Ognuno ha i suoi modi di passare il tempo libero. C'è chi lo impiega coltivando l'orto, chi si dedica al gioco a carte, con amici oppure al computer, chi purtroppo a tirare sassi dal cavalcavia. Il mio è quello di andare a rivedere video e audio del passato, all'insegna del "come eravamo", oppure rileggere i post che scrivevo all'inizio della mia attività come blogger, ma senza intenti nostalgici. Semplicemente capita di avere la spinta a riannodare i fili col passato che fu. E non nascondo che a volte mi capita di rivedere i talk-show del passato quando il berlusconismo era l'unica stella polare del dibattito pubblico. E la prima cosa che desolatamente penso è "quanto tempo abbiamo perso a parlare di cretinate". E questo sia da una parte che dall'altra. Da una parte noi berlusconiani abbiamo difeso un uomo che non aveva idee ma solo interessi. Dall'altra, gli antiberlusconiani hanno sfogato tutta la propria invidia sociale sul berlusconismo, ammantandola dell'illusione che la sua uscita di scena sarebbe coincisa con una nuova era per questo paese. Che poi le cose siano di gran lunga peggiorate, è una realtà che neanche il più fanatico degli antiberlusconiani può negare. Oggi tanto il berlusconismo quanto l'antiberlusconismo sono sbiaditi ricordi del tempo che fu.

Se questo si applica ad una figura, quella del Cavaliere, comunque centrale nel dibattito politico e sociale per quasi vent'anni, figuriamoci cosa si può pensare del ritorno di Fini in TV, ormai privo di poteri e di popolo, tristemente rassegnato al proprio declino, da ariete della cosiddetta "destra" a reperto del più avvilente passato. E, come molti che non si rassegnano al trascorrere del tempo, si abbarbicano pur di restaurarlo e, con esso, se stessi, Fini è tremendamente uguale a se stesso. E, a parte vederlo visivamente invecchiato, privo della voce stentorea e della scintillante dialettica che nei momenti migliori ne caratterizzava l'essenza comunicativa - ma questa sorte tocca prima o poi a tutti - ad avvilire è l'immutabilità dell'essenza dell'uomo: stessa dalemiana prosopopea e sicumera, stessa convinzione che esista una destra diversa da quella che in realtà è, stesso cerchiobottismo d'ordinanza, stessa propensione ad una finta autocritica nella quale ogni tanto l'attento osservatore coglie le tracce di un antico orgoglio di sé ("però io avevo avuto ragione"). E non avrebbe minimamente senso parlare di un uomo ormai fuori da ogni gioco politico che conti, se non fosse che l'equivoco su cui per qualche tempo l'ex leader di Alleanza Nazionale è riuscito a farsi qualche piacevole bagno caldo, risiede nello iato tra ciò che la destra e la sinistra siano e le parodie che ci sono state mostrate in questi anni. E fin quando rimanessimo sul piano squisitamente dottrinale, o meglio su cosa davvero siano la destra e cosa la sinistra, tutto sarebbe semplicissimo: destra è individuo e mercato, sinistra è statalismo e socialismo. E' così in tutto il mondo. Ma non è così in Italia, dove da ottant'anni va in atto una guerra fredda sul nulla, facendo credere che certe cose siano di destra e altre di sinistra, non tenendo conto della particolarità del sistema politico italiano, che andrò di seguito a descrivere. Fini rappresenta dunque, nella sua ormai suffragata nullità politica, un punto di partenza per avvertire amichevolmente la Meloni della fine politica che rischierebbe di fare se si dovesse far avvolgere dall'abbraccio mortale del cerchiobottismo finiano.

Dicevo della particolarità del sistema italiano. L'Italia vive, da ottant'anni, in un regime simile a quello iraniano. Non lo dico per offendere quei lettori iraniani che mi leggono ma perché questa definizione mi è stata data proprio da un mio lettore iraniano che vive in Italia e conosce ambedue i sistemi politici. L'Iran è una Repubblica Islamica basata sulla dualità tra il potere religioso, affidata alla tutela della Guida Suprema - che formalmente non dovrebbe avere alcun ruolo politico ma che, in realtà, ha un potere enorme - e il potere politico, formalmente democratico, purché non violi i principi base della Repubblica Islamica. In sostanza, il vero controllo del paese non è della politica ma delle autorità religiose, il cui compito è presidiare la natura islamica del paese.
Se si sostituiscono i poteri della Guida Suprema e del Consiglio degli Esperti, con quelli del Presidente della Repubblica e della Magistratura, l'Italia diventa praticamente l'Iran tale e quale, con l'unica differenza che mentre quel glorioso paese almeno si fa guidare dal Corano, l'Italia si fa guidare dalle scemenze del PD e delle sue propaggini. E analogamente a quello iraniano che almeno esplicita questa dualità, il sistema italiano funziona che se vince qualcuno di sgradito al Consiglio degli Esperti rappresentato da capibastone del giornalismo, del potere finanziario, e alla Guida Suprema di turno, rappresentata dal capo di questa corrente, questi viene letteralmente sabotato fino ad essere espulso.

Perché questa premessa? Perché in un terreno del genere, è ridicolo pensare che esistano una destra e una sinistra. E dal momento che da ottant'anni il nostro è un paese che perdendo malamente la guerra si è visto sottrarre la propria effettiva sovranità, al potere non esistono una sinistra e una destra, bensì una finta contrapposizione tra il concetto di sinistra e di destra, con la finta sinistra che governa e la finta destra che fa, come tutto il postfascismo (istituzionale ed extraparlamentare) da puro e semplice "contenitore del malcontento". Gatekeeper, come va di moda dire oggi. Lo stesso Movimento Sociale, da cui nasce Fini, sebbene fosse un partito fascista e dunque, secondo la Costituzione, andasse sciolto, in realtà fu ampiamente tollerato nella misura in cui si limitasse ad essere, alla bisogna, funzionale sia agli interessi del PCI che a quelli della DC. Per tutto il resto, in Italia si è sempre e solo avuto un'unica e monolitica visione del mondo, solo in apparenza basata su una contrapposizione ideologica (DC e PCI in apparenza si contrapponevano, nella sostanza governavano assieme) la cui natura vessatoria ha formato quella sacca indistinta ribellante che di volta in volta è stata canalizzata ora a sinistra (Craxi) ora a destra (Berlusconi) e sulla cui base si è formato un ceto medio in realtà destinato ad essere liquidato qualora la guerra fredda fosse finita. Fino a quel momento, l'Italia poteva permettersi un socialismo anticomunista e un capitalismo italiano, non ostili agli americani - Craxi in linea di partenza non era certamente antiatlantista, tutt'altro, e il berlusconismo ha coinciso con l'avvio della penetrazione della cultura americana in Italia - ma certamente non subordinati. Crollata l'URSS, gli Stati Uniti dal 1992 con l'avvio dell'era clintoniana, hanno iniziato la liquidazione di tutti i ceti medi europei, imponendo la propria agenda progressista, basata sull'estremismo ecologista, multiculturalista, genderista e via discorrendo.

Il fatto che il socialismo liberale e il capitalismo berlusconiano siano stati entrambi perseguitati dallo status quo, ha dato luogo all'equivoco per cui oggi i craxiani stanno con Berlusconi e che questa sia la destra e non invece il matrimonio di interesse tra sacche di interesse perseguitati dalla cosiddetta sinistra, da colpire attraverso quella stessa omologazione che oggi Fini persegue, definendola "buona destra". Per cui quando l'ex-leader di AN dice che "la destra dovrebbe essere così e dovrebbe essere cosà" - mostrando di non aver capito nulla né delle ragioni del proprio fallimento politico né di come le cose siano cambiate da quando di fatto si è ritirato - non fa altro che affermare i capisaldi del neosocialismo internazionale a guida Washington, il cui unico obiettivo è la destrutturazione di qualsiasi forma di aggregazione di pensiero non allineata ai dogmi del Partito Democratico americano. La destra che vorrebbe Fini, la famosa "destra normale" ma sarebbe meglio dire "normalizzata" (aggiungendo poi "dalla sinistra") è sempre e soltanto stata e sempre sarà una delle tante quinte colonne della "finta sinistra", che la "finta destra" nelle sue varie e progressive declinazioni, fingendo di combatterla, in realtà ha sempre legittimato.
Esiste un ceto dominante impropriamente chiamato sinistra e, specularmente a tale improprietà, esiste un'opposizione impropriamente chiamata destra. Su questa contrapposizione si è fondata la reale entità della guerra civile italiana negli ultimi ottant'anni. C'è chi ha tentato di rappresentarla più (Salvini, Berlusconi) o meno (Craxi, Andreotti) maldestramente. O più o meno sinceramente. E c'è chi, di volta in volta, richiamandosi a qualcosa che non esiste, ovviamente ha fatto riferimento anche ad lettori ed elettori che non esistono. L'Italia ha avuto due "campioni" di questo equivoco. Montanelli e Fini. Entrambi, per vanità o (prevedibilmente errato) calcolo politico, si sono ribellati al proprio popolo. Entrambi hanno, ambiguamente, finto di essere da una parte per pettinare le ragioni dell'altra. Il primo fondò un giornale antiberlusconiano per poi chiudere dopo un anno. Il secondo ha fondato un partito antiberlusconiano per poi sparire dal Parlamento.
Esempi dai quali è bene che Giorgia Meloni si tenga lontana.

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Mi piace il paragone con l'Iran dove ho lavorato e soggiornato, dove ho lavorato bene e altrettanto bene ho soggiornato. Come in Russia, come in Cina, come in Libia paesi definiti "totalitari" vero ma dove le regole sono ben chiare, precise per cui sai cosa fare e cosa non fare. Dove persino le bustarelle sono regolamentate, non come in Italia che non sai mai quanto spendi e a chi darle perché come hai ben scritto c'é un'ambigua connivenza tra finti partiti. Come la finta libertà delle ragazze di girare col culo fuori, ciò che in Iran é proibito, e la libertà di essere violentate, ciò che in Iran prevede la pena di morte. La Giorgia é unə politicə (😆😆😆) tra lə più navigatə (😆😆). Probabile che ce la faccia a mettere un pò di ordine e disciplina. In quanto a Fini....é stato tirato fuori dal cappello dai sinistri ma ne é uscito un ratto non un coniglio.
 
La multiforme destra italiana è affetta da un lancinante complesso di inferiorità. Civettare con la sinistra sembra essere il destino - più o meno manifesto - di molti destrorsi. Argomento da approfondire.
 

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Franco Marino
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