Negazionismo è una parola il cui significato - almeno stando a ciò che ci è stato insegnato - rimanda a tetre teorie, tra cui l'inesistenza dell'Olocausto. In sostanza, per il negazionista, l'Olocausto non è mai esistito - o se è esistito, è stato quantomeno gonfiato nelle proporzioni - e, in quanto tale, è un'invenzione degli ebrei per ottenere, come risarcimento morale, una patria alla quale altrimenti non avrebbero avuto diritto.
Ci sono moltissimi motivi per pensare che i negazionisti abbiano torto. A partire dalle testimonianze di coloro che sono ancora in vita, che, per fortuna, non sono tutti come la Segre. Tra l'altro, anche chi scrive ha avuto un parente deportato ad Auschwitz (senza peraltro essere ebreo) e vissuto sufficientemente a lungo da conoscermi in età da ragione e poter raccontarmi cosa fosse. Ecco, il mio prozio non aveva l'aria di essere un agente del Mossad o della CIA o, se lo fosse, diciamo che lo nascondeva molto bene. In più, ho moltissimi amici ebrei anche di una certa età, per nulla rientranti nella macchietta diffusa da un certo sionismo all'amatriciana, ossia dell'ebreo e dell'israeliano fantocci del politicamente corretto e dell'americanismo sempre e comunque. Basterebbe farsi un giro in un quartiere ebraico italiano o parlare con qualche israeliano - e io ne conosco tanti - per scoprire che molti di loro non solo sono più di destra di quanto lo sia un fascista, non solo ne hanno le palle piene degli americani, ma alcuni di loro trovano demenziale il comportamento di alcuni ebrei cosiddetti VIP.
In sostanza, non ho mai dubitato dell'Olocausto, ma non ho avuto bisogno di avere il gerarca mediatico col taglietto sul prepuzio che mi imponesse di crederci, pena la galera senza processo: mi basta riporre fiducia in quegli ebrei che in questi anni mi hanno onorato della loro amicizia. Il fatto è che se c'è chi non ci crede, la cosa peggiore che si potrebbe fare è impedirgli di dubitare di quell'evento. Una verità evidente non ha bisogno di urlare per imporsi. E non serve a nulla vietare di dubitarne perché tutto ciò che accade quando si obbligano le persone a credere a qualcosa, soprattutto quando ad imporla è qualcuno abituato a mentire, è che molti in tutta risposta inizieranno a dubitare.

L'emergenza covid ha inaugurato una nuova categoria: i negazionisti del virus e dell'efficacia del vaccino, i quali sono stati sottoposti ad una delle più violente macchine del fango che la storia ricordi. A partire dal termine "negazionisti", il cui uso e abuso serviva ad equipararci agli antisemiti, in modo da promuovere l'automatismo che chi non si vaccina voglia bruciare gli ebrei nei forni. Noi che non abbiamo creduto alla narrazione ufficiale, ci siamo beccati in ordine sparso dei "ladri", dei "criminali", dei "parassiti", dei "figli di Putin", dei "disinformatori", dei "terroristi", è stato proposto di intubarci e di farci morire sparando ossigeno nei tubi, di lasciarci morire, di venire a prenderci per il collo (suggerimento dell'ultima martire della RAI, Lucia Annunziata) ed altre carinerie, la più lieve delle quali è stata quella che siamo dei ritardati mentali. Domanda: credete che questo abbia cambiato di una virgola la scelta da parte nostra di non vaccinarci e di non credere ad una parola di tutta questa storia? Nel mio caso, essendo tra costoro, quanto sopra mi ha soltanto confermato che ho fatto bene ad affrontare il tutto come l'ho affrontato. E dopo che un'alluvione di fatto ha smentito tutte le imbecillità raccontateci sulla siccità e sono arrivati nuovi esperti a suggerirci che la colpa è della nostra auto al metano e delle nostre case - tradotto, a breve arrivano altri pretesti per toglierci diritti e denari - ecco che arriva la nuova proposta da parte di Domani, il giornale di De Benedetti: far diventare reato il negazionismo climatico, cioè mettere autoritativamente a tacere qualsiasi voce che osi dissentire.

A prescindere dalle deliranti tesi dell'articolo di Pellegrino, sembra che nessuno di questi signori si renda conto che la crisi netta e marcata tra le classi dirigenti e una parte sempre crescente di gente comune, è tale che basta che i giornali dicano una cosa che la gente li legga e abbia cura di pensarla e di fare l'esatto opposto. E' ovvio che questa sia una situazione potenzialmente pericolosa ma pensare che questa frattura si ricomponga a colpi di reati di opinione significa non aver capito nulla del perché siamo in questa situazione.
La gente non è che non creda più alla scienza, agli uragani, alla siccità, all'Euro. La gente non crede più a chi oggi detiene il potere e amministra questi rami del sapere, col risultato che si rischia di ottenere, ampliando il ventaglio di verità da non negare per legge, di mettere in discussione anche quei negazionismi oggettivamente sbagliati che nessuno prima di questi anni, salvo pochissimi, avrebbe messo in dubbio.
Se chi amministra le verità ufficiali nel frattempo manda alla fame un intero paese, il risultato è che un giorno arrivi qualcuno che dica alla gente "Questi signori che vogliono imporvi come dovete pensarla, sono gli stessi che vi stanno mandando alla fame. A proposito di negazionismi, volete vedere che Hitler non avesse tutti i torti sugli ebrei?". Col risultato che la gente gli consegnerà il potere di cui abuserà. Come già accaduto altre volte.

Pensare di riportare a casa una moglie che se ne va perché le avete raccontato troppe bugie, perché l'avete picchiata, perché l'avete tenuta alla fame, non è una cosa che otterrete minacciandola o facendola sentire una stronza, anzi al contrario otterrete soltanto di peggiorare la situazione. Parimenti, una democrazia che pretenda di vietare lo scorgimento delle proprie contraddizioni da parte della coscienza critica dei cittadini, minacciando galere o contravvenzioni, otterrà semplicemente il risultato che i cittadini dubiteranno di tutto, anche che il cielo sia davvero azzurro: qualcuno penserà che sia un complotto di De Laurentiis per far diventare tutti quanti tifosi del Napoli.

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Franco Marino
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