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Il forum dei patrioti italiani

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La particolarità della nostra mente è di averci donato l'accesso a un piano simbolico: quello del linguaggio, della narrazione, delle idee; se volessimo trovare un qualche fondamento al binomio natura-cultura (non necessariamente questo è reale o universale, abbiamo i presupposti per pensarlo come caratteristico del solo pensiero europeo) probabilmente andrebbe cercato in questo piano.
Semplificando molto a fini comunicativi -> "culturale" è tutto ciò che non è universale, cioè condiviso da tutti gli individui della specie: tutti gli adattamenti all'ambiente che sono tipici di un determinato gruppo in un certo contesto geostorico. "Culturale" distingue tutto ciò che è fatto, prodotto e pensato dall'uomo, da tutto ciò che lo precede (nella tradizione europea: "il creato").
Mentre conosciamo il ruolo dell'evoluzione biologica e quindi della trasmissione genetica, più ambiguo il dibattito in ambito antropologico.
Per iniziare, come detto sopra, "cultura" è termine ambiguo, portatore di impliciti valori coloniali (ancora più famigerato il termine "civiltà"); questa ambiguità semantica, rende complesso definire il concetto di "evoluzione culturale".
Sembra, quindi, necessario uscire da certe durezze terminologiche (che fanno parte della "cultura" del nostro tempo, ma che a dispetto delle aspettative ideologiche universali, non sono un bagaglio comune di tutta l'umanità).
Quando uso il termine "cultura" intendo l'insieme di pratiche materiali e immateriali di un determinato gruppo in un contesto specifico, che permettono a questo gruppo di auto-identificarsi all'interno (senso di appartenenza) e di aver un qualche riconoscimento di comunità all'esterno (identità/identificazione).
E' una formula vaga, non accademica, ma senza dubbio comprensibile a chiunque.
In questo calderone in "cultura" ricadono TUTTI gli aspetti di una comunità: religioni, usi e costumi, abiti, abitudini alimentari, gradi di parentela, tabù sessuali, contraccettivi, gestione della malattia mentale, pratiche di cura, miti, letteratura, modi di defecare o drogarsi, il vasellame, animali domestici, strutture economiche e di potere, ecc.
La cultura, per avere un qualche senso, deve quindi avere una durata sincronica (essere condivisa allo stesso tempo dagli stessi individui) e, per sopravvivere, diacronica (essere condivisa in momenti diversi dagli antenati e dai discendenti di una certo gruppo), spetterà a questi individui selezionare gli aspetti più idonei del vecchio bagaglio "culturale" e trasmetterlo alle generazioni successive permettendo la sopravvivenza del gruppo (scrivere col calamaio o saper fare finestre gotiche oggi ha poco senso, ma tutti siamo contenti di imparare le ricette della nonna).
Uno degli aspetti poco considerati di solito nella trasmissione tanto biologica, quanto culturale è il passaggio orizzontale.
Deleuze gli dedica pagine e pagine, come riprova del suo rizoma (esagerando).
Nell'approccio storico-antropologico dedichiamo ancora poco tempo alla trasmissione orizzontale (esempio: il Cristo nero guatemalteco nato per probabili adattamenti dei culti nativi alle icone del cristianesimo, finì anche per viaggiare e giungere nelle Filippine sempre attraverso il colonialismo spagnolo).
Un elemento precedente si mescola col nuovo, sopravvive e anzi nella sua nuova forma, viaggia, solca un'oceano e spopola in un contesto diverso.
Questo meccanismo cosa ci dice sugli imperatori romani che adottavano uomini adulti? Sugli imprenditori senza figli in Giappone che adottavano i dipendenti meritevoli? O sulla scelta di alcuni personaggi dei poemi classici indiani di crescere i figli degli Dei come fossero propri? O su una Lupa cha adotta due gemelli? O il piccolo Mowgli? O sulla più comune adozione, al punto da comparire persino in "Il Padrino" col personaggio di Tom?
Mi sono spesso chiesto quale fosse il meccanismo biologico dietro comportamenti o strutture narrative simili.
Forse nella nostra specie lasciare un retaggio culturale è altrettanto importante di un retaggio biologico?
Rimane il problema di capire come misurare qualcosa di così scivoloso.
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G
Che bell'articolo! E che interessante. Credo che tu abbia ragione, secondo me l'uomo (azz....inteso in senso di essere vivente😄) desidera di più tramandare la propria esperienza tramite la progenie che non la progenie solo in senso biologico di continuità fisiologica
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