"Politicamente sono un anarchico (inteso filosoficamente, non nel senso di uomini con la barba che tirano le bombe) ma se dovessi scegliere una forma di governo, allora opterei per la monarchia".
Questo scriveva il professor Tolkien in una lettera e, francamente, condivido in toto la posizione politica. Sono un anarchico che prima del 2020 aveva ben poca fiducia nella politica e nelle istituzioni. Ora nessuna. Attenzione, non solo quella italiana o occidentale: non ritengo umanamente un Putin migliore di Biden o Zelensky: più intelligente, ma criminale come loro. Certo che don Vito Corleone è più "figo" e carismatico di Genny Savastano, ma è pur sempre un delinquente.
E pare un controsenso che allora dica: se proprio devo scegliere, vada per la monarchia. E questa mia scelta è comune a molti "anarchici conservatori". Ho citato Tolkien, ma Guareschi era uguale: anarcomonarchico.
E per questo non mi unisco al coro di chi esulta per il libro di Harry che mette in piazza i "panni sporchi" della corona britannica. Come non mi sono unito al coro di chi ha esultato per la morte di Elisabetta II, una donna che comunque ha rappresentato la dignità di un'istituzione che risale al 1066.
Perché questo? Ora, a scanso di equivoci, è ovvio che la monarchia non è "perfetta" e ci sono stati tiranni e pessimi re (i Savoia ne sono un triste esempio) ma la monarchia specie se consolidata non vede la ricerca del potere ad ogni costo.
Mia moglie si autodefinisce zarista pur essendo moderatamente antiputiniana. Ma come, sei zarista e non ti piace lo Zar? Non è uno Zar perché lui il potere l'ha ricercato: è un bonapartista. Lo Zar si sente "responsabile" verso il suo popolo perché quel potere non l'ha cercato, l'ha ereditato ed ha avuto un'educazione volta a sapere cosa significhi essere re, il bonapartista vede popolo e Nazione come giocattoli per la sua ambizione: perché prima di ereditare il potere si riceve un'educazione a cosa è il potere, che è responsabilità: i capi di Stato moderni vogliono il potere senza essere educati al potere. In una monarchia vera il monarca si spoglia della sua persona e diventa il suo Paese. Un "dittatore" in senso moderno fa il percorso inverso, ovvero spoglia il suo Paese della sua identità facendolo identificare con la sua persona. Non è un caso che i pochi uomini politici che siano stati anche grandi esseri umani o addirittura santi (Ashoka il Grande, Leonida I di Sparta, Antonino Pio, Marco Aurelio, San Luigi IX di Francia) siano stati monarchi. Perché quel potere non è cercato, e si è consapevoli che tu sei mortale, e rappresenti solo temporaneamente il tuo popolo e scettro e corona passerano ad un altro: il bonapartista che fa sì che la sua persona diventi lo Stato subordina tutto a se stesso e dopo di lui, il nulla.
Poi ripetiamo è ovvio che la monarchia non sia esente da errori e smanie di potere perché il potere è potere (infatti per noialtri resta l'opzione meno peggio solo perché l'anarchia "ordre sans le pouvoir" resta al momento utopistica), ma ha una serie di anticorpi tra i quali l'ereditarietà che prescinde dalle lotte di potere che non sono da sottovalutare.
Inoltre il monarca, a differenza di un presidente, non ha ideologia politica. Un presidente anche eletto a maggioranza sarà sempre divisivo perché rappresenta l'ideologia politica di un partito. In Italia i presidenti della Repubblica, che hanno molte caratteristiche monarchiche (in particolare gli ultimi due), arrivano comunque da storie partitiche e ideologiche che saranno per forza divisive. Un re no. "Tu sarai la terra e la terra sarai tu" dice Merlino (Nigel Williamson) ad Artù (Nigel Terry) in quello splendido film che è "Excalibur" di John Boorman.
Poi ovviamente in tutto questo c'è molto astio anti-britannico. L'Impero Britannico è stato un impero, con le luci e le ombre di ogni impero. L'Impero Romano non è stato meno spietato nel crocifiggere e strangolare di tasse (basta una lettura dei Vangeli per sincerarsene) e così l'Impero Russo. E come l'Impero Romano ha anche le sue luci negli acquedotti e nel diritto, va detto che gli inglesi contrastarono la tratta degli schiavi praticata dagli arabi e dai coloni americani e i roghi delle vedove indù. Se vedi gli inglesi come nemici, allora va bene, se però bisogna giudicare obiettivamente Londra non ha meno luci e ombre di Roma e Mosca, imperi che piacciono molto ai sovranisti.

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Andrea Sartori
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