Maria è vergine e, nella sua verginità, che è assenza di ego, viene riempita da Dio. Ma questa pienezza non può rimanere in Maria, per questo ne viene fecondata e, da questa condizione, nascerà Gesù.
Quando noi riceviamo, per Grazia, dei doni spirituali, non possiamo tenerli per noi, perché deperirebbero e noi rimarremmo vergini, sì, ma sterili. Se non c'è la compassione a guidare il nostro cammino, l'azione di Dio non si compie nel mondo tramite noi e noi non partoriamo, non diamo frutto, non permettiamo a Dio di nascere nel nostro cuore, non consentiamo al Natale di arrivare e di illuminarci con la sua luce di eternità.
Buona festa dell'Immacolata, amici, e che Maria possa condurvi all'eterno Natale del cuore!