Il titolo potrebbe dare l'idea di parlare della vicenda della penalizzazione della Juve, invece non è questo o perlomeno non solo. A questo aspetto dedicherò un paio di righe, anche perché non ho alcuna intenzione di infilarmi nel ginepraio dove ruzzolano il vittimismo juventino e il lamentelismo dei discorsi da bettola come "laiuverubba", dove imperano il garantismo peloso dei teorici del "tutti colpevole e dunque nessuno innocente" e il giustizialismo dei fan di una giustizia sportiva sommaria che c'è da gioire che per fortuna non coincida minimamente con quella penale o civile, né tantomeno so dove inizia e dove finisce la credibilità della tesi di chi sostiene che questa sia una guerra interna alla famiglia Agnelli. Tutto questo occuperà le tribune delle stampe per mesi e possiamo dare per scontato che leggeremo le solite bubbole da parte dell'una e dell'altra parte, nel solco dei divisivi media italiani, rischiando di smarrire il reale tema di fondo. Quale?

Partiamo dal punto di fondo che la stampa non vuole dire, ossia che la Juventus è una società tecnicamente fallita, e non da oggi: da anni. Per cui, è del tutto verosimile che abbia adottato trucchetti contabili per nascondere agli azionisti la reale entità delle proprie condizioni economiche. Da tempo assistiamo a strane operazioni di mercato, prestiti biennali, obblighi di riscatto, scambi strani, e fondamentalmente le plusvalenze fittizie rappresentano un "utile" metodo per far apparire i bilanci delle società calcistiche migliori di quel che sono. Il punto è che la sentenza che ha penalizzato la Juventus dà per scontate una serie di cose che, sebbene il materiale probatorio a carico dei bianconeri sia molto pesante, in linea di partenza non lo sono affatto. Nulla è, infatti, più volatile della valutazione di un calciatore, tanto più che nel suo apprezzamento o deprezzamento concorrono tanti di quei fattori - come l'età, la durata contrattuale rimanente (alla fine del contratto, il giocatore va via a zero) le prestazioni etc. - che se partiamo dal presupposto che la Juventus possa aver fatto degli imbrogli in tal senso, il punto è che non è certo stata l'unica. La stragrande maggioranza delle società calcistiche, in Italia e all'estero, ricorre a trucchi contabili di questo tipo, già molti anni fa c'era stata un'inchiesta - poi arenatasi - su alcune società accusate di fare la stessa cosa. E persino quelle sane, come il Napoli, non sono esenti da qualche marachella (leggasi affare Osimhen) sebbene molto lieve e veniale. Il problema, dunque, non è se sia stato giusto punire la Juventus o soltanto la Juventus, ma cosa possa portare buona parte delle società a taroccare i bilanci, perché per quanto la persona di buonsenso dia per scontato che il fiume della virtù si perda nel mare dell'interesse, proprio per questo nessuno, sapendo che può pagarla cara, imbroglia se non è costretto dalle circostanze a farlo. Si può ridurre il tutto ad una questione morale come all'epoca di Tangentopoli quando si diceva che "i socialisti rubano" (appunto "laiuverubba") ignorando che comunisti e democristiani ricevevano sostanziosi aiuti dall'URSS e dagli Stati Uniti, ma chiunque segua assiduamente il calcio e nel contempo ha interagito col sistema politico italiano, sa che la cosa non si riduceva certo né alla Juve né ai socialisti, ma ad un sistema che obbligava chi ne faceva parte a rubare; che solo riformando nel profondo il sistema si può sperare di bonificarlo davvero; e che tanto Andrea Agnelli, quanto Moggi, quanto Craxi, quanto Forlani etc. pur essendo tutt'altro che santarellini, fondamentalmente sono capri espiatori che servono a celare disegni che, a dispetto delle apparenze, nulla avevano a che fare con la moralizzazione di un sistema, che certamente non si bonificherà soltanto con la radiazione della Juve così come il sistema italiano non si è bonificato - anzi si è incancrenito - mandando in galera la classe politica della Prima Repubblica.

Al riguardo la questione è semplice: il calcio è tecnicamente fallito, in quanto economicamente non è più sostenibile se non attraverso trucchetti contabili. Se oggi la scure creditizia si abbattesse sulle società europee, di fatto il 70-80% dei club europei sarebbe fallito. La colpa di tutto questo non è certo soltanto della Juventus che anzi, con l'iniziativa - per la verità sgangheratissima e sbagliata sotto ogni punto di vista - della Superlega, ha cercato di far capire a tutti l'entità del problema, tanto che lo stesso De Laurentiis, presidente del Napoli e dunque di una società sana, pur non condividendo l'iniziativa nel merito, l'ha ritenuta comprensibile nel metodo. Lo stesso Napoli, che in un calcio che seguisse le regole della razionalità, lotterebbe per vincere la Champions, fa invece molta fatica ad essere competitivo.
Sulle cause di questo indebitamento si potrebbe andare avanti per ore, indicando ora questa (sentenza Bosman, che riducendo a zero i parametri dei giocatori a scadenza, dà a questi ultimi un potere contrattuale assurdo che fa alzare ingaggi già alti a livelli siderali) ora quell'altra causa (svuotamento del calcio e in generale un notevole calo dell'interesse da parte soprattutto delle nuove generazioni) ma il dato di fatto è che le società non sono nelle condizioni di generare ricavi tali da tenere in piedi il sistema senza o riempirsi di debiti o fare appunto imbrogli. Naturalmente ogni spinta al cambiamento, come avviene sempre in questi casi, viene sabotata da tutti quelli che hanno interesse a tenere in piedi questa situazione e nessuno ha la possibilità di prendere impopolari ma necessari provvedimenti tali da sanare i mali del calcio italiano ed europeo. Si aspetta quindi, come sempre in questi casi, che arrivino o l'asteroide che distrugga il sistema o un evento traumatico (come fu Calciopoli e come è anche questa inchiesta) che tiri in ballo il cattivone di turno, esponendolo al pubblico ludibrio, per cambiare tutto affinché nulla cambi.

Semplicemente, siamo all'ennesima finta palingenesi, che prende di mira fatti reali ma illudendosi che i processi mediatici possano moralizzare un sistema che è marcio dalle fondamenta. Minestra già vista e stravista con Tangentopoli, Calciopoli, Plusvalenzopoli e che puntualmente illude un'opinione pubblica di moralisti che si possa lavare i peccati di un sistema facendo fuori il capro espiatorio di turno che commette l'errore di rubare ruttando e scorreggiando e sostituendolo con ladri in giacca e cravatta che sanno usare le posate e che i rutti e le scorregge vanno a farli in bagno: rubando dieci volte di più ma facendo credere alla gente che la erre moscia e la giacca siano garanzia di maggiore moralità. Niente che non si sia già visto. Niente che cambierà davvero in meglio le sorti del calcio. Del resto, vi risulta che Mani Pulite abbia cambiato in meglio la politica?

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Il finto moralismo è il male del calcio e della politica tutta per cambiare affinché nulla cambi. Pregevole analisi come poche scritte in rete o nei giornali, complimenti per me è sempre un gran piacere leggerti
 
da notare che, soprattutto alcuni giornaloni, di un gruppo facente capo alla medesima proprietà della Juventus, facciano da anni anni una campagna stampa contro questa squadra.
Perché? Cui prodest?
 
Sono d'accordo solo in parte a questo articolo perché è evidente che chiunque parli di fallimento dell’intero sistema calcio italiano sia in totale e palese malafede.
Il fallimento, qui, è tutto e soltanto della juventus intera e della sua orbita: dai dirigenti - i quali in ragione di quel malsano mantra del “vincere è l’unica cosa che conta” sono stati capaci di macchiarsi dei più beceri reati e delle più becere frodi sportive - ai giocatori - sempre troppo smemorati e ignari del fatto che la falsa testimonianza sia un reato di estrema gravità - sino ai tifosi, talebani per eccellenza incapaci di ammettere scempi, nefandezze e illeciti sportivi e financo penali.
 

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Franco Marino
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