La grande presa in giro della cattura di Matteo Messina Denaro dopo trent'anni di latitanza non inganna più nessuno. Che tra la mafia e lo Stato italiano vi siano legami è quantomeno ovvio. Sappiamo tutti che Napolitano distrusse intercettazioni compromettenti. Tutti sanno chi sono i veri mandanti delle stragi di Capaci e Via D'Amelio e le lacrime di coccodrillo versate sulle tombe degli eroi non ingannano più nessuno e tutti possono ora trovare sul web testimonianze di tutta la merda gettata su Falcone quando era vivo. Ogni tanto ti prendono un Provenzano o un Messina Denaro giusto per gettare un po' di fumo sugli occhi.
Ma possiamo andare oltre e dire che non è solo una questione di Stato italiano infiltrato e marcio sino alle radici, ma è anche il fatto che lo Stato è un'entità molto simile alla mafia come funzionamento.
Ricordiamo nel film "Il Padrino" un dialogo tra Michael Corleone e la moglie americana Kay. Lui dice che in fondo suo padre è un uomo di potere come tanti altri. Lei ribatte "Come sei ingenuo, i presidenti non fanno uccidere le persone". E Michael "Chi è più ingenuo, Kay?". Se, come ai tempi del fascismo, viene condotta una lotta serrata contro la mafia non è perché il regime sia buono, ma perché lo Stato non vuole "concorrenza". Il manganello e l'olio di ricino non differiscono dalla testa di cavallo nel letto.
Cos'è stato il ricatto vaccinale se non qualcosa di mafioso? Ma anche lo stesso strangolamento fiscale (senza peraltro la restituzione in servizi ma l'arricchimento personale dei burocrati di Stato) ha molto del "pizzo".
E notiamo come in politica vengano demonizzati quei presidenti che sono anche imprenditori privati: Silvio Berlusconi prima che si adeguasse al sistema (probabilmente dopo minacce "mafiose") e Donald Trump. Quale la loro colpa? Essere uomini che si sono arricchiti da soli, non parte del circuito statale. In particolare in Italia la demonizzazione della partita iva e lo schiacciarla sotto una montagna di gabelle segue una logica mafiosa: non bisogna dare alle persone la possibilità di essere indipendenti. Queste persone che hanno una forza economica che li rende meno ricattabili sono viste come un pericolo e allora bisogna riempire la testa della gente con cagate contro il ricco. Simile anche il rapporto con la Chiesa: lo Stato malsopporta la coabitazione con l'unica istituzione che ha il potere di controbilanciare e allora si parte con la demonizzazione della Chiesa non apertamente ma a mezzo stampa. Una differenza: alla Chiesa come all'imprenditore privato i soldi scelgo io se darglieli o meno, lo Stato, come la mafia, me li estorce con la violenza.
Il PD in Emilia Romagna e Toscana ha costruito una rete tale per cui se non sei dei loro non lavori, diventi un paria. Una logica estremamente vicina a quella della mafia.
Poi ci sono i casi più eclatanti: la Clinton che minaccia di "suicidio" Elon Musk o Putin che liquida qualche oligarca scomodo (par condicio così non scontentiamo nessuno). Questi sono i casi in cui lo Stato mostra apertamente quella faccia descritta da Michael Corleone all'ingenua mogliettina americana.
Ma tante, tante piccole cose denotano l'analogia dei metodi. Anche solo l'uso facile della querela verso i giornalisti che osano dire parole scomode, obbligarli all'applauso come usava Draghi.
Hanno arrestato Matteo Messina Denaro. Per carità, va benissimo, non sono un fan. Ma non raccontatemi più la favoletta dello Stato buono contro la mafia cattiva. Alla propaganda non ci credo più

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Andrea Sartori
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